Rai 5 manda in onda “Le Supplici” da Siracusa, nell’edizione di Moni Ovadia (del 2015)

La sera del 14 luglio, alle ore 21.15, Rai5 manderà in onda la versione registrata nel 2015 de “Le Supplici” di Eschilo. Riproponiamo pertanto il commento critico di Anna Di Mauro, scritto per InScena-Scénario nel giugno di tre anni fa, dal Teatro Greco di Siracusa.

Femminismo e Sentimento Democratico

“Le Supplici” da Eschilo, per la regia di Moni Ovadia, al Teatro Greco per la stagione Inda

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“Una cantata di voci, musiche, movimenti, cromatismi intensi dei costumi sullo sfondo di una scena nitida e autorevole”. Così Moni Ovadia, regista dell’eccentrica opera, a cui si affianca Mario Incudine, definisce il prospetto dell’opera, strutturata nel ritmo del cuntu siciliano, una lingua scelta per veicolare grandi energie in procinto di liberarsi.

La prima di  una trilogia sulla vicenda delle Danaidi, vede le cinquanta fanciulle sbarcare insieme al padre, Danao, sovrano d’Egitto, ad Argo, città greca governata da Pelasgo. Le fuggitive hanno lasciato l’Egitto, promesse spose dei cinquanta cugini, figli di Egitto, gemello di Danao, al quale un oracolo aveva predetto che sarebbe stato ucciso da un nipote. Il veto alle nozze  conduce   le donne a rifiutare il matrimonio, partire e chiedere asilo in terra straniera. Imploranti e piangenti per la loro misera sorte, le vergini supplicano  il mite e saggio Pelasgo di accoglierle nella nuova patria insieme al padre. Si apre un dilemma per il sovrano greco: accogliere le profughe e inimicarsi l’Egitto, o rifiutare il diritto d’asilo alle sventurate.

La consultazione del popolo è la condizione perché la supplica venga accolta. Questo gesto democratico consentirà al re di assumersi la responsabilità della decisione. Intanto sbarcano ad Argo gli Egizi, tentando di rapire le donne. La rozzezza del popolo orientale si scontra con la  civiltà del popolo greco di Argo che sventerà la tentata rapina cacciando i nemici e  sancendo l’accoglienza delle Supplici, che in festoso tripudio per la nuova patria, non più raminghe, celebrano il raggiungimento dell’agognata libertà.

Quali significati si celano nell’impianto drammaturgico ideato da Eschilo? Si tratta di una ribellione del popolo greco all’usurpazione egizia? O piuttosto di una rivolta delle donne contro la schiavitù del matrimonio? O ancora il rifiuto di una sessualità  contro la necessità universale dell’amore?  Nelle due tragedie che completano la trilogia le Danaidi si sposeranno, ma  quarantanove di loro uccideranno lo sposo. Solo una sarà sposa e madre, degna figlia  di Afrodite, inneggiante all’Eros in un frammento della terza opera.

L’amore universale sembra essere il senso del profilo sostanziale di queste Supplici, dove il canto si fa  prepotente protagonista, attraverso la possente  e limpida voce del Cantastorie, che attraversa anche musicalmente questo  “Cunto cantato”, arricchito dai bei movimenti coreografici di Dario La Ferla, dai suggestivi costumi di Elisa Savi, dalle scene nitide e pregnanti, connotate da grandi  totem stilizzati, di Gianni Carluccio. La musica  e il tema dell’immigrazione sottolineano un  esplicito intento educativo, attraverso un chiaro e  popolare riferimento a un  tema di scottante attualità che l’argomento della tragedia suggerisce e supporta, ma anche sopporta, insieme, in alcuni punti, alla sovrabbondanza di canti  di una tragedia-musical indubbiamente coraggiosa,  che stravolge i canoni estetici di un genere che ormai da tempo sostiene fantasiose elaborazioni a cui siamo  avvezzi.

Qui è stato rimaneggiato tutto: lingua, testo, modalità recitative, ambientazione, uso soverchiante del linguaggio musicale sul recitativo parlato. Il risultato è un’opera musicale, piacevole e di grande impatto, ispirata ad Eschilo, ma autonoma nei contenuti e nella forma. Una grossa operazione che ha fatto gridare agli ortodossi:  E’ uno scandalo! Questo non è Eschilo! Con buona pace degli innovatori.

Applausi a scena aperta per il Cantastorie (un brillante Mario Incudine), per  l’afflitto Danao (Angelo Tosto), per le coloratissime e movimentatissime Danaidi (le brave  allieve dell’Accademia d’Arte de Dramma Antico) guidate dalla canora Corifea (Donatella Finocchiaro), per il buon Pelasgo (Un trionfante Moni Ovadia), per l’Araldo a cavallo di un ferrigno cavallo (il pittoresco Marco Guerzoni), per il popolo di Argo e infine per gli armigeri. Le musiche di Mario Incudine eseguite  dal vivo completano il vivace quadro di uno spettacolo da vedere certamente.