L’ostentazione della vita in diretta. ‘Sogno di una notte di mezza estate’ al Goldoni di Firenze

L’ostentazione della vita in diretta. ‘Sogno di una notte di mezza estate’

di William Shakespeare

OLTRARNO | Scuola di Formazione del Mestiere dell’Attore

con Sara Bosi, Lorenzo Carcasci, Cecilia Casini, Giacomo Coen, Maria Costanza Dolce, Camille Dugay, Maziar Firouzi, Giulia Lanzilotto, Luca Massaro, Stefano Parrinello, Giovanni Toscano

musiche eseguite da Samuele Strufaldi

preparazione vocale Susan Main e Alice Bologna

coreografie Carlotta Bruni

canto Gabriele Foschi

scene e luci Loris Giancola

macchinista Cristiano Caria

allievo scenografa Teresa Fano

regia Serdar Bilis

produzione Fondazione Teatro della Toscana

in collaborazione con Maggio Musicale Fiorentino

foto di scena Filippo Manzini

Teatro Goldoni –Firenze

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Famosa la commedia di W. Shakespeare che narra, quasi fosse una favola, le vicende delle nozze ad Atene fra il Duca Teseo e la Regina delle Amazzoni, Ippolita, da lui rapita. Presso il Duca arrivano anche Egeo, sua figlia Ermia, e i giovani Demetrio e Lisandro. Ermia ama Lisandro ed è corrisposta, ma Egeo ha promesso in sposa sua figlia a Demetrio, ed Ermia deve accettare la decisione o prendere il velo per diventare monaca. Lisandro ed Ermia rimangono soli e pianificano la fuga notturna verso il bosco da Atene per sposarsi in un altro luogo. Anche Elena, amica di Ermia è infelicemente innamorata di Demetrio, il quale è invaghito di Ermia. Elena informa Demetrio della fuga di Ermia e Lisandro, ben certa che quest’ultimo inseguirà Ermia. A sua volta Elena lo rincorrerà nel bosco.

Bosco in cui incroceremo il Re delle Fate, Oberon, e la Regina delle Fate, Titania, con i rispettivi seguiti. Fra i due vi sono cattivi rapporti, poiché Titania ha preso a suo servizio un principino indiano, lo stesso che Oberon avrebbe voluto fare suo cavaliere. Poiché Titania rifiuta di cedergli il paggio, Oberon decide di vendicarsi: manderà il folletto Puck a procurargli un certo filtro d’amore, con il quale Oberon bagnerà gli occhi di Titania dormiente: al suo risveglio, la Regina si innamorerà del primo essere vivente che si troverà davanti, qualunque forma egli abbia. Oberon inoltre incarica Puck di stregare Demetrio con lo stesso filtro, affinché s’innamori di Elena. Ma Puck, per errore, versa il filtro sugli occhi di Lisandro, il quale, così, s’innamora lui di Elena. Oltre ai giovani amorosi e al popolo delle fate, nel bosco di Atene vi è un terzo gruppo di personaggi: si tratta di una compagnia teatrale improvvisata, composta da artigiani ateniesi che provano un dramma da rappresentare a Corte la sera delle nozze, Piramo e Tisbe, che la loro imperizia muterà in irresistibile commedia farsesca.

Per prendersi gioco di loro, Puck trasforma la testa di uno degli artigiani, Bottom, in una testa d’asino. Titania si innamorerà proprio di Bottom. Oberon e Puck si divertono nel vedere la magia e i relativi equivoci e scaramucce nate dal loro intervento sugli amanti ateniesi, dopodiché il re delle fate corregge l’errore di Puck, facendo finalmente innamorare Demetrio di Elena. Cala la nebbia e, al risveglio, Lisandro ama Ermia, Demetrio ama Elena e tutti e quattro rientrano ad Atene convinti di aver sognato tutto quanto.

Oberon ottiene da Titania il paggio e libera anche lei e Bottom dai loro rispettivi incantesimi. La conclusione è la celebrazione delle triplici nozze fra Lisandro e Ermia, Teseo e Ippolita, Elena e Demetrio.

Questa è la trama che tutti conoscono, ma non quella magnificamente messa in scena da “Oltrarno, Scuola di Formazione del mestiere dell’attore” in parte fedele all’opera di Shakespeare, in parte, e soprattutto nelle linee essenziali, completamente stravolta.

La troviamo diversa non solo perché si narra di Elena innamorata di Ermia, non corrisposta in quanto quest’ultima è innamorata di Lisandro, non perché Lisandro e Demetrio si amano e neanche perché gli artigiani ateniesi – qua – sono rappresentati come dei tecnici della luce, che concordano di mettere in scena un’opera parallela.

Ciò che più differenzia questa rivisitazione della commedia è il fatto che scuota gli animi ed esorti ad aprire gli occhi, esaltando genialmente tutte le paure, le incertezze e le difficoltà dei giovani.

I loro desideri messi a dura prova dalle convenzioni, dalle regole rigide (in questo caso dell’antica Atene), dalla forma e dal giudizio altrui.

Eppure ci rendiamo conto che, tradendo la lettera o aggiornandola con intelligenza, questa versione del ‘Sogno’ si avvicina più di ogni altra a quella liquida mutevolezza delle emozioni e mutevolezza delle apparenze che rappresenta il tessuto vivo della commedia.

Si tratta di un viaggio mentale e esperienziale, costruito dai giovani interpreti nei minimi dettagli e con grande, e forse inaspettata, sensibilità, che conduce lo spettatore a una profonda introspezione nonché a far proprio questo ‘mondo rovesciato’ così emozionante, questo scardinamento dei dogmi o luoghi comuni sociali, i presunti punti di forza farisaici su cui si edificano convenzione, controllo e repressione di desideri e indentità in qualche modo eversivi.

L’allestimento cattura l’attenzione, nella parte iniziale, anche grazie a una narrazione che non si lascia comprimere nello spazio angusto del canone, risultando spiazzante e perturbante, come doveva essere in origine il ‘Sogno’. Non è questa la trama è il primo pensiero che passa per la testa, con un minimo di sgomento, poi arriva il dubbio di non ricordare bene, e solo dopo prende corpo la consapevolezza che sul palcoscenico si stia cercando di materializzare e trasmettere anche altre inquietudini, oltre a quelle citate, con la webcam che Teseo adopera nei momenti più tragici, rendendo evidenti le espressioni degli attori. Qui prende vita e viene messa in scena l’attuale realtà mediatica, quel fanatismo ostentato di riprendere tutto con il sistema “vita in diretta”.

Una pièce entusiasmante e fresca, ricercata, profonda e snella e – se non ricorderete qualcosa – potrete dire di aver fatto un bellissimo sogno.