La vittoria della quarta età. ‘La briscola in cinque’ al Teatro di Rifredi Firenze

La vittoria della quarta età. ‘La briscola in cinque’ al Teatro di Rifredi Firenze

 

«La briscola in cinque» di Angelo Savelli

tratto dal romanzo di Marco Malvaldi (ed. Sellerio)

regia di Andrea Bruno Savelli

con Sergio Forconi, Giovanna Brilli, Raul Bulgherini, Amerigo Fontani, Diego Conforti, Luca Corsi,  Greta Cinotti, Elisa Vitiello, Lorenzo Socci,  Andrea Bruno Savelli

Produzione Teatrodante Carlo Monni

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FIRENZE – La briscola a cinque o “a chiamata”, viene giocata solitamente in cinque. Viene definita in questo modo perché le squadre non sono prestabilite e il gioco è preceduto da una prima fase “di chiamata” nella quale vengono definite le squadre – si gioca tre contro due – e il seme di briscola che avviene con un meccanismo simile al gioco del bridge. Senza dubbio la singolarità e il fascino di questo gioco originano anche dal fatto di giocare in 5, tuttavia sussiste la possibilità di giocare con un numero di giocatori diverso e quasi come per analogia alla briscola, il racconto in scena al teatro Rifredi vede aggiungersi alla risoluzione del caso soggetti e oggetti che rendono allegra, intricata e a volte unica l’interpretazione di questa testo prodotta dal Teatrodante Carlo Monni.

Con la commedia di Angelo Savelli, tratta dall’omonimo libro di Marco Malvaldi riscopriamo vecchi e contemporanei momenti della vita sociale attorno ai locali, siano questi bar o circoli, dei pensionati e casalinghe dediti a raccontare fatti più o meno rilevanti del loro paese. Questo tipo di ritrovi è una sorta di medicina alla vita sempre più frenetica dei nostri giorni, che poco spazio lascia agli anziani e alla loro voglia di sentirsi vivi, di sentirsi ascoltati e utili. In mezzo alle battute, agli screzi e, in certi casi, alle futilità che escono fuori nelle conversazioni degli anziani, troviamo perle di saggezza a dir poco illuminanti. Perché gli anziani non sono da rottamare, anzi possono essere una risorsa preziosa per la famiglia e per la società, se attivano relazioni di qualsiasi tipo personale o sociale.

Incontriamo così Ampelio, il Rimediotti, il Del Tacca e Aldo, che sono quattro pensionati usi a passare le loro giornate presso il BarLume della costiera Toscana e che cercano di intrufolarsi ad indagare – come possono e come credono – sui delitti che avvengono nel paesino di Pineta. Il ritrovamento, fuori da una discoteca, del cadavere di una ragazza scuote la tranquillità del posto e in particolare dei clienti del BarLume, che tra lo sgomento e l’euforia si ritrovano ad affrontare una situazione “impazzata”. Tutte le tracce e i primi riscontri sembrano portare a un affaraccio di droga e di sesso. Svariate comparse, tra le più accreditate e le più pettegole, raccontano che la vittima conducesse una vita piuttosto disinibita, ragazza parecchio viziata come tutte le ragazze di ottima famiglia.

Viene incriminato un innocente. Il proprietario del bar, Massimo, è convinto che il sospettato sia assolutamente innocente e, senza volere, si ritrova coinvolto in una serie di testimonianze, che lo inducono a fare le sue considerazioni e infine a trovare il vero colpevole e quindi spiegare la soluzione del caso.

Un divertente e spensierato spaccato di vita, che qua e là induce a riflettere sulla nostra capacità di coinvolgimento familiare.