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Sauro BORELLI- Nella Los Angeles nera (“The nice guys”, un film di Shane Brack)

 

Il mestiere del critico

 


NELLA LOS ANGELES NERA

 

“The nice guys” nuovo film di Shane Black

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Shane Black, cineasta di soli tre film (Arma letale 1 e 2, Kiss kiss bang bang) e una lunga carriera di sceneggiatore di originale estro, ha  posto mano, con questo suo nuovo The nice guys, a un’altra storia tra il noir di scuola americana e una sorta di commedia scriteriata. Il tutto mischiato con un certo tono sbrindellato, ridanciano, tra quartieri degradati, ambienti porno e inghippi metropolitani di una Los Angeles degli anni Settanta percorsa da poliziotti maneschi, malfattori spietati, povere ragazze perse nel giro del vizio. In breve, l’armamentario classico del cinema d’azione volto a rappresentare con svelto mestiere e ammiccante piglio la quotidiana (quanto antica) lotta tra il bene e il male.

Protagonisti prevaricanti di simile, apparente, garbuglio sono per l’occasione due detective piuttosto disinibiti e resoluti incarnati dal roccioso Russell Crowe (Jackson Healy) e dal più giovane, sottile Ryan Gosling (Holland March) inizialmente “l’un contro l’altro armati” e, via via, sempre più complici, determinati nella loro guerra privata contro qualsiasi soperchieria e rituale vizioso, fino al punto di dimostrarsi, anche loro malgrado, una sorta di angeli vendicatori inesorabili. C’è di mezzo altresì un ben orchestrato intrico dove il capo del dipartimento della giustizia di California, l’influente Judith Kuttner (la ritrovata, sempre splendente Kim Basinger) è fatta segno di un atto criminoso intollerabile: la figlia Amelia della stessa Judith viene rapita e coinvolta forzosamente in un giro porno del tutto spregiudicato.

Ovvio che il gioco così prospettato, le gesta dei criminali con le adeguate risposte dei detective, si fa subito movimentato presto contraddistinto dal concitato susseguirsi di scontri, inseguimenti, sparatorie, situazioni cruente ai limiti del parossismo. Il prosieguo ben presto si consolida in una schermaglia ininterrotta ove gli eroi eponimi, i menzionati detective Healy e March, si ritagliano il ruolo sempre più invadente destinato ad approdare ad un loro personale successo in tutte le aspre contese con i delinquenti.

Va detto che l’intero marchingegno narrativo, abilmente escogitato dal più che navigato Shane Black, è basato principalmente sugli interpreti dei ruoli maggiori, Russell Crowe e Ryan Gosling, che facendo leva su rispettive, personali esperienze in eclettiche prove di sostanziale varietà espressiva toccano spesso l’acme di accattivanti quanto azzeccate caratterizzazioni.

La cosa appare anche più evidente dal fatto che, da una parte, la diversa matrice professionale di Crowe e di Gosling – l’uno neozelandese, australiano, hollywoodiano, l’altro scozzese inurbato in California – imprime un approccio più diretto alle rispettive impersonificazioni dei personaggi; e dall’altra, sostanzia il ricorso a stereotipi (fors’anche abusati) dei poliziotti rotti a tutte le evenienze di una immediatezza, di una verità certo più tangibile di una convenzionale interpretazione.

L’effetto è tanto più probabile rifacendosi a quanto Russell Crowe e Ryan Gosling hanno confessato riguardo proprio alle figure dei due detective da loro impersonati. Così Crowe spiega la sua sensazione: “Diciamo che loro due, proprio come noi due, sono dei veterani che sanno quali bottoni pigiare”. Mentre Gosling ricorda: “All’improvviso mi sono reso conto che, consciamente o inconsciamente, ho continuato a seguire la pista segnata da Russell. Perché tutto quello che ho fatto, lui lo aveva fatto prima di me”.ù

Ciò che, in definitiva, ha impresso a The nice guys, oltre all’imprinting che si diceva all’inizio da parte del volitivo regista-sceneggiatore Shane Black, una proporzione relativamente nuova, ma grazie all’incalzare dei gesti, delle azioni precipitose anche una immagine anacronistica della Los Angeles “nera” ancora plausibile, convincente.