Il cosmo in una stanza. La follia cavalca la poesia nell’ “Oreste” di Niccolini con Claudio  Casadio

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Il cosmo in una stanza. La follia cavalca la poesia nell’ “Oreste” di Niccolini con Claudio  Casadio

@ Anna Di Mauro, 10-12-2022

Paesaggi lunari, pianeti, meteore, scorrono sullo schermo in suggestivo contrasto con la stanza/prigione dove in un lettuccio un uomo si agita e piange mentre intona la struggente Parlami d’amore Mariù.

Inizia così Oreste, questa intensa opera teatrale di Francesco Niccolini che si avvale dell’interpretazione di Claudio Casadio, attore e regista multipremiato, fondatore dell’Accademia perduta/Romagna Teatri.

Oreste infine si alza, di buonumore, per affrontare operosamente una ennesima giornata, in preda ai suoi fantasmi interiori che magicamente appaiono sul fondale, affabulanti forme fumettistiche animate, creando un’atmosfera onirica in un contesto che di onirico ha molto poco: il manicomio dell’Osservanza a Imola nel quale l’uomo è internato da trent’anni.

Eventi drammatici hanno segnato la sua vita e lo hanno portato tra quelle mura: la tragica morte della sorella, divorata dai maiali sotto i suoi occhi, l’abbandono del padre partito per la guerra e poi per la Russia, la madre morta accoltellata, che lo ha sempre rifiutato. Le ferite dell’anima tuttavia non sembrano avere fiaccato il suo spirito. Oreste, sempre allegro e fattivo, disegna, scrive appassionate e improbabili lettere a una “fidanzata” conosciuta in un “festival per matti” al manicomio di Maggiano a Lucca, parla incessantemente in un delirante verbiloquio comunicativo con le immagini  illusorie che rappresentano il suo piccolo mondo: la sorellina scomparsa tragicamente, il padre, Ermes, il suo compagno di stanza inesistente, i medici e gli infermieri, i russi, progettando mirabolanti imprese fantascientifiche nate dal desiderio di evadere dalla sua squallida e angosciante vita, inseguendo il sogno di raggiungere il padre, che crede un cosmonauta, in Russia per poi andare insieme sulla luna.

Scorre così la sua giornata, che sembra essere una giornata come tutte le altre, ma…

L’opera punta i riflettori sull’abbandono e sull’amore negato, sulla malattia mentale e sulla crudele segregazione di chi ha avuto la sfortuna di un avverso destino, attraverso una delicata e profonda operazione artistica capace di sublimare l’orrido che fa assurgere Oreste a simbolo universale della sofferenza umana.

L’apparente monologo si nutre della presenza tangibile di un attore di eccellenza e di un formidabile apparato virtuale che avvolge e sostanzia la scena, grazie all’arte di Andrea Bruno, famoso illustratore, in collaborazione con il festival di Lucca Comics&Garnes. Il risultato è sorprendente. Una storia trucida apre spazi interplanetari nell’anima, trasportandoci in un affascinante universo parallelo, mentre il timbro inconfondibile della voce di Casadio, la sua naturalezza, i suoi accenti ingenui e pervasi di un umorismo sottile, il suo corpo onusto, conferiscono al personaggio una verità tragicomica quasi imbarazzante, velata dall’oscura pietà di un percorso raccapricciante, rivestito di accenti poetici. La realtà scabra e misera di Oreste è del resto una storia vera alla quale Francesco Niccolini si è ispirato.

La scelta registica di Giuseppe Marini  di incrociare carne e ossa con immagini animate, accompagnate dalle musiche originali di Paolo Coletta, rende la pièce vivida e densa di effetti allucinatori, creando un binomio perfetto che rende partecipi gli spettatori dei processi scomposti nella mente confusa del povero Oreste, accomunato nel nome al destino del figlio di Agamennone e Clitemnestra, il matricida inseguito dai rimorsi, coniugando il mito con la tragica realtà dei frenocomi e della malattia mentale. Oreste è un atto di tenerezza e di giustizia nei confronti di un uomo a cui la vita impietosa ha inflitto strali insopportabili. Sul suo gesto estremo cala la tela scavando un solco che il tempo non cancellerà.

L’ORESTE
quando i morti uccidono i vivi

di Francesco Niccolini

con Claudio Casadio
un testo illustrato da Andrea Bruno
regia Giuseppe Marini
voci di Cecilia D’Amico (sorella), Andrea Paolotti (Ermes), Giuseppe Marini (dottore) e Andrea Monno (infermiere)
scenografie e animazioni Francesca Pasquinucci e Davide Giannoni per Imaginarium Creative Studio
musiche originali Paolo Coletta
collaborazione alla drammaturgia Claudio Casadio

una produzione Accademia Perduta Romagna Teatri e Società per Attori in collaborazione con Lucca Comics & Games

Al Teatro Angelo Musco di Catania

Author: Anna Di Mauro

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