Anna DI MAURO – Donne in …vetrino (“Studio per Carne da Macello” di Ferrante e De Grandi)

 

Angolazioni  critiche

 

DONNE IN …VETRINO

Il femminicidio sotto i riflettori en plein air. Per Altrove. Al Cortile del Palazzo dei Minoriti a Catania

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Vestite di nero, con qualche giacca qua e là per simulare l’uomo, il grande assente in tutti i sensi, sette donne, tensione al massimo, raccontano le stragi dei nostri giorni. Le vittime?  Sempre le stesse: donne.  Una guerra tra sessi che non è  finita, che cambia volto, ma fondamentalmente è identica a se stessa. Il potere maschile, affermato a tutti i costi, lavato con il sangue, se occorre.  Il tramonto di  questo “ potere”  è notoriamente inaccettato dall’uomo, fragile e restio a rinnovarsi, perché fondamentalmente solo e impreparato, complice anche la mentalità femminile tradizionalmente e biecamente succube.

Il sistema politico e sociale che pubblicamente condanna, segretamente alimenta questa insufficienza, lasciando che l’ignoranza e i pregiudizi prevalgano su una nuova coscienza civile. Occorre conoscere e prevenire. Questo è  il percorso che  per Altrove indica l’ultimo spettacolo di questa rassegna dello Stabile, dedicato al teatro civile:  “Studio per  Carne da macello”, scomodo ma emblematicamente  energico, senza facile retorica, senza compiacimenti, senza inutili compatimenti, senza risparmiare particolari raccapriccianti, senza scivolare nel luogo comune del Maschio-Bestia.

Argomento difficile perché abusato, il femminicidio  qui trova una freschezza e una direzione meno obsoleta, grazie ad un testo volenteroso,  corroborato  dall’interpretazione vigorosa. Scorrono i gesti e le parole.  Un treno in corsa. Sulla ribalta del dolore si aprono finestre. Il tempo del racconto si scompone in quadri dai colori decisi, sfolgoranti, sfasatura cercata nel gioco dei contrasti. Dai fondali della vita schegge impazzite galleggiano davanti ai nostri occhi. Tra le cortine chiuse, per pudore o timore, la verità, scucita a forza appare, ineludibile.   Il ritmo serrato, la ricerca estetica, semplice ed efficace, la forza delle immagini, dei monologhi e  dialoghi serrati, dove le storie trovano una sequenza tragica, intinta di ironia e graffiante sarcasmo, fanno di questo “Studio” un piccolo coltello che può  incidere e incrinare la coscienza civile.

In berlina un sistema di comunicazione degenerato e fallimentare. I mass media, si sa, si nutrono di nefandezze da sciorinare ai curiosi. Carne da macello, anche da morte, queste donne  date in pasto alla cronaca e alle trasmissioni di “approfondimento” vengono offerte alle fantasie malate di chi oscuramente gode di questa  esplorazione. In quest’ottica nella mise en scène si innesta il talk show con intervista all’assassino-eroe, sotttolineando sarcasticamente il bieco voyeurismo dello spettatore televisivo ottuso e perverso, alimentato da questa esaltazione, da questa offerta ignobile della miseria e bassezza dell’essere umano.

La dissertazione virtuale  della  sessuologa con le vittime o i parenti, in medias res, offre invece un serio spaccato di riflessione e di conoscenza di un fenomeno che ha radici ben salde nella psiche di  tutto il tessuto sociale,  spingendo  ad approfondire e a non banalizzare il problema. Anche le donne sono condizionate e “complici” dei delitti sacrificali a cui si sottopongono. Meditate gente, meditate…

Notevoli le performances delle protagoniste, modulate su registri contrastanti, dalla madre dell’uccisa, alienata e distorta dal dolore, alla donna lapidata, alla moglie bistrattata fino all’eccidio, alla vittima strangolata, appesa ai teli di plastica come un crocifisso… una carrellata fitta e incalzante per una Macelleria in palco, mentre dal buio della memoria affiora l’ombra di Ifigenia.

 

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“Studio per Carne da Macello”

Testo e regia di Valentina Ferrante e Micaela De Grandi

Con Elisabetta Anfuso – Giovanna Criscuolo, Micaela De Grandi -Valentina Ferrante- Laura Giordani e la partecipazione della sessuologa Susanna Basile e con Raniela Ragonese.

Musiche e paesaggi sonori di Luca Mauceri

Canzoni scritte e interpretate da Betta.

Costumi  Nunzia Capano

Produzione Teatro Stabile di Catania in collaborazione con Banned Theatre

Al Cortile del Palazzo dei Minoriti a Catania fino al 25 Giugno