Far durare ciò che non è inferno. Alessandro Riccio e la sua “Bruna” al Teatro di Rifredi
@ Mattia Aloi (12-11-2019)
Firenze – Nel teatro non si entra nemmeno. Ci si siede su delle sedie arrangiate nell’atrio davanti a un palco di fortuna, appeso al muro un cartellone che preannuncia una serata di piano bar con canzoni anni sessanta. Nonostante tutto ogni singolo posto a sedere è occupato, la platea è in attesa. Fanno il loro ingresso i musicisti: il tastierista Franchino, un omino canuto e remissivo interpretato da Alberto Becucci, e Bruna, una cariatide con il tipico carattere burbero da comare fiorentina, impersonata da Alessandro Riccio. Si parte con i classici, ma appena attaccata “Sapore di sale” di Gino Paoli la Bruna inizia a lamentarsi per la scaletta e prende il sopravvento, imponendo le proprie canzoni: Canzone arrabbiata, Tango di piazza Piattellina, La casa in via del Campo, Valzer della ciucca, Malafemmina, Quella cosa in Lombardia: un filo conduttore dettato dalla musica che dai pettegolezzi e dalle domande indiscrete rivolte alla platea, passando per le citazioni a Alda Merini e Italo Calvino, ci porta all’argomento perno dello spettacolo, la prostituzione: un atto di disperazione, che rende alienati rispetto al proprio corpo, un inferno in cui per sopravvivere è necessario “trovare ciò che non è inferno e farlo durare”.
Antitetica rispetto all’alienazione è invece la prova di Alessandro Riccio, che riesce a calarsi con estrema maestria in un personaggio così lontano da lui rendendolo credibile (anche grazie all’ottimo trucco). Sebbene Bruna sia un personaggio molto forte e sopra le righe non cade mai nella macchietta, la comicità travolgente suona spontanea e riesce sempre a entusiasmare, anche nelle parti di improvvisazione e interazione con il pubblico; un effetto così genuino può essere reso solo con un attento studio del personaggio e con molta esperienza, qualità dimostrate anche da Alberto Beccucci che tratteggia a china un personaggio naïf – o come si direbbe a Firenze un po’ “pissero” – che parla sottovoce, senza farlo per questo scomparire di fronte a quel ciclone di personalità che è “la Bruna”.
“Bruna è la notte” è uno spettacolo che vira dalla comicità all’umorismo sottile fino alla malinconia, sospinto dalla musica, composto di ricordi e accompagnato dalla poesia ovvero, come ammette la Bruna, le uniche cose che la vita non le ha portato via.