La giovinezza fragile delle rughe. ‘Visages Villages’ docufilm di Agnés Varda e JR

Per rendere omaggio ad Agnès Varda, maestra della Nouvelle Vague scomparsa ieri e autentico essere umano, riproponiamo la recensione esemplare del suo film ‘Visages Villages’ scritta da Anna Di Mauro per Scénario.

‘Visages Villages’ il docufilm di Agnés Varda e JR accarezza l’anima aprendo spiragli all’Arte e all’esausta Europa

di Anna Di Mauro 15-04-2018

Una coppia singolare attraversa in lungo e in largo i villaggi della Francia in cerca di volti da fotografare. Lui è giovane, alto, dinoccolato, occhiali da sole perennemente sul naso. Lei anziana, di bassa statura, pettinatura bicolore bianco-rosso. I due nomadi camminano, spostandosi su un camion tecnologico su cui è stampata una grande macchina fotografica. Si sono incontrati nel 2015. Sono due celebrità del mondo dell’arte. Differenti, ma si riconoscono anime affini. Dal singolare connubio artistico nasce un progetto condiviso in una direzione inedita e innovativa, dove l’arte e il cinema si danno la mano per andare oltre. Con loro una nutrita e qualificata troupe segue e filma tutto il progetto. Lei è Agnès Varda, la famosa regista di “Cleo dalle cinque alle sette”, cult movie degli anni ‘60, unica donna tra artisti maschi della Nouvelle Vague, oggi sul filo dei novant’anni, con una straordinaria e contagiosa freschezza nell’approccio alla vita. Lui è JR, un originale, bizzarro e famoso street artist francese trentacinquenne che ha ricoperto dei suoi giganteschi ritratti fotografici le metropoli, catturando con i provocatori collages lo sguardo del suo sguardo. Uniti per la prima volta in questo inusuale on the road per un’opera a quattro mani. Il risultato è questo documentario di straordinaria forza e importanza dal titolo evocativo: Visages Villages.

Toccante affresco di una Francia rurale e operaia contemporanea, il film, quando esci dalla sala, continua a girarti dentro con il suo fitto caleidoscopio di immagini, dialoghi pregnanti, preziosi spunti di riflessione sul senso dell’arte, sul senso dell’esistenza. Amabile per la dovizia iconografica e lo spaccato sociale, per il tono frizzante, aperto, accogliente, articolato, inesauribile per la dinamica dei contenuti, godibile ed esaltante per la sua semplicità ricca e profonda, per la bellezza dei ritratti e il loro sorprendente innesto nel tessuto rurale, per la grazia con cui un giovane e una vecchia, insieme, guardano la vita. Una sequenza dopo l’altra i due artisti chiacchierano con spirito e arguzia, sorridono, progettano, fotografano i volti sconosciuti delle persone a cui vanno incontro e con cui si intrattengono, parlano con loro di vivi e di morti, chiedono il permesso di affiggere le loro gigantografie sui muri, sulle pareti dei magazzini, su silos, camion trasportatori, massi cementizi caduti sulla spiaggia. Un entusiasmante itinerario artistico dal generoso respiro umano, sociale, esistenziale.

Sulle superfici di un museo a cielo aperto Agnès Varda e JR disegnano con i loro ritratti straordinari la storia degli uomini ignorati dalla Storia. Una mappa del tempo dove gli effigiati si riconoscono con emozioni variegate, spesso con compiacimento per questo inattesa ribalta, a volte con pudore, ma sempre con la sensazione dominante di un Esserci che esplode nella loro dimessa vita di lavoratori, gente di villaggio, lontana dai clamori della vita metropolitana, abituati ad un anonimato che li tiene stretti ad una vita semplice e condivisa. Una rivoluzione che li sfiora e li travolge, innestandoli in un processo di precarietà simbolica immortalata dall’arte qui divenuta intensamente umana e civile. Indimenticabile il villaggio abbandonato di minatori esaltato dalla gigantografia dell’unica, caparbia abitante rimasta. O Il monolito sulla spiaggia da cui la marea l’indomani strapperà l’effigie-omaggio di un amico morto.

Estremamente curato nella fotografia, nei dettagli, esemplare nell’approccio stilistico, nel montaggio, nella stesura imprevedibile e sospesa come una nuvola, il film accompagna la stupefacente Agnès Vardas, tra problemi di vista e di deambulazione, in un percorso esplorativo dove il dialogo e lo sguardo hanno il sapore della scoperta del mondo e di una curiosità inarrestabile. Una giovinezza immutabile trapela dalle rughe e dalla curva del suo corpo, accanto alla prorompente vitalità del suo stravagante compagno di viaggio, a tratti squarciata da guizzi di profonda maturità. Si sono ritrovati, al di là degli estremi anagrafici, uniti nella sensibilità di un comune percorso, tra confessioni intimistiche e gioie artistiche condivise, ironici incollaggi di ritratti straordinari, intrecciando gli sguardi in un tessuto affettivo che li coglie teneramente vicini nell’epilogo, quando la giovinezza sostiene la vecchiaia in un momento di sconforto: Godard non aprirà la porta all’amica Agnès che aveva annunziato la sua visita.

Un film-testamento che ha la grazia acerba, il turgore e la freschezza di un frutto appena colto.

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VISAGES VILLAGES

Documentario. Francia 2017

di Agnès Varda e JR

Sceneggiatura di Agnès Varda

Fotografia: Romain Le Bonniec, Claire Duguet, Nicolas Guicheteau, Valentine Vignet

Montaggio Maxime Pozzi Garcia

Musica   Matthieu Chedid

Produzione   Rosalie Varda per Cinè-Tamaris, JRSA, Rouge International, Arte France Cinèma, Arches Films