La felicità non è un diritto, è un colpo di culo. ‘Tutto il mio folle amore’ di Gabriele Salvatores

La felicità non è un diritto, è un colpo di culo. ‘Tutto il mio folle amore’ di Gabriele Salvatores

@ Loredana Pitino (28-10-2019)

Il film, presentato fuori concorso alla 76. Mostra del Cinema di Venezia, è liberamente ispirato al romanzo Se ti abbraccio non aver paura, di Fulvio Ervas, che racconta il vero viaggio in camper fatto da un padre, Andrea e di suo figlio Antonello, ragazzo diverso, ragazzo autistico. Gabriele Salvatores è tornato al suo genere preferito e meglio riuscito: la storia on the road, il viaggio di formazione; genere che con Mediterraneo lo ha portato all’Oscar e che ha più volte ripreso, per esempio in Puerto Escondido o Marrakech expressLa sua grande capacità di interpretare il naturale bisogno dell’uomo di cercare se stesso attraverso il viaggio, gli incontri, la scoperta di luoghi esotici e diversi, la fuga e la ricerca, si trovano anche in questo film che non parte certo da un’idea originale nel cinema (Rain man o Le chiavi di casa raccontano una vicenda molto simile), ma che qui viene trasfigurata dall’alone poetico della musica che accompagna tutta la vicenda, diventando un personaggio comprimario.

Quattro personaggi si muovono – è proprio il caso di dirlo – nel racconto di questa storia dolorosa dove il dolore non trova spazio di rappresentazione. Il padre, Willy (Claudio Santamaria), cantante sgangherato costretto ad improbabili esibizioni nei Balcani per sopravvivere, il figlio adolescente (Giulio Pranno), Vincent, affetto da autismo ma entusiasta della vita, la madre Elena (Valeria Golino), la nuotatrice indolente che vive la difficile quotidianità della cura di un figlio malato, il compagno di lei, Mario (Diego Abatantuono), uomo buono, generoso, teneramente innamorato di Elena e sinceramente affezionato a Willy. Nella sua totale inconsapevolezza, Willy fugge da casa per seguire il padre visto per la prima volta all’età di sedici anni. Da qui comincia il viaggio verso terre selvagge, etniche, colorate e pittoresche e la ricerca di un rapporto tra padre e figlio e tra figlio e padre. Molte situazioni poco credibili (nella sceneggiatura si annidano varie ingenuità) sono lo spunto per poter costruire un rapporto nuovo e sorprendente per due persone che devono conoscersi ed amarsi. Le dinamiche psicologiche di questa scoperta sono manifeste attraverso un gioco di sguardi in cui Santamaria e il giovane esordiente Giulio Pranno dimostrano la loro bravura.

Pregio autentico del film è la delicatezza con cui Salvatores ha trattato il tema della malattia: nessun pietismo, nessun effetto strappa-lacrime, soltanto tenerezza e una leggera gestualità pulita e lineare affidata alla bravura (collaudata) di Santamaria che ha potuto anche cantare davvero, dovendo calarsi nel ruolo del “Modugno della Dalmazia”, e di un giovane attore esordiente al cinema, dai lineamenti delicati e belli, naturale e dolcissimo in un ruolo difficile che poteva facilmente essere trasformato in una caricatura. Abatantuono, sempre a suo agio nelle storie di Salvatores, interpreta il ruolo di un patrigno innamorato, capace anche di un grosso sacrificio per la felicità delle persone che ama. Valeria Golino, di nuovo dopo Rain Man, alle prese con l’autismo, stavolta nel ruolo di madre non dolorosa ma neanche troppo convincente.

La musica accompagna tutto il racconto, a cominciare dal nome del ragazzo che si chiama Vincent in omaggio alla bellissima canzone di Don Mac Lean Starry night, per procedere con le tante canzoni di Domenico Modugno che Willy canta, la più bella delle quali dà il titolo al film, e per finire con la recente, bellissima Next to me degli Imagine Dragons che accompagna il finale. La musica riesce a cancellare i vuoti di trama che, in qualche passo, deludono le aspettative, la musica si mescola ad una fotografia mirabile (anche qui, come negli altri film, Salvatores si è avvalso della collaborazione del direttore della fotografia Italo Petriccione) e rende il film poetico al di là delle attese. Del resto la poesia è tale perché vela, non svela la realtà.  Il dolore sottinteso in un simile dramma esistenziale non fa da perno alla narrazione; c’è, è un dato di fatto e lo si accetta con una forte consapevolezza. “La felicità non è un diritto, è un colpo di culo…”

TUTTO IL MIO FOLLE AMORE

Cast: C. Santamaria, V. Golino, D. Abatantuono, G. Pranno
Regia: Gabriele Salvatores
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
Produzione: INDIANA PRODUCTION/RAI CINEMA
Genere: DRAMMATICO
Durata: 95
Origine: ITA
Anno: 2020