Script & Books

Anna DI MAURO- Metamorfosi..e il ciliegio si fa ulivo (Cechov’ riletto’ da Sammataro. P. Teatro, Catania)


Il mestiere del critico

 

 

METAMORFOSI… E  IL CILIEGIO SI FA ULIVO

Apre la stagione 2015/2016 del Piccolo Teatro di Catania   “ Alla fine del tempo dell’ulivo”, un testo di Piero Sammataro (nella foto), liberamente ispirato a Cechov.

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Da giovane, Piero Sammataro (cui si deve la stesura di quest’opera mirabile) era stato (nel senso di ruolo teatrale) Trofimov, nella storica versione de  “Il Giardino dei ciliegi” del 1974 di Giorgio Strehler.  Questa esperienza apriva nella sua sensibilità d’artista siciliano (scomparso lo scorso anno) una finestra sul mondo dell’anima  russa, la cui affinità con l’anima siciliana si delineava, innestandosi su una precedente scrittura, il Racconto dell’ulivo, ambientato nella Sicilia del primo dopoguerra.  Ne nacque una scrittura, piccola eredità teatrale per la prima volta rappresentata,con la regia di Saro Minardi.

Lo spettacolo è dunque il  postumo, non formale omaggio ad un Maestro che  sapienza artistica ed umana hanno saputo trasformare in un testimone di verità per i suoi allievi, per il teatro, per la vita.    La prima scena è il racconto dell’ulivo : un vecchio  e un gruppo di  giovani ricordano una  storia, immersi  in una mitica Sicilia senza tempo.

Nella seconda scena, siamo nella Sicilia del primo dopoguerra. Spera, donna ancor giovane e bella, ritornata dopo anni di assenza dalla lontana, mitica Parigi, dove ha condotto una vita di lussi e sprechi, insieme alla figlia Ania, ritroverà la sua famiglia che le attende con ansia :  Viola,figlia adottiva, sfiorita e inacidita;  il fratello Federico  disorientato,  in precarie condizioni economiche; la casa e il podere ipotecati. Unica testimonianza degli antichi fasti la domestica e un vecchio servo, Cosimo, custode  dei ricordi e degli affetti. In casa si è ormai allocato  il giovane Gregorio, figlio del contadino del podere, uomo d’affari  in compiaciuta familiarità con i padroni.

Nonostante la forzata allegria degli incontri e dei discorsi che si intrecciano tra gli ospiti, tra cui Nato, lo scrivano, e uno studente,Vanni, il dramma incombe. Un viandante, il Reduce,  irrompe sulla scena farneticando la sua verità di guerra e di  morte, tingendo di scure pennellate il quadro già cupo di un mondo in disfacimento.I possedimenti della famiglia sono in pericolo. Debiti e cattiva amministrazione hanno ridotto in povertà i  vecchi padroni  che dovranno abbandonare  per sempre la casa e l’uliveto, venduti all’asta per necessità. L’acquirente è il giovane, ambizioso  Gregorio, tronfio per rivalsa, che chiederà le chiavi in una scena di lenta disfatta. Tutti vanno via, mentre sul vecchio servo, dimenticato, si spengono le luci del sipario, metafora di un mondo che scompare.

Un carosello di tensioni ed esplosioni di gioia e speranze deluse percorre il tessuto drammaturgico di questo lavoro corale che si avvale di un cast affiatato e compatto.   Sul filo di un destino  che è incontro di due mondi lontani e pur sovrapponibili, la Russia e la Sicilia trovano qui il loro apice declinato da una lingua arcaica, un Siciliano universale, che porge il peso di una perdita  e di un sofferto cambiamento.  L’aristocrazia cede malinconicamente  il passo ai nuovi ricchi, tema caro a Tomasi di Lampedusa e a Verga. La struggente nostalgia che accompagna il declino del Gattopardo e dei Trao di Mastro Don Gesualdo echeggia in questo Uliveto secolare, distrutto in nome del profitto.

La bellezza della natura primigenia lascerà il posto ad un progetto di brutale  edificazione. Il tema universale del Giardino perduto, Eden di Cechoviana memoria, è allocato in un’isola del Mediterraneo che della Russia magicamente echeggia i toni emotivi, le esuberanze passionali, in una affinità elettiva che Strehler aveva intuito  e Sammataro immediatamente condiviso, fatto proprio  e tradotto in questa  sensibile scrittura drammaturgica, finalmente  in scena.

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Al Piccolo Teatro di Catania

Produzione: associazionecittàteatro  Progetto scenico e regia: Saro Minardi

Costumi: Rosy Bellomia.  Con: Maria Grazia Cavallaro, Saro Pizzuto, Giuseppe Balsamo, Silvia Corsaro Bocca di Fuoco

Carmela Sanfilippo,Amelia Martelli,Gabriele ArenaEnrico Manna,Nanni Battista,Daniele Sapio, Aldo Toscano,Giovanni Calabretta