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Anna DI MAURO- Pensiamoci, Pirandello, pensiamoci (di scena al Brancati, Catania)

 

Lo spettatore accorto

 


PENSIAMOCI, PIRANDELLO, PENSIAMOCI…


A proposito di “Pensaci Giacomino”, regia di Giuseppe Romani, di scena al Brancati di Catania

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Tratta da una novella omonima scritta nel 1910, trasposta drammaturgicamente per Angelo Musco in vernacolo nel 1916, “ Pensaci Giacomino” di Luigi Pirandello debuttava al Teatro Nazionale di Roma per poi approdare nel ’17 alla versione italiana, ricevendo l’imprimatur dalla critica, dopo avere suscitato le ire dei cosiddetti benpensanti. Infine nel 1936 Angelo  Musco  interpretava il professor Toti nella trascrizione cinematografica di Palermi.

La celebre commedia rivive oggi sul palco del “ Brancati” a Catania, in un adattamento che si avvale di un Cast collaudato e di una scenografia alquanto essenziale sullo sfondo di proiezioni, tra cui un documentario della Catania storica, nel quale si intersecano le immagini degli attori, il vecchio e il bambino, in una poetica trascrìzione dal vago sapore retrò.

L’argomento, alquanto audace, propone un matrimonio salvifico tra un vecchio professore di liceo solo al mondo, Agatino Toti( (il  misurato e intenso Miko Magistro) e una giovanissima figlia del bidello della sua scuola Cinquemani, (il sempreverde Tuccio Musumeci) e della di lui moglie, Marianna ( la caratterizzazione della  Mignemi suscita ilarità ad ogni apparizione)  Luzzidda, ( nella trepidante freschezza di Roberta Andronico)  innamorata e rimasta incinta di Giacomino, ex alunno squattrinato e senza lavoro. Nelle intenzioni del Toti, l’unione avrebbe garantito  una posizione economica e sociale alla ragazza e al bambino  e alla giovane coppia di continuare a frequentarsi nella casa maritale, poiché il rapporto tra il professore e sua moglie era solo formale:  alla sua morte ella  avrebbe ricevuto la pensione del marito, estorta allo Stato, ob torto collo, per vendicarsi della sua avarizia nei confronti del pubblico impiego.

La sfida non si limita all’ambito politico, ma  il professore dovrà affrontare  l’assetto sociale, riverberato negli occhi scandalizzati di tutto il paese e nel suo ipocrita perbenismo di cui si farà portavoce la Chiesa stessa, nei panni di padre Landolina.

Persino la famiglia beneficiata di Cinquemani, travolta dallo scandalo, non frequenta la casa e si schiererà con i benpensanti.

Solo contro tutti, il patetico Toti continua ad occuparsi della felicità della coppia, riuscendo a trovare un lavoro a Giacomino e persino un’inattesa eredità, devoluta ai due giovani.

Colpo di scena : Giacomino diserta la casa del professore gettando la “famiglia” nella disperazione.

La  cruda verità il professore, recatosi  con il bambino a casa di Giacomino per chiarire il comportamento insolito, dovrà affrontarla in un finale aperto dove il monito “ Pensaci Giacomino”, chiude la scena  lasciando spazio alla riflessione di Giacomino e dello spettatore.

La generosità ossessiva e invadente di Toti lascia trapelare qualcosa di nevrotico nel suo comportamento che porta chiaramente i segni di un mutamento: L’egoismo accentratore di un vecchio che, a dispetto di tutto e di tutti, vuole accanto a sè una giovane donna e il di lei figlio, chiamati a riempire il vuoto desolante di un’esistenza grigia e spenta( “ Solo come un cane” si definisce lui stesso), ci pone davanti a una complessità psicologica novecentesca, in quel sentimento del contrario che ci fa sorridere  di una solitudine feroce e sconsolata, celata dietro la maschera della munificenza. Eroe contro il pregiudizio e al tempo stesso patetica vittima di una condanna sociale,

il vecchio qui agisce e pensa  alla luce di una vigorosa  giovinezza, scardinando le porte di una morale stantia, inutile se non dannosa, simbolo del tentativo disperato  dell’uomo solo  e prigioniero nei ruoli  di un sistema sociale, statuale ed esistenziale oppressivo, scarnificante, stritolante.

Liberarsi dalla maschera  è possibile?  L’interrogativo posto allora  ben si incastrava  in un clima dovela guerra e il destino di un’Italia fragile in cerca di un posto al sole non poteva  che spalancare le porte ad un abisso insondabile. Il tema è quanto mai attuale.

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“Pensaci Giacomino”

di Luigi Pirandello Produzione : Teatro della Città Regia : Giuseppe Romani  Scene: Matteo Musumeci  Costumi: Sorelle Rinaldi   Con : Miko Magistro- Roberta Andronico-Delisi Luca Iacono-Tuccio Musumeci- Margherita Mignemi- Olivia Spigarelli-Riccardo  Maria Tarci- Agostino Zumbo-Raniela Ragonese- Federico D’Agosta

Teatro “ Vitaliano Brancati”di Catania