I Carmina Burana inaugurano il Catania Summer al Giardino Bellini

I Carmina Burana inaugurano il Catania Summer al Giardino Bellini

@ Anna Di Mauro (08-08-2020)

Catania – Il fascino dell’opera di Carl Orff risuona tra fronde e vialetti della Villa Bellini in veste notturna, polmone storico di giorno dell’assolata Catania, punto d’incontro amicale e sentimentale, meta di passeggiate romantiche, scrigno del frastuono festoso dei bambini, palestra a cielo aperto pullulante di ragazzi in tenuta sportiva, di vecchietti seduti nelle panchine ombrose, rifugio di uccelli e vagabondi. In questa cornice verdeggiante, al chiaro di luna, echeggiano le note dei Carmina con la struggente, sottile malinconia di un canto che, pur goliardico e a tratti irridente, mistico e profano, tocca temi esistenziali eterni. Un’occasione per assistere ancora una volta all’esecuzione di un componimento singolare per la forza trainante e il magnetismo delle sonorità alle quali è arduo sottrarsi. Il famoso e fortunato capolavoro di Carl Orff viene riproposto con efficacia per due pianoforti e percussioni dalla Camerata Polifonica siciliana e dal potente Coro Lirico Siciliano in una versione sfrondata dell’orchestra, che tende ad accentuare le sfumature “gotiche” dell’opera, attraverso il suono tagliente dei due pianoforti, mentre le percussioni echeggiano i medievalismi di cui la Cantata scenica popolare è intrisa. Tre voci soliste completano il quadro di questa elegante edizione.

Preferita perché ritenuta particolarmente pregnante dal Maestro Giovanni Ferrauto che apprezza l’esaltazione che la coralità riceve da questa asciuttezza strumentale, a fronte dell’esecuzione orchestrale al completo, la versione proposta risulta insolita quanto interessante. Ci siamo chiesti ancora una volta quali siano gli elementi di un’attrazione ineludibile in qualsivoglia proposta. Certamente l’assonanza tribale delle percussioni provoca effetti galvanizzanti, ipnotici. La musica di Orff pesca nell’inconscio collettivo con la sua energia profusa, restituendola e dilatandola, mentre il testo corposo intreccia il latino dominante al tedesco medio e al provenzale antico, suscitando echi di un mondo scomparso che ritorna con potenza e prepotenza, violento, poetico, satirico, in quell’alternarsi di gioco mortale che è la vita.

Divisa in due parti l’opera in 24 canti si apre con il celebre crescendo “O Fortuna” scandito con una ritmica quasi ossessionante, inneggiante alla dea bendata, la Fortuna, che distribuisce male e bene secondo il principio del piacere. In questa prima parte “Primo Vere” celebra il risveglio della Natura. Nella seconda parte “In taberna” il canto sottolinea la fragilità umana, fonte di vizi e avidità a danno del prossimo. “Cours d’amours” nell’ultima parte chiude con il tema dell’amore e un inno alla dea Venere. Temi universali che la musica ribadisce con forza e veemenza.

La fascinazione della lingua morta, gli echi di una cultura sfiorata e sbriciolata dal ritmo incalzante delle percussioni, la solennità delle voci a tratti irridenti, fanno di questo componimento un genere capace di incontrare l’anima popolare e l’anima colta, contaminazione che sancisce da più di un secolo la fama e il successo unanime dell’autore, al di là del tempo e dello spazio. La “cantata scenica” come la definì lo stesso autore, composta tra il ’34 e il ‘36 fu rappresentata per la prima volta con grande successo a Francoforte nel 1937.La matrice che ha ispirato Orff sono alcuni testi goliardici medievali dell’XI e XII secolo, diffusi dai clerici vagantes, inneggianti al vino e all’amore, raccolti nel Codex Buranus, pubblicato in Germania per la prima volta nel 1847. L’autore ne scelse 24 (il numero fa pensare alle ore del giorno) con l’aiuto di Michel Hofmann, mettendoli in musica.Il resto è storia.

“O Fortuna” apre e chiude la Cantata, incisivamente, a ricordarci che il nostro tempo fugge mentre il Caso ci travolge senza tregua. Dunque libiamo e amiamo cogliendo la vita, prima che il sole tramonti sul nostro cammino. Sulla fragilità struggente della nostra esistenza si innesta così il vigore del canto, a fugarne, per poco, le tenebre.

CARMINA BURANA

Di Carlo Orff

Con il Coro Lirico Siciliano e Percussio mundi

Maria Pia Tricoli e Daniele Costa, pianoforte

Maria Francesca Mazzara soprano

Massimiliano Giusti tenore

Salvatore Todaro baritono

Maestro del Coro Francesco Costa

Direttore  Giovanni Ferrauto

 

Al Giardino Bellini di Catania