Umori e umorismi: le novelle pirandelliane ritornano al Castello Ursino di Catania

Umori e umorismi: ritornano a grande richiesta in scena al Castello Ursino le novelle pirandelliane

Si perde nel buio della corte un canto che accompagna l’ingresso degli attori. Portano suggestive lucerne illuminate. Sono gli Attori. L’incipit è solenne, ma subito si ridimensiona nella quotidianità del fuori scena. Tra poco arriveranno i copioni e inizieranno le prove delle novelle. In puro stile pirandelliano gli attori interpretano se stessi. Giocano il gioco delle parti. Attori che fanno gli attori che diventano personaggi per poi ritornare attori. L’umorismo è la chiave prescelta. Quel senso del contrario del figlio del Caos, coma amava definirsi Pirandello, qui diventa garbata autoironia, di se stessi e della vita.

Una scelta registica che si è dimostrata efficace. Il “dietro le quinte” assume così toni rituali e reiterati che aggiungono ulteriori spunti umoristici, voluti e pensati con fresca vena creativa. Pirandello, il “mostro sacro”, nella cornice creata dal poliedrico Angelo Tosto, indossa i panni di una garbata comicità di tradizione, tra gags, macchiette, giochi di parole, equivoci, per poi entrare a capofitto nelle “sue” novelle, senza lasciare del tutto i guizzi di una celia cercata e condivisa da un brioso cast di spicco, complice e sinergico.

Ecco le ultime quattro novelle, suddivise nelle due ultime rappresentazioni.

La forza interpretativa di Alessandra Costanzo veste la misera madre de “L’altro figlio”, trovando toni dolenti e spietati nel rifiuto del figlio nato dalla violenza, ma buono e affettuoso con lei, per poi acquietarsi nella ricerca ostinata e accorata di una possibile comunicazione con gli altri due figli legittimi, nati dal matrimonio, ma lontani, che l’hanno dimenticata. Ironie, paradossi.

Ne “La Cattura”, già adattato da Camilleri per Turi Ferro, un poveraccio, mentre tornava a casa sul suo asino, viene catturato da altri tre poveracci, armati e mascherati. La cattura a scopo di estorsione, divenuta impossibile per la povertà della vittima prescelta, diventerà paradossalmente l’occasione per Guarnotta di una nuova vita. La vittima infatti pensando che lo uccideranno comincerà, per salvarsi, a narrare ai tre ignoranti e sprovveduti carcerieri della natura, del tempo, del cielo, dei suoi astri. Loro sono contenti. Non lo uccideranno. Vogliono ascoltare le sue storie e aspettano che muoia naturalmente, fino a nutrirlo e a fargli compagnia, a portargli un libro perché leggendo non si annoi. Così la cattura paradossalmente è per lui, per loro, l’inizio di una nuova vita, nella quale viene ascoltato, stimato, offrendo quel po’ di cultura che era riuscito a farsi. Il riscatto dalla miseria e dalle privazioni di una condizione avversa attraverso queste briciole di cultura condivise, si ammanta di quella solidarietà che sfiorando le corde della commozione e pietà, semina amore tra gli uomini.

Ne “Il Vitalizio” un anziano agricoltore, solo al mondo, stanco e demotivato, pensandosi in procinto di morire, vende il suo podere a un giovane possidente, ricavandone un vitalizio. Ma le cose vanno paradossalmente al contrario. A morire sarà il giovane, mentre il vecchio centenario, ritrovata la voglia di vivere, godrà del vitalizio e del nipote della figlia adottiva.

Ne “La paura del sonno”, paradossalmente, un marito finirà per non desiderare che la moglie, affetta da narcolessia, resusciti come la prima volta, avendo patito dello strano caso della donna, morta e ritornata in vita, il cui sonno dopo l’inquietante risveglio aveva finito per togliere il sonno a lui.

Paradossi della vita che è paradosso, che Pirandello si divertiva ad intrecciare, per quel senso del tragicomico a lui congeniale, con effetti a volte irridenti, ma esiziali, profondi , amari come la cicuta.

Il gioco del teatro in questo spettacolo di intrattenimento, pur su un testo di alto livello, ha svolto un ruolo che ha bonariamente divertito senza troppo sovvertire. La formula che Angelo Tosto ha mantenuto sia nelle sei novelle della prima edizione, replicata anche quest’anno, che in queste ultime quattro, per la prima volta in scena, ha dato un tocco leggero e volutamente dimesso, a tratti caricaturale, alle già apprezzate e celebrate opere del Maestro, discostandosi opportunamente dal tono epico che nell’indimenticabile film Kaos vi avevano straordinariamente impresso i fratelli Taviani. Si parva licet.

NOVELLE PER UN ANNO:

L’altro figlio – La cattura – Il vitalizio- La paura del sonno.

Di Luigi Pirandello

Adattamento e regia di Angelo Tosto

Con Giorgio Boscarino, Alessandra Costanzo, Liborio Natali, Romana Polizzi, Lucia Portale, Francesco Russo, Giampaolo Romania, Angelo Tosto

Costumi di Riccardo Cappello

Luci di Salvo Orlando

Suono a cura di Giuseppe Alì

Produzione Teatro Stabile di Catania

Al Castello Ursino di Catania