Martin Eden: triste, solitario y final

,   

Martin Eden: triste, solitario y final

di Danilo Amione

Raramente un film sa diventare anche un poema visivo: è il caso di “Martin Eden”, ultima opera di Pietro Marcello, presentata alla recente Mostra del Cinema di Venezia. Ambientata in una Napoli sempre più metaforicamente fuori dal tempo e dallo spazio (e non più nell’Oackland del romanzo), la vicenda, ispirata liberamente all’omonimo capolavoro di Jack London, del pescatore e tuttofare Martin (straordinario Luca Marinelli, meritata Coppa Volpi), si presenta allo spettatore, in un primo momento, come chiaro e necessario richiamo al diritto all’istruzione, base fondante della libertà umana, fino alla sua stessa necessaria distruzione, per poi invece confermarsi in forme più articolate. Pietro Marcello giostra liberamente la cinepresa, inseguendo il suo eroe nei vicoli di Napoli, come aveva fatto Martone in “Morte di un matematico napoletano” (e la presenza di Carlo Cecchi non è certo casuale) e, più di recente, ne “Il giovane favoloso”. Il regista campano usa del maestro suo conterraneo la capacità di scomporre la narrazione, come se gli fosse insufficiente tenere mano ad una sola direzione realizzativa. I soliloqui visivi e verbali di Martin Eden, in lotta con l’ignoranza, diventano progressivamente anticipazione delle sue iperboli future. Il suo essere solitario, anche quando trova rohmerianamente in Elena la sua musa, si manifesta nella convinzione imprescindibile che soltanto la nascita di un io pieno potrà trovare ristoro in un sentimento pienamente vissuto. La maestria di Marcello è qui dipanata su più registri interpretativi. L’uso rivisitato di materiali documentari di repertorio di ogni epoca filmica (non si può non pensare ai modi della grande coppia Ricci-Lucchi Gianikian), in bianco e nero e a colori, miracolosamente e pittoricamente fusi alla finzione, mette lo spettatore nelle condizioni di ampliare la prospettiva narrativa del protagonista, collocato in una dimensione atemporale che ribadisce fortemente e inequivocabilmente l’universalità del messaggio. In questo senso, l’esplicita passione di Martin Eden per il pensiero di Herbert Spencer è da collocare fuori dall’ambito prettamente politico, tanto grande è l’approccio romantico del regista, anche ai limiti, leciti, del suo uso strumentale. Ed è nell’ellissi che porta Martin dal successo come scrittore alla disperazione personale ed esistenziale che il regista tocca i vertici: nella capacità cioè di saper gestire forma e contenuto del film.

Carlo Cecchi in ‘Martin Eden’

Non più analfabeta, non più povero, affermato scrittore e dispensatore di soldi alla causa rivoluzionaria, Martin Eden perde ogni speranza per la sua realtà, votata all’autodistruzione bellica (sarà l’ultima?). Il suo sapere lo ha reso consapevole del mondo in cui vive e la scelta finale di darsi la morte è il trionfo della cultura invocata all’inizio del film. Morire consapevoli, come gli aveva lasciato intendere il suo maestro Russ Brissenden (magistralmente interpretato dal grande Carlo Cecchi), significa anche andare oltre i sentimenti oramai impossibili sia per la borghese Elena che per la popolana Maria, i due volti di una stessa medaglia mai posseduta chiamata felicità. L’afasia finale di Martin, accompagnata dalle struggenti note di Debussy, contrasta con l’entusiasmo (sottolineato genialmente dalla splendida voce di Teresa De Sio con la sua “Voglia ‘e turnà”) con cui egli era rientrato nella sua città dopo la fallimentare esperienza operaia tanto simile a quella della Irene di “Europa 51’”. In questo suo peregrinare per immagini liberate da ogni vincolo strettamente narrativo, Marcello riesce anche ad autocitarsi, felicemente, attraverso lo sguardo bucolico carico di serenità agognata che rimanda al suo precedente “Bella e perduta”, oggi una sorta di anticipazione, fors’anche involontaria, di questo capolavoro davvero raro del cinema italiano. Con Pulcinella anche stavolta lì a riflettere sulla nostra strana umanità.

Titolo originale:  Martin Eden
   
Nazione:  Italia, Francia
Anno:  2019
Genere:  Drammatico
Durata:  129′
Regia:  Pietro Marcello
Cast:  Luca Marinelli, Jessica Cressy, Denise Sardisco, Vincenzo Nemolato, Marco Leonardi, Autilia Ranieri
Produzione:  AvventurosaAvventurosa, IBC Movie, Rai CinemaIBC Movie, Rai Cinema
Distribuzione:  01 Distribution
Data di uscita:  04 Settembre 2019 (cinema)

Author: Danilo Amione

Share This Post On