Angelo Fortunato Formíggini: umorismo e tragedia di un ebreo votato alla cura dei libri

Angelo Fortunato Formíggini: umorismo e tragedia di un ebreo votato alla cura dei libri

@ Rinaldo Caddeo, 22 maggio 2024

Il titolo del libro ci fornisce subito le coordinate, il cardo e il decumano. Il cardo, da nord a sud, direi che sia l’umorismo. Il decumano, da est a ovest, la tragedia.

Partiamo dal cardo e in primo luogo dal linguaggio e dallo stile impressi alle pagine di questo libro dal suo autore: Antonio Castronuovo. È sufficiente, per rendersene conto, leggere l’indice che, giustamente, si trova all’inizio: Mihi confricor: una sorta di introduzione; Il volo di protesta; Cosa bolliva nella pentola della razza; L’accento sulla i; La memoria al macero; Tra sartine e schiamazzi; Ridere con laurea; Corda e cappuccio; La secchia in festa; Svegliarsi con lo stesso naso, ma editori; Un tale gratis; La carrozza e la trincea; Er mejo fico der mio bigonzo; Disarmare l’osceno; Le oche del Campidoglio; Metti una risata in camera; Meglio gli avanzi dei precotti; Le medaglie rubate; Raccontare aneddoti; Italia che scrive (molto) e legge (poco); Pesce d’aprile con fonografo; Come ti scippo l’istituto; Tra marmi, bernoccoli e ficozze; Italia castelvetranizzata; Il rompiscatole tascabile; ?; Pedagogie ed enciclopedie; Cantonata e svelamento; Il fascismo preso a pasquinate; Ci è venuta l’hitlerizia; La condanna della noia.

È un’enciclopedia di giochi di parola, paradossi, metafore, parodie, allitterazioni, ellissi, condensazioni con spostamento linguistico (l’hitlerizia: vedi il famigerato familionari del motto di spirito di Freud), tra Tristram Shandy di Sterne, gli epigrammi e i micro-drammi di Campanile o La grammatica della fantasia di Rodari.

Potete immaginare che cosa vi aspetta!?

Posso solo dire che le aspettative non andranno deluse e non tradiranno l’umorismo della vita e delle opere di Formiggini, di cui sono feconda derivazione. Inoltre, queste pagine riusciranno, con precisione certosina, a fornirvi tutte le informazioni indispensabili per capire chi era e per sapere che cosa ha combinato di così importante nella storia della cultura e come nel periodo storico in cui visse.

E il decumano? Che cosa è?

È lo sfondo: lo sfondo storico. Non è un fronzolo ornamentale innocuo l’epoca in cui visse Formiggini e in particolare l’epoca in cui esercitò la sua attività di editore: il fascismo. Formiggini ha goduto della fortuna/sfortuna di essere ebreo. La fortuna: l’iniziativa e l’umorismo speciale dell’esprit ebraico. La sfortuna: le leggi razziali del 1938 che lo privarono bruscamente e brutalmente di tutto. E prima ancora la volontà di fascistizzare, (esercitata, nel caso specifico, trattandosi di cultura, soprattutto da Giovanni Gentile), tutte le iniziative fruttifere e le organizzazioni autonome della società, (nel caso specifico: le iniziative, le idee, le proposte, i progetti di Angelo Fortunato Formiggini).

Ma chi era Angelo Fortunato Formiggini?

Nato il 21 giugno 1878 a Modena, ultimo di cinque figli, morto suicida il 28 novembre 1938, gettandosi dalla torre campanaria Ghirlandina (dove si trova la secchia rapita, quella resa celebre dall’omonimo poema eroicomico di Alessandro Tassoni) a Modena, fu molte cose e molte persone in una.

Fu autore fecondo e geniale di scherzi, pasquinate, pesci d’aprile.

Studente vivace e burlone, il suo esordio letterario fu un poemetto satirico, La divina farsa, ovvero la descensione ad inferos di Formaggino da Modena, in cui mette alla berlina studenti, bidelli e professori del Liceo Galvani dove studiava a Bologna. Quando venne scoperto, scattò la punizione esemplare, decisa da Consiglio dei prof e Preside: l’espulsione perenne dall’Istituto e per quaranta giorni da tutte le scuole del regno (2 dicembre 1896).

Risale alla memoria un altro ingegno bizzarro, studente altrettanto vivace, Carlo Goldoni, quasi due secoli prima espulso, per aver scritto un poemetto satirico sulle donne pavesi, dal Collegio Ghislieri di Pavia.

Formaggino non si arrende. Torna a Modena. Collabora a giornali satirici locali con poemetti in dialetto. Fonda l’Accademia del fiasco e si laurea a pieni voti in Giurisprudenza con una tesi di diritto ariano e semitico che in seguito dichiarerà inventata di sana pianta.

Nel 1907 consegue una seconda laurea in Filosofia Morale a Bologna con una tesi seria sulla Filosofia del ridere: una teoria dell’umorismo al crocevia tra Bergson, Croce, Rabelais, (un anno prima del Saggio sull’umorismo di Pirandello) che indaga teorie e meccanismi del riso, non senza una bozza di sociologia della risata.

La fiducia in una comicità costruttiva ha accompagnato Formiggini per tutta la sua vita e la sua carriera fino a prefigurare una specie di utopia del riso, luogo di un riso umanitario che promulgasse la fraternità e il pacifismo.

Ho pensato al Manifesto del controdolore (1913) dove Palazzeschi dichiarava il riso come la cura migliore del dolore e sosteneva che il riso è una prerogativa dell’uomo, degna di essere coltivata e studiata seriamente.

Nell’aprile 1908 fonda una Casa del Ridere, una sorta di tempio/museo della comicità, da aprire in una sala della sua nuova casa a Roma, dove tutti possono adorare il nuovo dio, godendo dell’invio di giornali, stampe, caricature, fogli volanti, libri comici, ecc. In cambio, il nome dei donatori sarà registrato in una sorta di tabula gratulatoria.

Il paradosso è che, (siamo ancora nel pieno della Grande Guerra, al suo culmine finale), l’iniziativa riscuote un eclatante successo presso i giornali di trincea (“Guerra alla guerra”, “L’Astico: giornale delle trincee”, “La Ghirba”, “La Giberna”, “La Marmitta”, “Signorsì”, ecc.) che inviano in abbondanza e con entusiasmo il materiale richiesto. Questa collezione sarà arricchita dai classici della comicità, da Machiavelli a Balzac, da Esopo a Trilussa, passando per Sacchetti, Cervantez, Tassoni, e molti altri, raccattati da Formiggini su bancarelle e in librerie. Ora si trova presso la Biblioteca Estense di Modena.

Formiggini fu, inoltre, mediatore/inventore di conviti esilaranti, di facezie, di barzellette e autore di epigrammi-epigrafi antiregime, soprattutto dopo la svolta antisemita e razzista, di cui citerei, uno per tutti: «Volere una razza soltanto/ in tutta l’Italia/ è come/ volere un sol tipo di pesci/ in tutti gli abissi del mare» (Antonio Castronuovo, Formíggini, Vita umoristica e tragica di un editore del ‘900, Pendragon, Bologna 2024, p.174). Non potrebbe valere anche per chi si sente minacciato, oggigiorno, dalla sostituzione etnica?

Ma Formiggini fu soprattutto, dal 1908, un piccolo, grande editore. Piccolo per le dimensioni e le caratteristiche artigianali del suo lavoro. Grande per visione, genialità di progetti e scelte editoriali e anche per la generosità principesca, poco imprenditoriale, (a volte talmente dispendiosa da risultare auto-distruttiva), con cui condusse le sue molteplici iniziative. Le sue collane: I profili, Apologie, Medaglie, Lettere d’amore, Polemiche, Guide radio-liriche, Aneddotica, per indicarne solo alcune, sono gioielli sia della divulgazione sia della ricerca all’insegna dell’eleganza e della sintesi, dell’ampiezza di tematiche e di vedute, della varietà degli approcci, della multidisciplinarietà, della libertà e varietà di parola, a cui collaborano le migliori menti del tempo (da Croce a Concetto Marchesi, da Bontempelli a Spaventa, solo per fare qualche nome).

Castronuovo le analizza, una per una, esaminandone obiettivi, caratteristiche qualitative e quantitative, pregi e difetti.

La collana dei Classici del ridere, (da Apuleio a Swift, passando per Petronio, Esopo, Boccaccio, Bracciolini, Voltaire, ecc.), con centocinque volumi, dal 1913 al 1938, non è soltanto un contenitore di libri, ma compone un ampio repertorio, all’insegna di una Weltanschauung, liberale e solidale della comicità.

Il suo capolavoro editoriale fu l’ICS, L’Italia che scrive, rassegna bibliografica mensile con l’indicazione di tutte le pubblicazioni aggiornate, con tirature che arrivarono a 30000 copie: «Fu la rassegna bibliografica più importante di quegli anni: ventuno annate con tredicimila libri recensiti, cinquantamila annunciati, millecento articoli pubblicati.» (Castronuovo, Ibidem, p.130). C’era una rubrica geniale, Idee senza editore, in cui «gli aspiranti scrittori spedivano gli “estratti” dei libri che avevano nel cassetto. Se una qualsiasi casa editrice si dimostrava interessata all’idea poteva farla sua, contattare l’autore e pubblicarla. Un bel servizio.» (Ibidem, p.130). Tutte iniziative che testimoniano non solo amore per i libri, per tutti i libri, ma soprattutto una progettualità avveniristica che cerca di creare una rete di connessioni (informazione e comunicazione) tra lettori e lettori, tra autori e lettori, tra autori potenziali e editori, con i mezzi a disposizione di una società gutenberghiana, un secolo prima della creazione del web e dei social.

Antonio Castronuovo

Questa come altre iniziative, tra cui il progetto di una Grande Enciclopedia Italica (poi la Treccani), vengono fagocitate dal fascismo, tramite Giovanni Gentile. È lo scippo. Formiggini è sempre più esautorato e segregato dal regime. Il colpo di grazia saranno le leggi razziali del ’38 che estromettono definitivamente Formiggini da tutte le imprese e attività da lui create.

Il suicido di Formiggini, come mette subito in chiaro il libro di Castronuovo con il primo capitolo, è un volo di protesta. Una messa in scena accurata e simbolica: «Buttandosi giù a capofitto, egli sollevava coraggiosamente il volto, guardava in faccia il tiranno – Mussolini, il Duce in cui aveva creduto e che gli aveva poi voltato le spalle con le leggi razziali – e lo inceneriva col terribile sguardo del catoblepa. Mitico animale dei bestiari più antichi, il catoblepa era simile allo gnu e si narra che tenesse la testa sempre rivolta verso il basso: se infatti guardava qualcuno lo inceneriva. Così fece Formiggini: si suicidò per poter guardare in faccia il tiranno e scaraventarlo nel rogo del catoblepa.» (Ibidem, pp.12-13).

Ultime, non meno interessanti, le illustrazioni che costellano il volume e che restituiscono la temperie, lo stile, di un soggetto e di un’epoca: fotografie, caricature, copertine, ex-libris.

Un volume coraggioso, quindi, pieno di verve e di documentazione, che riporta alla luce un personaggio e una vicenda dimenticati, che meritano l’attenzione e la riconoscenza di tutti.

 

Antonio Castronuovo
Formíggini, Vita umoristica e tragica di un editore del ‘900
Pendragon, Bologna 2024.