Il mestiere del critico
L’ORESTEA IN MUSICA
Agamennone
Dopo avere debuttato al Teatro Mercadante di Napoli, è di scena al Verga di Catania l’unica trilogia completa giunta fino a noi di Eschilo, l’Orestea, costituita da Agamennone, Coefore\ Eumenidi
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La tragedia degli Atridi si impone per il riverbero sconvolgente del truculento pasto che Atreo, fratello di Tieste, ammanisce allo sventurato padre ignaro : le carni degli stessi figli, orribile vendetta su cui piangeranno ed espieranno tutti i discendenti della trucida schiatta, a cominciare da Agamennone, figlio di Atreo. La Nemesi di ellenica memoria colpisce i figli dei rei padri, in una catena di sangue e dolore che si spinge avanti, legando e imbrattando le generazioni successive.
In questo caso tuttavia Agamennone espierà anche la sua tremenda colpa: il sacrificio della figlia Ifigenia per consentire alla flotta greca di riprendere il viaggio alla volta di Troia.
Questo delitto sarà causa dell’uccisione di Agamennone (un grave Mariano Rigillo), per mano della sposa, la fiera e indomita Clitennestra, (la sempre poderosa Elisabetta Pozzi) prima apparentemente felice del ritorno dello sposo che onora con tappeti di porpora (sinistro presagio del sangue che sarà tra poco versato ) in realtà decisa a vendicare la morte dell’amata figlia, pur se disapprovata dai vecchi saggi che piangono la morte del loro re appena ritornato, dopo dieci anni di guerra lontano da Micene.
Il Ritorno e la Morte sono i due grandi temi superbamente accostati, su cui ruotano i toni cupi e nitidi di una scena dominata dalla nera terra, elemento su cui si apre la storia, da cui emerge il Coro e lo stesso Agamennone, terra che è patria e sepolcro insieme, in un suggestivo e potente segno evocativo. Le porte della reggia fanno da sfondo solenne al paesaggio desolato che si spalanca all’ansia dell’attesa. Il popolo attende il sovrano per festeggiarlo, la sua sposa per ucciderlo.
Il ‘dissidio’ emerge nei cromatismi che spaziano dal nero al grigio, al vermiglio, fino al bianco, in un accostamento di contrasti in crescendo che è metafora del conflitto insanabile tra la ragion di Stato e il sentimento, tra la madre, orbata della figlia per mano del padre, e il re-padre vittorioso e colpevole, che, alimentando ancora di più la fiamma dell’odio, porta con sé, schiava e concubina, Cassandra (una intensa e vibrante Gaia Aprea), figlia di Priamo, profetessa di Apollo, condannata a non essere mai creduta.
Ella predirà inascoltata la sua stessa morte insieme a quella del re, in preda al delirio profetico, e di lì a poco giacerà accanto al sovrano, entrambi avvolti in un sudario rosso, mentre Clitennestra, ancora lordata del sangue versato, inalberando l’arma dell’eccidio, rientrerà nella reggia accanto all’amante, Egisto, insieme al quale governerà la città stupita e sgomenta.
Imponente e suggestiva la regia di Luca De Fusco, che ha sapientemente attualizzato la drammaturgia classica, intessendo in un’opera antinaturalista musica, danza, video, attraversati dalla potenza recitativa volutamente asciutta e anti retorica di un cast di grandi talenti. Pregevole nella realizzazione delle scene e dei costumi, in un denso intreccio di Oriente e Occidente, l’impegnativo progetto ha visto fianco a fianco lavorare due artisti israeliani (coreografa e musicista) accanto ad un’attrice di origine palestinese.
Lo spettacolo proseguirà a Roma al teatro Argentina dal 19 al 24 Gennaio e a Firenze dal 26 Gennaio al 7 Febbraio
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Agamennone
di Eschilo con la traduzione di Monica Centanni Produzione del Teatro stabile di Napoli e del Teatro stabile di Catania
Regia : Luca De Fusco Con: Mariano Rigillo, Elisabetta Pozzi, Gaia Aprea, Angela Pagano, Claudio Di Palma, Giacinto Palmarini, Anna Teresa Rossini,Paolo Serra
Danzatrici della Compagnia Korpe Scene: Maurizio Balò Costumi : Zaira De Vincentiis Coreografie: Noa Wertheim Musiche: Ran Bagno Video : Alessandro Papa
Di scena al Teatro Verga