“Navy Blue” di Oona Doherty: danza e denuncia sociale

“Navy Blue” di Oona Doherty: danza e denuncia sociale

@ Cristina Dalla Corte, 25 settembre 2023

Danzare è una sorta di preghiera per me, che coinvolge anima e corpo. E quando sono sul palcoscenico mi sento in preda a un’energia che non so dire esattamente da dove provenga, forse dall’atto stesso del pubblico che guarda una persona che danza. È come se il teatro fosse una parte infinitesimale del rituale liturgico. Quando ballo è come se venissero fuori tutti i miei fantasmi, in una sorta di processo catartico; forse però non sono solo i miei fantasmi, ma anche quelli del mio lignaggio, dei miei antenati. Anche se non sono un sacerdote e tantomeno uno sciamano, talvolta la danza mi fa sentire come se fossi portatrice di un messaggio proveniente da un mondo ignoto.

ph. S. Hasheider

Con queste parole nel 2021 Oona Doherty, irlandese originaria di Belfast, riceveva il Leone D’Argento alla Biennale della Danza di Venezia e il suo straordinario lavoro di denuncia veniva riconosciuto, definendola esponente di punta della scena femminile Europea.
Oggi, per il Festival Torinodanza 23, ci porta la sua nuova creazione, Navy Blue, e ci interroga sulla nostra insignificanza: stiamo galleggiando? O stiamo cadendo?
In scena dodici interpreti di età e caratteristiche diverse vengono omologati da una tuta (operaia, carceraria, ospedaliera, da ospedale psichiatrico?) di colore blu notte profondo e da movimenti comuni legati all’alfabeto classico sulle note di Rachmaninov. Malgrado la compattezza del gruppo, il gesto risulta “sporco” non omogeneo, mantiene delle meravigliose differenze individuali che ci lasciano intravedere l’interpretazione del gesto, la personalità del danzatore, l’ultimo baluardo di resistenza all’omologazione.

ph. S. Hasheider

In questi piccoli dettagli, risiede tutta la resilienza individuale, la forza che consente di non piegarsi alla massificazione, alla globalizzazione, mentre la musica dettagliata e interpretata anche con i respiri dei danzatori procede inesorabile, con ritmiche e melodiche strutturatissime. La prima parte trasuda paura, ansia e resistenza, richiesta di aiuto che solo l’unione, la coesione, la protezione reciproca può permettere di affrontare.
I danzatori cadono, a uno a uno, sanno di andare incontro a un destino ineluttabile, ma resistono, si AGGREGANO, si SOSTENGONO, fino alla fine. L’immagine del gruppo unito con il pugno alzato sull’accento musicale del secondo movimento di Rachmaninov, in questo momento storico, porta con sé il sapore della contestazione, della lotta, di tutta la storia dell’uomo.
Potrebbe finire così, con dodici corpi a terra, anonimi, picchiati e uccisi, ma Oona Doherty nella seconda parte tributa in inglese i nomi e gli anni di questi morti (nel caso non riuscissimo a legare tutti i puntini blu della sua denuncia), dal 1879 quando gli inglesi invadono gli Zulu, al 1995 quando Ratko Mladić viene accusato di genocidio, l’invasione in Iraq, George Floyd nel 2020 e molti altri, per terminare con il 2022 e l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.

ph. D. Lothert

Attraverso un effetto luci onirico e avvolgente, dal blu notte dei corpi a terra lentamente fuoriescono linfa, sangue, acqua, energia che, come una pozza spinta da refoli di vento, si allarga da ciascun danzatore per unirsi all’altro e ricoprire tutto il palcoscenico. “L’unica cosa che resta è mutare. Accettare. Un terrore blu navy.”
Tutto continua e tutto si ripete, ma la musica cambia, Jamie xx accompagna il testo che ci parla di insignificanza, di inutilità, dove l’autrice si interroga mettendo in discussione l’utilità del suo lavoro.
“Da ogni piccolo puntino rosa, è nato un inventore, un creatore, o un distruttore e ogni politico corrotto. Una piccola cosa insignificante, cosa diventerà?”.
La danza rompe la gerarchia del balletto classico, i corpi si liberano, ogni assolo diviene la ricerca di un gesto di ribellione. Ogni azione del gruppo rappresenta possibili forme di cambiamento sociale, nel rispetto dell’individuo e nella libertà del movimento che cambia regole e schemi. Ora riusciamo a cogliere la bravura, la bellezza, la comunicazione di ogni danzatore, diverso e unico alla stesso tempo, un pallido pallino blu di fianco a un altro pallido pallino blu. La danza diventa energia, propulsione, nutrimento. Grazie Oona Doherty per averci ricordato l’importanza di essere insignificanti!

“E ora che non significo nulla. E ora che non significo più niente. Posso fare qualsiasi cosa”. (Oona Doherty)

Il Festival Torinodanza “Dance me to end of love”, con la direzione di Anna Cremonini, prosegue fino a fine ottobre.

 

TORINODANZA FESTIVAL 23
Navy Blue di Oona Doherty
22 settembre 2023
Fonderie Limone Moncalieri

coreografia Oona Doherty
in collaborazione con i danzatori Amancio Gonzalez Miñon, Andréa Moufounda, Arno Brys, Kinda Gozo, Hilde Ingeborg Sandvold, Joseph Simon, Mathilde Roussin, Kevin Coquelard, Sati Veyrunes, Thibaut Eiferman, Tomer Pistiner, Zoé Lecorgne e Magdalena Öttl
partitura musicale originale Jamie xx © da Universal Music Publishing Ltd.
produzione musicale William Smith
musiche aggiuntive Sergueï Rachmaninov
ideazione video Nadir Bouassria
disegno luci e direzione tecnica John Gunning
ideazione costumi Oona Doherty e Lisa Marie Barry
OD Works – Oona Doherty
Torinodanza festival | Teatro Stabile Torino – TEATRO NAZIONALE
Big Pulse Dance Alliance
con Il Sostegno del Programma Creative Europe dell’unione Europea
e con on il sostegno di Culture Ireland