Il Mr. Hyde di Bertolt Brecht. “L’anima buona di Sezuan” nella versione di Monica Guerritore

, , , , , ,   

Il Mr. Hyde di Bertolt Brecht. “L’anima buona di Sezuan” nella versione di Monica Guerritore, al Teatro della Pergola di Firenze

@ Mattia Aloi, 24-01-2022

O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo diceva Harvey Dent ne “Il cavaliere oscuro” di Nolan; è possibile condurre un’esistenza dignitosa agendo per il bene comune senza essere soverchiati dai soprusi o scendere a patti con la propria moralità?

Solo chi non ha idea di come vada il mondo può sperare di cavarsela senza compromessi, e proprio a questa categoria appartengono gli dei che Shan Te incontra all’inizio della commedia. Gli dei pretendono che gli uomini vivano con rettitudine come solo chi non ha mai provato la sofferenza in prima persona può fare; essi sono incapaci di comprendere l’animo umano e di provare empatia verso l’umanità, parimenti a chi condanna il ladro che ruba per fame o stigmatizza come violento chi si ribella per far valere i propri diritti. La prostituta Shan te nonostante venda il suo corpo riesce a mantenere pura l’anima, ma con l’arrivo dei soldi la volontà di aiutare tutti la condurrà a dover prostituire la propria anima.  Monica Guerritore porta in scena la versione di Giorgio Strehler dell’Anima buona di Sezuan di Bertolt Brecht, opera scritta dal drammaturgo tedesco durante il periodo dell’esilio dalla Germania a causa del regime nazista. Dall’opera permea tutto l’amore per l’umanità di Brecht, i personaggi sono pieni di contraddizioni, ingenui, meschini, disposti a tutto pur di tirare avanti.  Shan Te riesce a capire le difficoltà in cui versano i suoi compaesani, ma la sua solidarietà le sfugge di mano; anziché cercare l’assertività e il compromesso Shan Te è costretta ad alienarsi da se stessa per mettere da parte l’empatia e agire per il proprio interesse. In questo modo nasce il personaggio di Yang Sun, alter ego di Shan Te che è pronto a caricarsi sulle spalle l’altrui rancore e a ignorare le richieste dei bisognosi. 

Monica Guerritore omaggia Strehler riportando una regia più fedele possibile a quella dello spettacolo di quaranta anni fa, e così mostrando come i capolavori siano al di fuori dello scorrere del tempo. Nel vestire i panni della protagonista Guerritore è ispirata dall’amore per l’opera, ma è nel diventare il Mr. Hyde di Shan Te che la sua bravura esplode, catturando con la splendida plasticità nel dare forma al picaresco cugino Yang Sun. I movimenti meccanici, come in preda alla corea, le posture atipiche, contratte rendono il personaggio l’esatto opposto della dolce morbidezza di Shan Te, eppure la mente dietro ai due volti così antitetici è la stessa.  Proprio il delegare le azioni egoistiche a Yang Sun porta l’alter ego al cinismo più feroce in nome della difesa della propria parte “più pura”, la quale in preda all’amore aveva ceduto all’egoismo (la scena in cui la protagonista vestita da sposa incrocia i due anziani creditori è emotivamente fortissima).

Nella società occidentale odierna, in preda all’esaltazione dell’ego, ogni persona è sempre più sola e distante dagli altri, per cui qualunque istinto di prevaricazione è giustificato dalla mancanza di un progetto comune poiché gli “dei” dell’etica pongono richieste contraddittorie e ipocrite.

Il Sezuan non è in Cina, tanto che gli attori si muovono fra la platea come sul palcoscenico mostrando che non vi è nessuna quarta parete e che la narrazione riguarda tutti i presenti, i quali sono invitati da Brecht a osservare i cambi scena avvenire davanti agli occhi; la finzione della macchina teatrale mostra che tanto è finto l’artificio scenico quanto sono reali le emozioni che proviamo guardando lo spettacolo. 

Fra i modi di porsi dei vari personaggi troviamo la passività di Shan Te, l’aggressività di Yang Sun e la passività aggressiva degli approfittatori. Per non essere smembrati dalle richieste altrui senza finire per essere noi stessi delle fiere pronte a nutrirsi del prossimo vi è una sola via: l’assertività, che si coltiva attraverso l’empatia verso gli altri, nel comprendere le loro esigenze, ponendo però le proprie richieste con risolutezza, in modo che non ci sia più bisogno di dei nel Sezuan.

L’anima buona di Sezuan

di Bertold Brecht, traduzione e adattamento di Roberto Menin
regia Monica Guerritore (ispirata all’edizione di Giorgio Strehler del 1981)
con Monica Guerritore
e con Matteo Cirillo, Alessandro Di Somma, Vincenzo Gambino, Nicolò Giacalone,
Francesco Godina, Diego Migeni e Lucilla Mininno
scene da un’idea di Luciano Damiani
disegno luci Pietro Sperduti
costumi Valter Azzini
direttore dell’allestimento Andrea Sorbera
assistente alla regia Ludovica Nievo
regista assistente Leonardo Buttaroni
produzione Best Live / Fondazione Teatro della Toscana

Author: Mattia Aloi

Share This Post On