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Sauro BORELLI- Dalla favola alla vita (“Captain Fantastic”, un film di Matt Ross)

 

Il mestiere del critico

 

 

DALLA FAVOLA ALLA VITA

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“Captain Fantastic”, un film di Matt Ross

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In principio era la natura. Poi sopravvenne la vita contingente, si moltiplicarono i problemi, le difficoltà. Si potrebbe riassumere così, all’estremo, il nuovo film di Matt Ross, Captain Fantastic, una sorta di favola tutta attuale che prende le mosse da un’ambientazione quasi selvaggia per tramutarsi gradualmente in storia contemporanea. Una storia scandita da vicende, personaggi, situazioni ai margini di una esistenza prima bucolica, poi travagliata da eventi tormentosi. Non tanto, però, da mortificare il vitalismo irriducibile di una folta famiglia statunitense.

L’incipit di Captain Fantastic risulta in questo senso per sé solo indicativo: Ben Cash, un boscaiolo-contadino e la solidale moglie hanno generato sei figli e, insieme a loro, tra i grandi boschi del Nord America mandano avanti la loro terra e, al contempo, una educazione interamente privata quella piccola tribù dedita a lavori ed esperienze e assolutamente eccentrici, alternativi al conformismo, al consumismo correnti. È tanto originale questa convivenza genitori e figli che questi ultimi si considerano scherzosamente dei piccoli “re filosofi” tanto da avere come nume tutelare (anziché un banale babbo Natale) l’antiretorica figura di Noam Chomsky.

In particolare, i sei rampolli di Ben Cash e signora si presentano come individui con caratteristiche psico-fisiche del tutto integre e con attitudini rigorose riguardo allo studio delle materie più ostiche come dei saperi più sofisticati, fino a prospettare il loro destino come logico compimento di una matura consapevolezza delle cose, del mondo.

Tutto ciò, naturalmente, non è il frutto spontaneo di native qualità intellettive e morali, ma è in effetti il portato conseguente delle cognizioni, degli insegnamenti del saggio Ben Cash nell’armonizzare sapienza e ponderazione al di fuori di ogni convenzionalità. E non c’è in questo stesso metodo esistenziale alcun schematico ricorso ai fin troppo facili rimandi alla cosiddetta “cultura dei fiori” o anche alle più tolleranti consuetudini comportamentali. La sostanziale materia narrativa di Captain Fantastic si condensa, in tal modo, in una casistica di pratica libertaria progressista indiscriminata. Di qui, appunto, la messa in campo del filosofo della naturalità, del disincanto contro tutte le sirene del culto tecnologico, delle indulgenze metafisiche.

Parrebbe, dunque, un possibile paradiso laico in Terra il racconto che con abile mano e dialoghi incalzanti Matt Ross costruisce passo passo. Finché, fatale, sopraggiunge una radicale battuta d’arresto. L’amatissima moglie e madre, già malata da tempo, viene a mancare gettando nella desolazione marito e figli che, pur tuttavia, sanno con la loro acquisita saggezza far fronte alla disperante calamità.

In un simile intrico drammatico, determinante si dimostra la prestanza interpretativa del magistrale Viggo Mortensen (appunto il padre Ben Cash) che, attorniato dalla menzionata tribù di figli tra l’infanzia e l’adolescenza, si muove e muove nel contesto di un racconto sempre teso, serrato non privo di qualche garbato sorriso con inarrivabile finezza e sensibilità. Merito anche del più che esperto regista Matt Ross, giustamente gratificato in tanti festival e massimamente a Cannes 2016 di riconoscimenti lusinghieri. A ribadire, d’altronde, la riuscita piena di Captain Fantastic c’è l’ammissione dello stesso Mortensen quando definisce il film non altrimenti che “uno straordinario viaggio emotivo”.