La realtà e i sogni. “Corpo e anima” di Ildiko Enyedi

La realtà e i sogni. “Corpo e anima” di Ildiko Enyedi

 

La poco più che sessantenne cineasta ungherese Ildiko Enyedi non vanta al suo attivo molti film. In compenso quelli che ha realizzato sono tutti di indubbio pregio: dal primo lungometraggio Il mio XX secolo (1988) al secondo Tamas e Juli (1997), al recentissimo Corpo e anima (2017, Orso d’oro a Berlino) si tratta infatti di opere di originale ispirazione e, ancor più, di personalissimo estro creativo. L’esiguità di film non attesta peraltro alcuna accidia da parte dell’Enyedi, ma documenta semmai i particolari problemi produttivi esistenti in passato e in tempi più ravvicinati in Ungheria.

Per spiegare a fondo simile stato delle cose, occorre dunque rifarsi a ciò che è stato l’andamento complesso tanto dei criteri produttivi quanto delle particolarità artistiche del cinema ungherese del passato. Sull’onda lunga della nouvelle vague nata e cresciuta ai bordi della Senna, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta Budapest vide presto la fioritura e un solido sviluppo di film di buona mano e di autori di forte tempra narrativa. Uno dei quali – fra tanti – : Miklos Jancso si affermò subito (in patria e all’estero) come l’eletto portabandiera di un cinema davvero nuovo, autenticamente magiaro. Parliamo, s’intende, di tale cineasta proprio come del più rappresentativo, dal momento che, tra le sue opere almeno tre risultano assolutamente eccellenti: I disperati di Sandor, L’armata a cavallo, Silenzio e grido tutti stilisticamente rigorosi e tematicamente affascinanti.

È giusto nel solco della poetica tipica del cinema sofisticato di Jancso che va situato anche l’estro creativo di Ildiko Enyedi, in ispecie per le particolari suggestioni sempre divaganti tra inconsueti spunti narrativi e invenzioni simboliche. In effetti, le tre pellicole cui accennavamo all’inizio costituiscono propriamente una direttrice di marcia coerente ove un filo rosso sapiente indaga, esplora acutamente nei recessi di esperienze esistenziali sofferte. In questo senso, prima di parlare del film attualmente sugli schermi, appunto Corpo e anima, è logico rifarsi, anche sommariamente, ai film d’esordio della Enyedi, Il mio XX secolo e Tamas e Juli.

Dunque, nel film degli inizi, Il mio XX secolo, l’impianto drammaturgico si regge sul conflittuale rapporto tra due sorelle gemelle sbalestrate dopo vent’anni di lontananza in opposti luoghi e in radicali esperienze di vita. Per giunta, per bizzarria del caso saranno amate dallo stesso uomo, vivranno avventura rischiose e radicalmente distanti tra di loro: l’una, donna frivola e gioiosa, l’altra disadattata e ribelle. Così, secondando l’aria del tempo di fine Ottocento e primo Novecento è tutto intrecciato di eventi, di novità, in America e altrove, con ripetuti e gustosi richiami al cinema muto, al melodramma in un caleidoscopio elegante, irresistibile.

In Tamas e Juli, la storia si tiene a un più sobrio criterio evocativo, prospettando la sorte tragica predestinata di due amanti che, per una serie malaugurata di eventi, si portano la morte addosso come un’inesorabile condanna. La vicenda è dislocata tra Ottocento e Novecento e si dipana con toni delicati, colmi di tenerezza tra gli sfortunati Tamas e Juli come un compianto senza redenzione.

Quanto al film oggi sugli schermi, Cuore e anima, siamo di fronte ad un’altra storia patetica (ma senza alcun indugio banale) ove un attempato dirigente di mattatoio interseca la sua esistenza tetra e solitaria con quella non meno desolante di una giovane impiegata. In principio i due mal si intendono e riescono ancor meno a trovare qualche approccio più dolce, ma poi scoprono insieme di fare gli stessi sogni. Una cosa che diverrà la chiave di volta della scoperta tra di loro di amorosi sensi. Il tutto tirato via con tocco garbato e, in ispecie, con l’intrusione di elementi fantastici, allegorici di allettante attrattiva. Ciò che dimostra come Ildiko Enyedi non sarà una cineasta granché prolifica, ma quando realizza un film lo fa innegabilmente a ragion veduta e con risultati considerevoli. Almeno, tale è il messaggio inequivocabile di Corpo e anima. Appunto, la passione e la poesia.