Sauro BORELLI- Un’attrice irriducibile (“Adorabile nemica”, un film di Mark Pellington)

 

Il mestiere del critico

 


UN’ATTRICE IRRIDUCIBILE

“Adorabile nemica”, un film di Mark Pellington

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Tra le tante strade tentate da Hollywood, in anni recenti, pur di trovare quella del successo ad ogni costo, risalta l’espediente di mobilitare vecchie glorie del cinema d’antan per combinare storie e storielle più o meno gradevoli destinate, a priori, a riaccendere consensi prevedibili e quantomeno incassi redditizi. Di recente, ad esempio, si possono menzionare i nomi di attori già beniamini del pubblico – e oggi veleggianti tra i settanta e gli ottanta anni – che, a sprezzo di ogni rischio, si avventurano spavaldamente in film forse non memorabili, ma in compenso formalmente corretti, per gran parte accettabili. Tutto ciò grazie al mestiere consolidato dei medesimi interpreti annoverabili come figure allettanti quali Robert Redford, Jane Fonda, Sigourney Weaven, Ann-Margaret, Morgan Freeman, Michael Caine, Alan Harkin, Vanessa Redgrave e giù anzianeggiando senza ritegno.

Tra questa selva di baldi professionisti un ruolo priviliegiato si è conquistato, già da parecchio tempo con film di brillante segno, l’ottantatreenne Shirley Maclaine che, ostentando con sicura fierezza le proprie faticate rughe – dopo la recente performance inglese nella parte della petulante madame Martha Levinson in Downton Abbey – si ripresenta ora nel film di Mark Pellington dall’accattivante titolo Adorabile nemica. Per l’occasione, la simpatica cocotte di Irma la dolce non si atteggia minimamente ad una persona che finge d’essere più giovane di quel che è, ma anzi mette in campo senza timore alcuno la sua autentica identità. Ed è appunto questo l’aspetto anagrafico che innesca una vicenda tutta plausibile, curiosa.

Dunque, l’attempata Harriet Lauler (ovviamente, Shirley Maclaine), benché fino allora oggetto di scarse simpatie da parte del prossimo, si incapriccia nel pretendere da una giovane giornalista prezzolata, Anne (Amanda Seyfrild), una biografia ad uso di necrologio che dia conto, in maniera sostanzialmente positiva, dei suoi pur non impeccabili trascorsi esistenziali. Alla prova dei fatti la dispotica Harriet si rende conto che l’impresa non è proprio facile e, allo scopo di superare le difficoltà di inventarsi una nuova vita, ne combina di cotte e di crude.

Certo l’innesco e lo sviluppo di una simile strategia narrativa concedono parecchie agroilari faccende, ma è sempre la volitiva disinvoltura di Shirley Maclaine che sopperisce nell’imprimere al racconto una garbata buona grazia. Tanto da catturare, alla lunga, la complice collaborazione anche dello spettatore più smagato. Esito prevedibile, questo, dal momento che la carriera di Shirley Maclaine risulta, a conti fatti, più che prestigiosa.

Infatti, a sciorinarla in dettaglio la personale, gratificante avventura cinematografica di questa attrice di temperamento tutto naturale (come, del resto, quello del fratello Warren Beatty) si giunge alla facile constatazione che ha sempre lavorato con un eclettismo davvero prezioso e con risultati di sicuro effetto spettacolare. Basta, al proposito, menzionare oltre le prove degli inizi (Qualcuno verrà, L’appartamento, Irma la dolce, ecc.) la serie di successivi film orientati tra storie sentimentali e scorci più drammatici a caratterizzare soprattutto l’autorevolezza di un’indole personale e la sapienza di un estro creativo davvero felice.

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