‘Shakespea re di Napoli’: una combinazione contemporanea fra teatro elisabettiano e tradizione napoletana al Magnifico Visbaal di Benevento

Shakespea re di Napoli: una combinazione contemporanea fra teatro elisabettiano e tradizione napoletana al Magnifico Visbaal di Benevento

BENEVENTO – Carnevale, la corte del Viceré, un castello e la Napoli del Seicento alle prese con la peste sono gli elementi del contesto in cui due uomini Desiderio e Zoroastro amici-nemici si rincontrano. L’uno prova a beffarsi dell’altro narrando storie assurde. Desiderio sollecita Zoroastro a raccontargli se è riuscito ad addentrarsi nel palazzo del Viceré, l’amico risponde dando sfoggio di un’innata abilità novellistica ironizzando sul fittizio cognome della marchesa con cui ha tentato di accedere, ma, inconsapevolmente, fornisce le informazioni richieste. Desiderio, nome parlante per l’effetto che provoca su Zoroastro, nasconde un segreto che non vuole rivelare ancora al suo amico. Tra i due, come nel clima che si respirava ai tempi del Globe cinquecentesco, avvengono una serie di peripezie che, attraverso racconti surreali, toccano vette comiche nella cifra della tipica tradizione carnevalesca napoletana.

Desiderio, a tentoni, alternando spunti drammatici e comici, racconta la sua esibizione in presenza del Viceré, ma anche della sua fuga dal castello fino al porto dove viene pervaso dall’anima di Shakespeare, dal suo stile, dai sonetti che lo hanno reso uno tra gli autori più letti al mondo. Un racconto delle proprie vicende che lo porta a raccontare le avventure inglesi dove sostiene di aver dipinto un quadro che proprio quella notte è stato portato nel castello, quando Zoroastro ha provato ad infiltrarsi alla festa di carnevale del viceré. Dopo aver svelato che il quadro nasconde un segreto, Desiderio scappa per rubarlo e portarlo all’amico affidandogli anche i brogliacci dei sonetti contenuti in un forziere. Giunto col quadro, dopo un ultimo dialogo con l’amico, Desiderio muore per la peste e Zoroastro, scoprendo il quadro in cui è rappresentata la morte del giovane, mette insieme i pezzi del misterioso racconto.

Un’opera densa di riferimenti alla tradizione letteraria shakespeariana, ma anche alla tradizione barocca napoletana. Continui i richiami alla vita, alla morte, ai sentimenti dell’esistenza umana. Il tutto con un impasto linguistico caratterizzato dal napoletano sia di matrice dotta sia popolare, che, unito alla lingua inglese, ottiene una piacevole sonorità evidente soprattutto nei dialoghi immediati e brillanti, a tratti simili alle antilabé dell’antico teatro greco.

Suggestivo è il gioco di luci che mette in risalto i volti, accentuando l’alone di mistero che serpeggia tra i personaggi, solleticando e spingendo lo spettatore a un’attenta osservazione dell’espressività degli attori in scena.

La scena riproduce una tipica casupola dei sobborghi napoletani con una piccola stanza buia, gli strumenti con cui prepara gli intrugli Zoroastro, secondo la tradizione misterica, e il forziere, in cui sono custodite le carte di Desiderio, che rappresenta la metafora del cardine tematico dell’opera: il segreto.

 

Shakespea Re di Napoli

Composto e diretto da: Ruggero Cappuccio

Con: Claudio Di Palma e Ciro Damiano

Musiche: Paolo Vivaldi

Scene e Costumi: Carlo Poggioli

Luci: Giovanna Venzi

Aiuto regia: Nadia Baldi

Edizioni Einaudi