Lo spettatore accorto
MARTOGLIO, MON AMOUR…
“Voci di Centona” al Teatro E. Piscator di Catania
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Al teatro “ E. Piscator” di Catania è andato in scena “ Voci di Centona”, con adattamento e regia di Giovanni Calabretta; un ‘ennesima versione dell’opera poetica più famosa del celebre comediografo, giornalista , poeta nonché sceneggiatore e regista cinematografico Nino Martoglio. La figura, la statura artistica di questo scrittore poliedrico, ingiustamente trascurata dal panorama letterario nazionale (pioniere, per chi non lo sapesse, anche del cinema italiano), vennero riconosciute da Pirandello. Che considerava il collega e conterraneo uno dei massimi esponenti della letteratura vernacolare, affermando “ Il teatro siciliano vive massimamente per lui e di lui che ne è il vero ed unico fondatore”.
Un doveroso omaggio dunque quello del Calabretta, unito al desiderio di rovistare tra i versi di una Catania popolare e ormai perduta, di ritrovare voci, volti, suoni dagli accenti ormai desueti, quasi una lingua straniera, di risvegliare la memoria di una poesia assurta a un totem del nostro vernacolo e a ridarle vita drammaturgicamente, mettendo a frutto alcuni laboratori nell’ambito delle iniziative dell’UNITRE di Catania.
Un cortile tra scale, reti, panni stesi, pentole en plain air accoglie il variegato harem della medina catanese in cui s’aggira, testimone curioso e benevolo, unico uomo, Martoglio. Cogliendo fior da fiore, ecco in vivaci quadretti, colorite sfaccettature, rivivere le donne della Civita, l’antico quartiere della Catania storica, chiassose, variopinte, rissose, innamorate, pettegole e sagge:
un microcosmo che si fa rappresentazione dell’esistenza semplice di gente semplice, ma ricca di sentimenti, passioni, speranze, sogni…nerboruta nella sua fragilità che è povertà e bisogno, ma sempre a testa alta, con il piglio e la baldanza del popolo catanese, sempre pronto a combattere la sua battaglia quotidiana nell’indigenza, nonostante l’ignoranza, a fronte di un’ingiustizia strutturata nel tessuto di una Sicilia che sopporta e sa sorriderne.
La “Centona” ancora una volta si coglie come velato e pittoresco rappresentarsi di un mondo altrimenti perduto, filtrato dall’occhio esterno, ma commosso e partecipe, di una personalità che cerca di dialogare con una terra odiata e amata, consegnandola all’ immortalità.
Un plauso al regista che ha anche adattato il testo e a tutta la volenterosa compagnia, uniti in questo sforzo di rieditazione di un testo caro ai catanesi, spesso relegato fondamentalmente a rimembranze locali, meritevole, per il suo valore intrinseco di fertile testimonianza della cultura popolare, di un coraggioso innesto in ben più ampi orizzonti.
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“Voci di Centona”
Testi di Nino Martoglio
Adattamento e regia : Giovanni Calabretta Con: Gli allievi dell’Unitre di Catania.
Teatro “ E. Piscator” di Catania