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Sauro BORELLI- Un eroe controverso (“Snowden”, un film Oliver Stone)

 

Il mestiere del critico

 

 


UN EROE CONTROVERSO

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“Snowden”, un film di Oliver Stone

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Oliver Stone, cineasta americano oggi settantenne, pratica da sempre una creatività sostanziata da temi, personaggi, vicende che si rifanno alla vita vissuta, ad esperienze direttamente verificate nel corso della sua stessa avventura esistenziale. A cominciare ad esempio dal suo non dimenticato film sul Vietnam, Platoon, dettato appunto sulla base della sua personale partecipazione (contrassegnata da ferite, riconoscimenti al valore ecc.) a quel conflitto trasposto sullo schermo con un vigore, un rigore che a suo tempo furono premiati da prestigiose valutazioni.

Dunque, un “cinema vissuto” prima che acutamente indagatore di principi, di particolarità di storie incentrate su momenti-cardine della dinamica civile e sociale della nostra contemporaneità. In questo senso sono significativi altri suoi film – quali Wall Street, Salvador, Nato il 4 luglio – dedicati a scorci quasi documentari di una esistenzialità allarmante destinata a drammatizzare parossisticamente gli eventi, le situazioni di un mondo sempre ai margini della dissipazione o del desolante fallimento.

Un grumo di sensazioni rovinose, queste, che caratterizza ora anche il nuovo film di Stone Snowden, tutto ruotante attorno alla eccezionale esperienza di Edward Snowden che, ingaggiato poco più che ventenne nei ranghi della National Security Agency, nel 1993, colto da una irriducibile crisi di coscienza si impossessò e diffuse segretissimi documenti che attestavano le infinite soperchierie verso stati rivali (ma anche verso Paesi amici) della scatenata ossessione spionistica degli Stati Uniti. Il seguito di questa cruciale decisione fu la devastante campagna di denuncia di alcuni coraggiosi quotidiani statunitensi e – di logica conseguenza – una clamorosa ondata di denunce, di procedimenti giudiziari per sventare, appunto, l’azione traumatica di Snowden, presto perseguitato e inseguito dovunque (fino all’attuale situazione di stallo in Russia, ove vive da esiliato sempre sub judice).

La vicenda di Snowden, come si può constatare, è di bruciante attualità, tanto che, già portato sullo schermo da Laura Poitras col documentario Citizenfour (premiato con l’Oscar nel 2014), trovò specifica attenzione nel libro scritto dall’avvocato russo dello stesso Snowden, Anatoly Kucherera (The Snowden files) e da quanto scritto da Luke Harding, corrispondente del giornale Guardian. A questo proposito è più che mai plausibile, come è stato giustamente osservato, che ben altrimenti “Stone tenta di entrare nella testa dell’informatico (Snowden) per scoprire quali ragioni lo abbiano spinto a rischiare la vita pur di rivelare al mondo la verità. Il regista preme sul pedale del dramma politico e lavora sui dialoghi per rendere comprensibile una materia, quella informatica, non di facile comprensione”.

L’esito più significativo di un film straordinario come Snowden, peraltro, è la determinazione con la quale Oliver Stone ha prospettato mettendo in campo una figura densa di pregnanti indicazioni sul funzionamento del tutto spregiudicato della National Security Agency nell’intento di avere ragione di ogni impedimento pur di conseguire i propri poco corretti scopi. In questo proposito Stone ha trovato una corrispondenza perfetta nell’attore che impersona l’eroe eponimo, Joseph Gordon-Levitt, che oltretutto somiglia anche fisiognomicamente a Edward Snowden.

Giusto riguardo a quanto finora detto, Oliver Stone ha anche precisato alcune circostanze per sé sole eloquenti: Snowden, attualmente in Russia “sta bene, ora è più rilassato e felice ed è molto soddisfatto del film cui ha dato un apporto tecnico fondamentale”. In definitiva il cineasta si rifà, anche in questo suo nuovo film, ad un credo che è stato tanta parte del suo repertorio in passato. Ovvero, prendere di petto questioni centrali – come la guerra, il capitalismo, lo spionaggio – e procedere spedito in una dissacrazione serrata, circostanziata nello stigmatizzare, demistificare tutte le nefandezze commesse in nome di alati ideali, mentre invece si tiene in massimo conto soltanto il profitto, la sopraffazione, il dispotismo. Parola di Oliver Stone!