Diario dell’anno della peste (3)

Diario dell’anno della peste (3)

@ Mattia Aloi

Quindi ricapitolando si lavora ma
Niente cinema
Niente teatro
Niente karate
Niente nuoto
Niente lindy hop

Sparatemi subito e non se ne parli più

 

24 febbraio

Stasera verso le otto mi accorgo che mi manca il sedano per il sugo e vado alla Coop di Montelupo (15.000 abitanti) per comprarlo. Il parcheggio di solito deserto è quasi pieno, sugli scaffali manca la pasta (eccezion fatta per qualche confezione di farfalle e penne lisce che non mangia nessuno), manca il pane e manca la carne di pollo (io riesco ad accaparrarmi una delle ultime fettine di vitello da saltare col vino per cena).
Quello che mi spaventa di tutto questo è l’assoluta mancanza di senso critico e della misura: se un domani le varie testate dicessero che i vampiri sono fra noi e si distinguono perchè non sopportano l’odore di pino silvestre scommetto che ci sarebbe la corsa ai paletti di frassino e ai deodoranti per auto. Oltre a un grosso numero di innocenti trafitti al cuore.

13 marzo

Devo condividere con voi il mio stato d’animo. Oggi, dopo la sveglia alle sei, treni e autobus soppressi e una rilassante giornata di lavoro con in faccia la mascherina e la necessità di tranquillizzare gli animi mentre sembra che il mondo intero ti remi contro, finalmente arrivo alla famigerata Coop di Montelupo. La mia idea di fare in fretta per potermi concedere una corsetta prima che sia troppo buio muore all’istante: fila. Aspetto chiedendomi se per caso negli altri negozi del centro commerciale possa trovare delle cuffie con microfono per parlare su skype oppure una scheda grafica per il mio pc (la mia ovviamente mi ha abbandonato qualche settimana fa e non sono riuscito a portarla in assistenza), insomma qualcosa per alleviare lo stato di solitudine in cui sono confinato. Ovviamente rimango deluso: tutti gli altri negozi sono chiusi, e dopo mezz’ora di fila arrivo alla zona dei salvatempo, deciso ad usarlo per recuperare qualche minuto, se non per la corsa, almeno per una decina di rampe di scale corse su e giù per stimolare l’appetito. Apro il portafoglio e tiro fuori la carta di credito. Rido di me pensando che sono proprio fuso se cerco di prendere il salvatempo con quella, quindi passo in rassegna le varie carte sempre più freneticamente. Arrivo alla tasca dove tengo la tessera Coop, feticcio del mio passaggio alla vita da adulto emancipato. E in quel momento il flash. “Buongiorno MATTIA ALOI, la sua carta socio è in giacenza presso il negozio EMPOLI OVEST” firmato Unicoop Firenze. Per un attimo mi immagino di violare la cortina di ferro che separa il mio Comune di residenza da quello natìo, sgusciare fra le trincee di carrelli in fila davanti all’ingresso del coppone di Empoli e infiltrarmi fino al box informazioni per riavere la carta che mi avrebbe permesso di prendere le pizze surgelate a sconto (massimo 2 pezzi per carta socio). Infattibile, mi avrebbero multato e denunciato, sempre se la folla inferocita davanti alla Coop non mi avesse linciato prima per essergli passato avanti. Entro sconsolato col mio carrello, conscio che senza gli sconti che sfrutto all’inverosimile la mia spesa sarebbe stata decisamente parca. La mia lista:

Cereali (orzo e frumento integrale)
Croissant (ne mangio sempre uno a colazione)
Mozzarelle
Insalata
Passata di pomodoro
Carne per il ragù
Acqua
Guanti monouso (li uso per tagliare la cipolla e non avere le mani che puzzano per le due settimane a seguire, non ci pensavo che ora vanno a ruba)
Pane.

Subito l’amara sorpresa: i cereali orzo e frumento della coop sono finiti. Medito a lungo e ripiego sui ceerios, spinto dal ricordo dei miei gusti ancestrali. Dei croissant nemmeno l’ombra, capitolo e compro quelli con gocce di cioccolato che mi insudiciano sempre le mani. Guardo il frigo dove stanno le mozzarelle e mi stupisco nello scoprire che esista qualcosa di più vuoto del mio conto in banca. Sfruttando la mia altezza riesco a vedere nascoste dietro delle scatole due confezioni di mozzarelline (le più care di tutte) e con movimenti studiati e disinvolti le sottraggo a una signora lì accanto che non era stata altrettanto accorta. Il resto della spesa procede mestamente fra rinunce e capitolazioni in favore di articoli più costosi ma non esauriti. E non trovo nemmeno la salsa barbecue. Arrivato alla cassa pago e racconto la mia disavventura con la carta socio alla cassiera che mi allunga con sguardo di compassione i tre bollini per la raccolta di pentole Alessi.