La saggezza di Prospero. ‘La Tempesta’ di Shakespeare, adattamento di Roberto Andò e Nadia Fusini, alla Pergola di Firenze
@ Mattia Aloi (21-12-2019)
Firenze – La vela intrisa d’acqua si solleva per rivelare un ambiente arredato con ciò che la risacca ha lasciato sulla spiaggia. Prospero è il grande burattinaio della storia grazie alle arti magiche apprese duranti anni di studio costatigli il regno di Milano, sottrattogli dal fratello che segretamente congiurava insieme al re di Napoli per costringerlo in esilio e conquistarne il trono. Prospero si ritrova con sua figlia Miranda naufrago su un’isola abitata da spiriti e dal figlio di una strega. Per anni Prospero pianifica la vendetta, che si manifesterà materialmente nella furia della tempesta che apre la rappresentazione. La violenza degli elementi però non avrà effetti funesti, limitandosi a dividere l’equipaggio e isolare il re di Napoli Alonso, suo fratello Sebastiano, il fratello traditore di Prospero Antonio e il consigliere Gonzalo. Prospero farà sì che Ferdinando, figlio di Alonso, rimasto solo incontri Miranda; fra i due nascerà immediatamente l’amore, fintamente osteggiato da Prospero che intende scoprire se l’uomo è all’altezza di sua figlia.
Sull’isola vagheranno anche Trinculo e Stefano, due marinai ubriaconi rispettivamente dall’accento siculo e partenopeo. La comparsa dei due riporta la romance a una dimensione più umana e canzonatoria. Caliban, nato da una strega e uomo dai modi grotteschi e bestiali si unisce ai due ubriaconi preferendo il loro vino alla severità di Prospero, il quale è solito punire con durezza le sue malefatte. Caliban sceglie quindi di eleggere suo nuovo signore Stefano, il quale gli ha offerto il vino, piuttosto che il saggio Prospero, colpevole di avergli usurpato il titolo di signore dell’isola. Tutto questo avviene sotto gli occhi vigili del potente spirito Ariel, il quale è al servizio del Re/Mago, e riferisce tutto al padrone, sventando sia il loro piano di uccidere Prospero che quello di Antonio e Sebastiano ai danni di Alonso. Intanto Ferdinando ha superato le prove sottopostegli da Prospero, il quale in una divertente scena benedice l’amore dei due senza però astenersi dal mostrare quel velo di astio tipico dei padri gelosi delle proprie figlie. La successiva scena del coro degli spiriti purtroppo è stata guastata da qualche silenzio imbarazzato di troppo, questione sicuramente già risolta nelle successive rappresentazioni e probabilmente dovuta alla sostituzione di alcuni membri del cast. Dopo aver sventato il tentativo di “colpo di stato” operato da Caliban, Stefano e Trinculo, Prospero sceglie anziché la via della vendetta quella del perdono, chiedendo per sé il ducato di Milano e concedendo la grazia a tutti. Infine si libera della bacchetta magica e concede ad Ariel la libertà, per poi accomiatarsi dal pubblico chiedendo un applauso, momento nel quale non è difficile vedere lo stesso Bardo salutare il proprio pubblico per il suo addio alle scene.
La tempesta provocata dall’ira e dalla volontà di rivalsa viene controllata da un personaggio anziano e non impulsivo: la calma verso la quale vira Prospero (interpretato magistralmente da Renato Carpentieri) dopo aver scatenato la tempesta è quella del saggio che trova la realizzazione nel perdono e nell’accettazione degli altri, senza rinunciare a se stesso: procura l’amore di un uomo alla figlia, perdona i suoi oppositori e riprende il governo del ducato di Milano.
Anche la figura di Caliban (maschera grottesca affidata a Vincenzo Pirrotta) è estremamente interessante per le sue caratteristiche: figlio di una strega (quindi non appartenente alla stessa “razza”), ha dei modi quasi bestiali che si scontrano con l’educazione che Prospero gli ha dato, e il suo animo si divide fra la volontà di essere signore dell’isola e la necessità di servire il suo padrone. Inutile nascondere il fatto che il mito del selvaggio stesse prendendo piede nel periodo in cui Shakespeare scriveva questa sua ultima opera.
Roberto Andò dirige sua figlia Giulia e sospinge i personaggi di Prospero e Miranda verso un affetto filiale squisito e unico, probabilmente una delle emozioni che più traspare in tutta la rappresentazione.
Riuscitissima in questa trasposizione è la scenografia: il palco coperto d’acqua nella quale i personaggi arrancano rende in modo mirabile l’idea di trovarsi dentro la tempesta. Un vorticare di immagini, oggetti, personaggi che appaiono e scompaiono uscendo da botole o calati dal soffitto, come in un sogno, la cui materia è la base del teatro e della vita, come ci suggerisce il Bardo.
La Tempesta
di William Shakespeare
traduzione Nadia Fusini
adattamento Roberto Andò e Nadia Fusini
con Renato Carpentieri
e con (in ordine di apparizione) Giulia Andò, Filippo Luna, Vincenzo Pirrotta, Paolo Briguglia, Gianni Salvo, Paride Benassai, Francesco Villano
scena Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
musiche originali Franco Piersanti
flautista Roberto Fabbriciani
light designer Angelo Linzalata
suono Hubert Westkemper
collaborazione artistica Alfio Scuderi
aiuto regia Luca Bargagna
scenografi realizzatori Giuseppe Ciaccio, Sebastiana Di Gesù, Carlo Gillè
assistente ai costumi Agnese Rabatti
regia Roberto Andò
produzione Teatro Biondo di Palermo