Alcool, droghe, malattie, lacerazioni familiari
Nel lungo viaggio di Eugene O’ Neill
°°°°
Un testo moltiplicato per quattro attori, questo ”Lunga giornata verso la notte” rappresentazione di un dramma familiare in evidenziato assetto drammaturgico, si scompone per ricomporsi in sempre più laceranti contraddizioni. In un crescendo di tensioni e improvvise esplosioni si snoda la claustrofobica storia di una Famiglia scaraventata nel tunnel dell’odio-amore, della salute-malattia, del vizio-virtù.
Gli attori-personaggi implodono in una espletata radicalizzazione di ciò che è il loro “ruolo”. Le vicende narrate in esplicita cornice teatrale, per scelta registica, con i suoi luminosi camerini da cui i personaggi entrano ed escono, riverberano la travagliata vita del celebre drammaturgo, premio Nobel di origine irlandese. La madre drogata, il padre attore, il figlio morente, l’altro figlio in odore di fallimento.
I lavacri drammaturgici costelleranno l’ultima parte della vita di un uomo senza pace, acceso da travagli affettivi, da disagi profondi, spinto da un impulso di sopravvivenza a scatenare e sublimare le tragicità in opere teatrali di forte impatto, di indubbio spessore, dove la vicenda privata si innalza a dolore universale.
Pregevole interpretazione di un cast che non concede tregua, grazie a una regia serrata e unitaria, scissa tra il dolore e la noia leopardiani e la maschera pirandelliana, questa “Lunga giornata” ci conduce per mano verso l’abisso, per affrancarci. Tumefatti da tanta rabbia, dolore, amore, segreti inconfessabili, approdiamo esausti alle rive della consapevolezza. L’America appare lontana, con il suo carico di esperienze artistiche e umane, con il suo grande sogno davanti allo specchio della inevitabile “famiglia” da cui tutto parte e si riconduce.
Come i Sei personaggi pirandelliani, questi quattro Moglie, Marito, Figlio maggiore, Figlio minore, si presentano, prima discreti, per poi divenire gradualmente imperiosi. Vogliono vivere, raccontare. Si autorappresentano. Si dilaniano. Sono scomodi. Forse recitano, forse no. L’impianto apparentemente naturalistico, tradito dalle luci dei camerini, dalla nebbia artificiale, sugge il veleno della rappresentazione che redime, ma non consola.
Dramma autobiografico assurto a dramma esistenziale, l’opera si colloca a conclusione di una trilogia americana che mette in scena la famiglia, dopo “Zoo di vetro” di T. Williams e “Chi ha paura di Virginia Woolf” di Albee, con il Teatro Menotti di Milano.
Il fascino dell’istituzione familiare inesorabilmente colpisce ancora.
°°°°
“Lunga giornata verso la notte”
Di Eugene O’ Neill
Traduzione di Bruno Fonzi
Regia di Arturo Cirillo
Con Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, Rosario Lisma, Riccardo Buffonini
Scene di Dario Gessati Costumi di Tommaso Lagattolla Luci di Mario Loprevite
Produzione Tieffe Teatro Al Teatro Verga di Catania fino al 25 Febbraio