Sauro BORELLI – La moviola del Tempo. Cechov ripensato da Julianne Moore

 

La moviola del Tempo

 


CECHOV ‘RIPENSATO’ DA JULIANNE  MOORE


“The english teacher” di Craig Zisk

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Ci sono film apparentemente poco incisivi che, a uno sguardo più attento, rivelano aspetti, particolarità più interessanti e rivelatori di una distratta considerazione. E’ il caso di The english teacher (alla lettera L’insegnante d’inglese) di Craig Zisk, una vicenduola tra ironica e patetica dislocata nell’habitat convenzionale di una tipica scuola media della provincia americana. Quell’ambiente, in altri termini, che fa da sfondo a tant’altri film made in Usa ove, se lo spunto narrativo non smargina da un rituale racconto a lieto fine, abbastanza spesso – palesando un ricalco di troppe insorgenze di violenza dissennata (studenti assassini, terroristi scatenati, ecc.) – prospetta eventi drammaticamente traumatici, di norma ermeticamente inspiegabili a confronto con una presunta normalità, in effetti incubatrice di sotterranee patologie sociali e politiche.

Questa premessa non cambia, certo, l’impianto e il dipanarsi di una storia che, appunto in The english teacher, progredisce secondo i toni, le cadenze di un semiserio episodio che, arieggiando alla lontana alle inconfondibili atmosfere ambientali e psicologiche del grande Anton Cechov, mette in campo i casi piuttosto sbriciolati di un’insegnante d’inglese un po’ fanée (per non dire non più giovane), Linda Sinclair (formidabile caratterizzazione da parte di Julianne Moore) che, incidentalmente attratta e coinvolta sessualmente da un ipotetico drammaturgo in erba (già suo allievo), s’impelaga – nel corso del farraginoso allestimento di uno spettacolo teatrale all’interno dell’istituto scolastico – in un intrico di pregiudizi, malevolenze, piccoli ma oltraggiosi ricatti che, passo passo, le stanno rovinando la vita, peraltro condotta fino ad allora nella più virtuosa, autosufficiente solitudine.

In particolare, Linda Sinclair è fatta segno, da una parte, dalla dirigenza conformistica della scuola (ove profonde il suo appassionato sapere) ad un’orda di riottosi scolari e, dall’altra, dalla comunità provinciale in cui è calata la storia, di ripetuti dileggi e offese culminanti col suo licenziamento in tronco. Soltanto che, nel prosieguo degli avvenimenti, salta fuori che il progettato spettacolo teatrale non potrà avere luogo senza il suo determinante soccorso (persino finanziario). Cosa che poi si verifica puntualmente con successive fasi di recupero da parte della prodiga Sinclair: il subitaneo ripristino della sua probità professionale e morale; il trionfale esito dello spettacolo fino all’ultimo in bilico; il presumibile risarcimento della stessa insegnante presto corteggiata dal già ostico padre del drammaturgo fedifrago.

Questo, come si dice, è quanto, per quel che riguarda l’aspetto esteriormente formale di The english teacher, ma c’è da dire ancora sulla menzionata “cechovianità” dell’intera realizzazione di Craig Zisk ben coadiuvato oltreché dalla portentosa, sensibile Julianne Moore, da un team di interpreti di considerevole maestria. A questo proposito c’è da ricordare che, in ispecie Julianne Moore, può vantare nella sua prestigiosa, alacre carriera precedenti significativi sulla sua consuetudine con Cechov e la cechovianità: da menzionare privilegiatamente il bellissimo film di Louis Malle Vanya sulla 42° strada e l’intenso Far from Heaven di T. Haynes (che valse alla Moore a Venezia nel 2002 la coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile).

Questo senza contare la messe di ottime performance della stessa attrice per prove certo memorabili come Il grande Lebovsky dei Coen, America oggi di Altman, Magnolia di Anderson, Maps to the stars di David Cronenberg (per il quale fu assegnato a J. Moore il Premio Miglior Interpretazione Femminile al Festival di Cannes 2014, ndr), Still Alice di Glatzer/Westmoreland (Oscar Miglior Attrice 2015, ndr). Insomma, The english teacher non è, certo, una cosa dell’altro mondo. Ma di questo, del nostro mondo, pur tutto acciaccato e dolorante com’è. Cechov in questo ci vedeva lontano e, anche quando, oggi come ieri, si rifanno a lui, alla sua poetica intelligenza (anche in modo approssimato, manchevole come in The english teacher) c’è molto da imparare, fors’anche da commuoversi a ciglio asciutto. Grazie, appunto, alla smagliante, brillantissima Julianne Moore.

Author: admin

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