Anna DI MAURO- Dante Mpaliermu (“Odissea ar” al Teatro Argentina di Roma)

 

 

Al Teatro Argentina di Roma approda l’ultima messinscena di Emma Dante, per la quale riproponiamo la recensione del nostro critico Anna Di Mauro, scritta al debutto di “Odissea A\R” al Teatro Biondo di Palermo

 

Il mestiere del critico


 

DANTE  MPALIERMU

foto ML Antonelli/AGF

Parodia epica potrebbe definirsi questo “ Odissea a/r” di Emma Dante, il suo ultimo lavoro che ha debutttato al Festival dei Due Mondi di Spoleto e  che  adesso approda (come da cartellone) all’Argentina-Teatro di Roma- La versatile regista palermitana è artefice del Classico dei  Classici di Omero, con cui  si  misura, insieme agli allievi attori della sua Scuola, per meglio approfondire i precedenti percorsi di indagine della istituzione- famiglia e delle sue per-versioni.

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Condotta in una lingua siculo-italiana ampiamente collaudata, assurta a lingua drammaturgica, la vicenda dell’umano, ‘troppo Odisseo’, sfrondata dalle mitiche avventure, narra del suo Ritorno senza eroi,  (a/r segnala che i punti essenziali  del viaggio di Odisseo sono l’andata e il ritorno), attraverso il movimento incessante degli infaticabili corpi in scena degli  attori-allievi, prorompenti di giovinezza e vigore,  tradotto in camminate dallo  stile inconfondibile che incidono ritmicamente lo spazio scenico in un andirivieni vitale e di grande tensione ed impatto emotivo.

Ventitrè  corpi maschili e femminili in gonne e pantaloni neri, camicie e canottiere bianche, schierati ai lati e sul fondo, in un rettangolo aperto da cui emergono i momentanei protagonisti, contenitore e matrice delle scene che si susseguiranno senza sosta, aprono la scena.

Lì’incipit vede il colloquio di Atena e Nike con un esilarante Giove culturista, per favorire il ritorno di Odisseo nella casa da cui era partito, una casa deteriorata  e degradata nell’Attesa.
Il tessuto narrativo affronta  la Telemachia di un tenero, sprovveduto figlio, in procinto di partire alla ricerca di un  padre mai conosciuto da ventanni assente, folgorato  dal  suo improvviso ritorno, sancito dall’agnizione della nutrice.

Centrale  si rivela il suggestivo quadro della simbolica sepoltura di una  Penelope dolente, dove una  tela grigia splendidamente manovrata dal coro si anima  adagiandosi sul corpo della donna, in una tragica sequenza lunghissima ed emotivamente coinvolgente. Piuttosto morta che posseduta  dai Proci beffardi, che intanto gozzovigliano con le ancelle compiacenti, stanche di castità. Costoro, a detta della stessa Dante, sono le figure più divertenti. Maleducati e volgari usurpatori della casa che  depredano,  ambiscono a sostituirsi sul trono e nel letto allo scomparso re.

La giustizia  di Odisseo, ritornato a loro insaputa, si abbatte inesorabile sugli spregevoli pretendenti, proprio mentre pensano di avere vinto la resistenza di Penelope. L’ultima scena vede  il gruppo-famiglia  dell’uomo-eroe con un figlio mai conosciuto e una moglie invecchiata, fragili e imperfetti,  finalmente riuniti davanti alla  carneficina dei corpi falciati dalla collera vendicatrice della famiglia reale, mentre sullo sfondo una finestra con le grate, casa-prigione a cui allude la proiezione, getta una sinistra luce sul fosco quadro del Ritorno, anticipando fughe di dantesca memoria.

Tagliata fuori dunque, a parte brevi cenni, rimane l’intera parte avventurosa del ritorno. Restano gli affetti e il ritorno alle origini. La sostanza sulla quale, nel bene e nel male ruota la nostra esistenza. Una scelta coraggiosa e coerente con le aspre tematiche della Dante.

Lo spettacolo, ricco di evocazioni fantastiche, ma anche di riflessioni sulla condizione umana dell’eroe, decisamente provocatorio, come sempre, sorprende e affascina  per la sua chiave di lettura ironica e graffiante, veicolata da un coro di attori, danzatori e cantanti  immersi e sommersi in abbigliamenti stravolti da  bikini e paillettes, in battute e gags mescolate a momenti tragici, in quell’intreccio inesauribile di cui la Dante è maestra e che sancisce ancora una volta che ci troviamo davanti a un teatro veramente innovativo, di concezione originale e imprevedibile, pur nelle sue costanti.

L’attenzione dello spettatore è costantemente tenuta alta, in  un percorso emotivo che passa attraverso vie tutt’altro che tradizionali o retoriche, velate di una punta di umorismo.
I grandi temi del mito vengono contemporaneamente recuperati e dissacrati, sulla scia di una dolente/divertente  diagnosi a cuore aperto.  Può piacere o non piacere, ma queste, fuor di retorica, si chiamamo Inventiva, Fantasia, Immaginazione, Arte. 

Non a caso la  Scuola del Teatro Biondo di Palermo  è diventata un punto di riferimento per ricercatori e aspiranti interpreti di tutta Italia. A dimostrazione di quanto la discussa quanto apprezzata autrice\realizzatrice si afferma come una delle più significative (spiazzanti) presenze nel quadro della drammaturgia contemporanea, senza confini di lingue e culture.

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Teatro Argentina, Roma

“Odissea  a/r”
Testo e regia di Emma Dante
liberamente tratto dal poema di Omero.
Produzione Teatro Biondo di Palermo.
Scene e costumi: Emma Dante.
Canzoni e musiche di Serena Ganci e Bruno Chiara.
Con:  Gli allievi  attori della “ Scuola dei mestieri dello spettacolo” del Teatro Biondo di Palermo diretta da Emma Dante.

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