Sauro BORELLI- Uno sberleffo d’ironia (“Vi presento Toni Erman”, un film di Maren Ade)

 

Il mestiere del critico

 


UNO SBERLEFFO PIENO D’IRONIA

“Vi presento Toni Erdman” di Maren Ade

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Ci ha messo cinque anni a realizzare – con una gestazione affannosa, paziente – questo suo terzo film, Vi presento Toni Erdman, un canovaccio agro-ilare che dall’originaria Germania divaga in Romania, a Bucarest, trascinando con sé due personaggi eterogenei e paradossalmente complementari. Quali appunto un tale Winfried Conradi, attempato ex sessantottino già insegnante di musica, e la figlia Ines, giovane funzionaria di una multinazionale, fanaticamente determinata nel perseguire ambiziosi disegni di oltranzismo capitalistico.

Il suo nome? Maren Ade, volitiva quarantenne armata di una risolutezza creativa al di fuori d’ogni consacrata tradizione del cinema tedesco. Anzi, suo preciso, originale proposito è proprio quello di imbandire un’incursione tutta imprevedibile, personalissima di ciò che può accadere tra un padre sganciato da ogni convenzionale tipologia di genitore e una figlia altrettanto posseduta dal ruolo di ragazza di marcata intraprendenza professionale. Vi presento Toni Erdman si prospetta così come un unicum ove senso e controsensi, man mano che ci si inoltra in una storia tutta a pezzi e a bocconi, si consolida nella tranquilla evocazione di luoghi, di figure, di situazioni sempre al limite del surreale, del grottesco. In particolare, lo scalcagnato Winfried, animato da naturale bizzarria comportamentale, parte dalla Germania alla volta di Bucarest per raggiungere, in quella città l’indaffarata figlia Ines, interamente occupata nel far carriera all’interno di organismi industriali di grosso peso. Al suo approdo nella capitale rumena, Winfried cozza prevedibilmente contro il conformista treno di vita della figlia. Anche perché non risparmia occasione per mettere in imbarazzo la povera Ines con sortite, atteggiamenti assolutamente incongrui, destabilizzanti.

L’impatto negativo del padre spregiudicato e della figlia malata di attivismo burocratico si risolve presto col ritorno di Winfried in Germania. Di lì a poco, tuttavia, attrezzato di una mascheratura truculenta, l’uomo riparte alla volta di Bucarest. E qui, proprio nei momenti in cui la figlia vorrebbe prevalere con il suo senso opportunistico dei rapporti sociali che contano, Winfried si scatena grottescamente travestito da pupazzone carnascialesco, nel mandare a rotoli le ambiziose intenzioni di Ines.

Poi a un certo punto, le cose – con l’intrusione via via di elementi spurii e di indugi incoerenti col racconto generale – in Vi presento Toni Erdman si infittiscono in un derisorio caleidoscopio ove niente ha più alcun logico significato, se non proprio la manifesta volontà emergente di demistificare, sconnettere tutto ciò che nella cosiddetta normalità costituisce profitto, interesse, denaro, globalizzazione, capitalismo e via speculando con cinico slancio disumanizzante.

Ma, al colmo del trepestare di tanta materia, ecco il colpo d’ala dissacratore: nel corso di un pretenzioso ricevimento, la bella Ines, finalmente redenta dall’influsso più conformista, si presenta spoglia (letteralmente) d’ogni orpello solidarizzando con l’eversivo padre Winfried.

Un apologo, dunque, contro il culto del potere, del capitalismo? Sì e no. Quel che è certo è che Maren Ade si è presa con questo suo terzo film il bel gusto di lanciare un esilarante sberleffo contro l’esistente. E puntando soprattutto su attori prestigiosi, collaudati come Peter Shimoneschek (Winfried) e Sandra Huller (Ines), oltre una folta schiera di abili comprimari, ha compiutamente messo a fuoco uno spettacolo colmo di sapida arguzia e di raro senso del divertimento. Che un film del genere ci giunga dalla grigia patria tedesca è doppiamente gratificante. Ci sembra.

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