Il mito della Scuola che salva e consola in una dinamica pièce ai bordi della speranza
CATANIA – “La classe” in palco è composta da sei ragazzi difficili, un insegnante deluso, ma indomito, un deus ex machina, il Preside della Scuola. Questo spettacolo, di sicuro impatto, è nato da interviste di adolescenti tra i 16 e i 19 anni, condotte da Tecnè e rielaborate drammaturgicamente da Vincenzo Manna. L’argomento è un piatto dal gusto familiare che viene servito in uno spaccato entro i limiti dell’immaginazione: una classe “difficile”, riottosa, aggressiva, demotivata, inane, violenta, dedita a smargiassate, smarrita e confusa, ricondotta all’ovile dal Buon Pastore, nelle vesti di un maestro zelante, qui per disperazione. Il tema sociale sconfina nell’esistenziale, divenendo mito. Il che fa sempre il suo emozionante effetto: assistere a un’evoluzione che amiamo condividere con l’eroe di turno, alle prese con il disagio di ragazzi deprivati da una società in piena crisi, ricondotti, anche se per poco, sulla via del cambiamento.
Il valore della cultura diventa scambio relazionale umano. L’educatore, facendo leva sulla loro rabbia, abbandona i percorsi tradizionali, si svela e si affianca ai ragazzi nel progetto di un concorso che vedrà impegnati lui e i suoi allievi con passione e rinnovata fede nella vita e nei suoi possibili risvolti. La regia di Giuseppe Marini ha scelto un taglio narrativo dai toni sincopati. Scenograficamente realistica, pur se con tocchi artati di luci e percussioni, la storia si dipana in quadri successivi, con punte drammatiche e spunti quasi umoristici, introdotta e suddivisa dai monologhi del Deus-Preside, improntati alla “filosofia delle galline”, che ci sposta sul piano metaforico di una vita naturale governata da spietate leggi inesorabili, ma umanamente eludibili.
Ben diretto e ben interpretato dalla giovanile freschezza dei ragazzi, accompagnata dalla maturità dei due attori “adulti”, lo spettacolo si muove su margini noti che lo riconducono a déjà vu teatrali e cinematografici di sicuro e rassicurante effetto. Su tutti emerge l’inquietante spettacolo teatrale “La classe morta” di Kantor, lontano da luce e redenzione, dove il feroce sarcasmo non disgiunto da uno struggente tessuto poetico fanno di questo capolavoro una delle manifestazioni più originali e significative dell’affascinante topos scolastico, abbondantemente saccheggiato, giacché alla scuola della vita andiamo tutti, per amore o per forza e ci piace raccontarcelo, meglio se con un positivo finale.
LA CLASSE
di Vincenzo Manna
Regia Giuseppe Marini
Scene Alessandro Chiti
Costumi Laura Fantuzzo
Musiche Paolo Coletta
Ligth designer Javier Delle Monache
Con Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Brenno Placido, Edoardo Frullini, Valentina Carli, Haroun Fall, Cecilia D’Amico, Giulia Paoletti
Produzione Accademia Perduta/ Romagna Teatri – Goldenart Production- Società per Attori
In collaborazione con Tecnè – Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale, Phidia
e con il sostegno di Amnesty International- sezione italiana
Al Teatro Verga fino a Domenica 13 Gennaio