Al Teatro del Canovaccio, Catania, torna in scena sino a fine ottobre “Virginedda addulurata” di G. Torregrosa. Vi riproponiamo le note critiche di Anna Di Mauro
Lo spettatore accorto
SANTI E DIAVOLI NELLA TERRA DEGLI DEI
Al Canovaccio di Catania, uno spettacolo scritto da Giuseppina Torregrossa Regia di Nicola A. Orofino
****
Palco –off, una formula teatrale che dà spazio ad aut-attori contemporanei, chiude i battenti della stagione al Canovaccio, con una novità della siciliana Giuseppina Torregrossa , ginecologa e scrittrice, attenta indagatrice delle passioni e dell’animo femminile. Le sue protagoniste sono donne, come in questa pièce appositamente scritta per Palco-off.
“ Virginedda addurata” è la storia di quattro donne (la versatile e talentuosa Egle Doria che riveste letteralmente i panni della moglie- vittima, della figlia, della madre e dell’amante del marito) e una Santa, Rosalia nella fattispecie.
Le protagoniste di uno sconcertante fatto di cronaca siciliana ( Moglie gravida al nono mese uccisa e arsa dal marito con la complicità della di lui amante) urlano avvicendandosi le loro preghiere, prigioniere in una storiaccia sciorinata davanti all’indifferenza prosaica della vecchia Romita( una delicata, esilarante Francesca Vitale) che risponde alle suppliche tra un caffè e una brioche, invitando le donne a risolversi loro i problemi sulla terra.
Come? Mettendo in atto quel buonsenso trascurato in nome di una religiosità malata, ciarliera e paradossale, che incomoda e fastidia la Santa, ormai stufa delle richieste assurde degli umani, sempre pronti a demandare a chi sta in Alto le loro responsabilità.
La Regia sempre sorprendente di Nicola Alberto Orofino, dinamica, tesa sul filo di un’ironia graffiante, libera la pietà per tanta miseria, esalta i contorni sbrindellati di una sconvolgente vicenda umana, mette a confronto magistralmente le vocianti miserie umane con il silenzio e la ridicolizzata impotenza del divino, in un crescendo che non fermerà certo l’empietà dell’efferato eccidio della moglie, vittima e succube al pari dell’amante, della figlia , della madre, di questo uomo-bestia che scomoda Dio per giustificare un atto “Umano, troppo umano” per dirla con Nietzsche.
Si riaffaccia in questa pièce dai toni volutamente grotteschi la contemplazione di una Sicilia dai cupi miasmi, ricacciandoci inesorabilmente in un Inferno abbondantemente saccheggiato dalla letteratura, dal cinema e dal teatro, tra Eros e Thanatos, in un vortice inarrestabile di passioni arcaiche e violente, dove solo la morte trova spazio. Santi, Sante, Madonne, pregati inutilmente tacciono, perché non ci sono davvero parole davanti a tanta efferatezza: Qui la realtà ha superato la fantasia.
****
VIRGINEDDA ADDURATA
di Giuseppina Torregrossa
Produzione: Palco Off, Le voci del teatro. Associazione” La memoria del teatro” Regia di Nicola Alberto Orofino. Con Egle Doria e Francesca Vitale
Al Teatro del Canovaccio, Catania