Sauro BORELLI- Un medico coraggioso (“150 milligrammi”, un film di Emmanuelle Bercot)

 

Il mestiere del critico

 


UN MEDICO CORAGGIOSO

“150 milligrammi” , un film di Emmanuelle Bercot

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È accaduto in Francia tra il 2009 e il 2011. Una pneumologa di Brest, nel corso delle sue ricerche su farmaci e metodologie in corso da anni per la cura del diabete, prima sospetta e poi constata inoppugnabilmente che la specialità terapeutica denominata Mediator 150mg. in uso generalizzato, ha effetto letale per i pazienti. Tale dottore, Irène Frachon, si impegna subito con grande energia e, coadiuvata da altri colleghi convinti della cattiva consuetudine dell’impiego dello stesso farmaco, ingaggia guerra aperta contro la casa farmaceutica produttrice di quell’infido medicamento. E ancor più contro il Ministero della Salute del tutto inerte.

La vicenda assume subito l’aspetto di una questione poco chiara, dal momento che, nonostante reiterati tentativi presso le istituzioni politiche di affrontare e risolvere il problema della proibizione del Mediator, niente si è fatto in concreto. A questo punto, la brava pneumologa Frachon decide di scrivere un libro di denuncia dal titolo significativo Mediator mg 150: quanti morti? che desta immediati riscontri e reazioni. Si parla già, nell’arco di una decina di anni, di alcune migliaia di vittime provocate, appunto, dalla somministrazione del pernicioso farmaco, senza che fino allora la situazione fosse in qualche modo risolta. Alla distanza, peraltro, e grazie alla risoluta azione di protesta di Irène Frachon, e dei suoi coraggiosi compagni, l’opinione pubblica francese riesce ad aver ragione della cinica speculazione della potente casa farmaceutica produttrice del Mediator e di tutti coloro che l’hanno secondata.

Su questi fatti puntualmente evocati in tutta la loro sconvolgente drammaticità è basato il film di Emmanuelle Bercot (non a caso lei medesima aspirante medico in gioventù) intitolato proprio 150 milligrammi e articolato con piglio crudamente realistico – c’è persino una operazione a cuore aperto in presa diretta – sulle varie fasi di una storia pressoché esemplare. La sceneggiatura scritta con toni recisi, essenziali da Séverine Bosschem, inchioda gli spettatori alla sedia imprimendo al racconto efficaci scorci narrativi pur se di tanto in tanto la ricorrenza di raffigurazioni cruente rischia forse di appesantire il tutto in un eccesso puntiglioso, inessenziale.

In effetti, 150 milligrammi è un film di rigoroso impianto espressivo dove appunto le figure maggiori assumono propriamente la funzione di personaggi-guida di una perorazione irriducibile della battaglia civilissima per la salvaguardia della salute pubblica. E proprio in questo compito il film della Bercot palesa la calorosa passione di Irène Frachon – che sulla traccia dell’analoga lotta della disinibita madre americana Erin Brocovich (l’eroina dell’omonimo film di Steven Soderbergh interpretata da Julia Roberts) – si dimostra un’opera originalmente concepita e altrettanto lucidamente messa in atto.

Un esito positivo, questo, aldilà di qualche insistita digressione didascalica, grazie soprattutto agli interpreti dei ruoli maggiori: l’attrice danese Sidse Babett Kundse (Irène Frachon) e Benoit Magimel, qui chiamati ad una rappresentazione perfettamente aderente ai caratteri, alle fisionomie dei singoli personaggi. In conclusione un film inequivocabile. Certamente da non perdere.

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