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Anna DI MAURO- Memento mori (note su “Morte di un giudice”. Teatro del Canovaccio di Catania)

 

Teatro  Opinioni

 


MEMENTO MORI

Laura Giordani
Laura Giordani

Al Teatro del Canovaccio di Catania è in scena Morte di un giudice, novità di Giovanni Coppola,    ispirato all’ eccidio del giudice Rocco Chinnici, il coraggioso magistrato che aveva creato il rivoluzionario “pool antimafia”, barbaramente trucidato da “Cosa nostra” il 29 Luglio del 1983, efferato omicidio che avrebbe inaugurato lo sciagurato attacco allo Stato della mafia stragista con il c.d. “metodo libanese”, foriero di una lunga scia di lutti nelle file dei magistrati, delle forze dell’Ordine e delle vittime innocenti casualmente coinvolte. Anni di orrore che hanno spinto un cittadino sensibile a leggere, documentarsi e infine scrivere, per non dimenticare, per svegliare o risvegliare le ottuse e colluse coscienze dei siciliani.

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L’adattamento teatrale del testo e la messa in scena è di Laura Giordani (nella foto in alto), regista ed essa stessa interprete di questa tragedia annunciata, paludata nel simulacro di una misteriosa effigie, un incappucciato, inquietante presenza, che incombe attraverso suoni cadenzati, litanie, canti  su due morti che prendono vita: il portiere dello stabile sventrato dal tritolo (un appassionato Saro Pizzuto) e un poliziotto della scorta, giovane e quasi inconsapevole  (il delicato, pressoché evanescente, Riccardo Vinciguerra).  Dalle due vittime si dipana il racconto dell’eccidio e della lunga lotta alla mafia  intrapresa dal giudice scomodo, platealmente eliminato, a memento per tutti coloro che osavano (ed osano)  ingaggiare questa epica lotta contro il novello, inferocito e criminale, mostro Leviatano.

I morti non parlano, ma questi morti hanno preso la parola contro i “ Muti” siciliani, contro il boato delle auto imbottite di tritolo, contro il pianto delle madri, orbate dei figli. Nell’epilogo il pietoso canto di una madre  (la versatile Laura Giordani), sbocciata dal nero simulacro di morte, intonerà una nenia per il figlio ucciso, cullando il suo destino e chiudendo la pièce con un’arringa dura, serrata, appello a una Sicilia desolata e inebetita, monito alle coscienze ottuse. La stessa madre, dopo aver pietosamente coperto i due morti con un bianco sudario, chiuderà il sipario su questo ennesimo dramma consumato in una straziata Sicilia.

Parlare di mafia non è facile, né innovativo. L’argomento si presta a vieta retorica e a tediosi luoghi comuni. In questo onesto teatro civile che onora le vittime e invoca Giustizia e Verità apprezziamo lo sforzo di un sincero immaginario, veicolato anche dalla ricerca scenografica evocativa,  realizzata da Gabriele Pizzuto, che riscatta la temuta ovvietà e ci  consente di essere, ancora una volta, muti commossi e partecipi testimoni.

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Morte di un giudice di Giovanni Coppola

Teatro del Canovaccio di Catania  Adattamento e Regia: Laura Giordani  Interpreti:  Saro Pizzuto, Laura Giordani,  Riccardo Vinciguerra.   Repliche sino al 31 gennaio