Colpi di scena 30 settembre – 2 ottobre 2021 Forlì – Bagnacavallo – Piangipane (Terza parte)

Colpi di scena 30 settembre – 2 ottobre 2021 Forlì – Bagnacavallo – Piangipane (Terza parte)

@Amelia Natalia Bulboaca 01-11-2021

L’ultima giornata di festival è anch’essa molto densa di appuntamenti. Dopo una tavola rotonda dedicata all’”avventura del testo teatrale” con Federica Iacobelli (curatrice della collana editoriale I gabbiani – ed. Primavera), Corrado Polini (casa editrice Poliniani) e Massimo Marino, studioso di teatro e allievo di Giuliano Scabia, eccoci al Teatro San Luigi per assistere a La stradona. Autobiografia di una regione allo specchio, monologo che vede in scena Lorenzo Carpinelli con un testo di Iacopo Gardelli. Il racconto si snoda dall’infanzia alla maturità del personaggio, toccando tappe autobiografiche che coincidono idealmente con l’itinerario della via Emilia: la “stradona” che collega le province come arteria pulsante e potente simbolo dell’Emilia-Romagna.

È un racconto fatto di e su castelli di sabbia che crollano in continuazione, come le aspirazioni e la lotta per l’affermazione di un giovane uomo intrappolato in un rapporto tormentato con la propria madre. Madre che non è mai presente, ma solo evocata, invocata, a volte rigettata. Madre che si fa inevitabilmente specchio (anche come oggetto scenografico) del figlio che da bambino la venera, poi la respinge ma solo per riconciliarsene in prossimità dell’estremo addio. Madre e stradona si fondono, si confondono ed entrambe assurgono a simboli archetipici dell’origine che è sempre sacra ed esecrata, porto sicuro e trappola (in)castrante, paradiso e inferno. Chi non taglia i ponti con le proprie origini è destinato ad andare incontro a rovina sicura secondo Thomas Bernhard ma persino questo autore “estremo”, in uno dei suoi romanzi parla di un “sentiero” che ci ha in qualche modo evocato questa “stradona”: «per noi il sentiero della scuola, come il sentiero della vita, è sempre stato un sentiero di dolore, ma nello stesso tempo anche sempre un sentiero di tutte le scoperte possibili e di una felicità sublime, tale che non si può descrivere».

STUDIO DOIZ

La stradona
Autobiografia di una regione allo specchio
di Iacopo Gardelli
con Lorenzo Carpinelli
video di Vladimiro De Felice
una produzione Studio Doiz
in collaborazione con Home Movies – Sguardi in Camera

Di rapporti familiari tormentati continua a parlarci il testo di Paola Fresa, Il Problema, che affronta il tema doloroso dell’Alzheimer. Qui, il rapporto della Figlia con la Madre non trasuda frustrazioni e conflittualità come nel precedente spettacolo. Il dolore che unisce le due donne dinanzi al pericolo subdolo e inarrestabile che minaccia l’uomo (Padre e Marito), non lascia spazio ad altro: tutto ruota intorno al “problema”, azzerando qualsiasi altra istanza o dinamica. È ciò che accade quando nelle famiglie compaiono questi intrusi subdoli, questi disgregatori di equilibri, questi portatori di morte. All’inizio è solo una confusione che però aumenta inesorabilmente fino a rendere impossibile lo svolgimento anche delle più banali azioni quotidiane. Le persone affette dal morbo di Alzheimer (contro il quale al momento non esiste una cura) diventano completamente dipendenti dagli altri. Il decesso avviene in media circa sette anni dopo la diagnosi.

Il lavoro che abbiamo visto in scena evidenzia questo progressivo scivolamento nel buio del Padre: dalle prime avvisaglie della perdita di memoria, passando per l’insorgere dell’aggressività, della perdita di qualsiasi punto di riferimento e del pudore, della tragicomica visita medica con l’ispettore dell’INPS (cinica macchietta per la quale il decesso è solo una pratica da evadere, anche perché non c’è niente di più banale della morte), fino alle soglie dell’epilogo che però è quasi un inaspettato trionfo della vittima, capace di un ultimo, supremo atto di volontà che la sottrae all’annichilimento passivo. Bravi gli attori anche se si poteva osare di più scenograficamente.

Il Problema
di Paola Fresa
testo menzione speciale Premio Platea
con Nunzia Antonino, Michele Cipriani, Franco Ferrante, Paola Fresa
collaborazione alla creazione collettiva Christian Di Domenico
scene e costumi Federica Parolini
luci Paolo Casati
tecnico luci Maurizio Coroni
costruzione scene Luigi Di Giorno, Davide Maltinti
video e foto di scena Andrea Bastogi
illustrazione Francesco Chiacchio
con il sostegno di U.P.I.P.A. (Unione Provinciale Istituzioni Per l’Assistenza –Trento)
TRAC centro di residenza pugliese – Teatro comunale di Novoli

In tutt’altre atmosfere ci caliamo invece con Thinking Blind di (S)BLOCCO5, centro di ricerca nato nel 2016, che con questa performance-omaggio all’artista visionario Derek Jarmann è stato tra i finalisti del bando Biennale College alla Biennale Teatro di Venezia 2021. La performance vede in scena una Eva che non mostra mail il volto al pubblico e un Adamo che inquieto le ruota attorno, dopo essere venuto alla luce da sotto la sua gonna blu, elemento perturbante che immancabilmente catalizza l’attenzione per tutta la durata dell’evento. Ispirato alle parole di Jarman in “Blue”, film documentario sulle ultime fasi della sua malattia: «La mia vista non tornerà più, la retina è distrutta. Devo abituarmi all’idea di non vedere più […] Lampi blu nei miei occhi», il lavoro è di grande bellezza, un esercizio di stile che partendo dal corpo riesce a evocare e a intrecciare molteplici dimensioni e atmosfere. Un viaggio straniante e perturbante, «un’immersione sonora e visiva tra suono ambientali, citazioni da Jarman, frammenti poetici e visioni di paradisi perduti nel tentativo di uscire da se stessi o – finalmente – entrarci». Un invito a spalancare le finestre sui nostri abissi per vedere di che colore sono fatti. Un invito all’ascolto dell’altro e della natura, un invito a vedere chiudendo gli occhi e sprofondando alla radice dell’essere.

Thinking Blind
progetto e regia Ivonne Capece
performer Ivonne Capece, Giulio Santolini
collaborazione artistica Walter Valeri
concept visivo e foto Micol Vighi
Performance Finalista Biennale College Teatro 2021
Sezione performance internazionale Under40

Arriviamo agli ultimi due lavori che chiudono questa prima edizione di Colpi di scena dedicata al teatro contemporaneo: Il defunto odiava i pettegolezzi della compagnia Menoventi e l’anteprima Semmelweis, firmata dal collettivo artistico Città di Ebla.

Il defunto odiava i pettegolezzi è tratto dall’omonimo romanzo di Serena Vitale ed è una sorprendente ricostruzione degli ultimi giorni di vita del poeta Majakovskij. Per arrivare alla forma compiuta dello spettacolo teatrale che abbiamo visto a Forlì, il lavoro ha avuto una lunga gestazione e ha attraversato molteplici fasi: dal reading alla mise én espace, al radiodramma. Entriamo e rientriamo numerose volte in questi ultimi attimi di vita del poeta suicida (ma fu davvero un suicidio?) guidati dalla Donna Fosforescente, ultima fantasia teatrale del poeta che nei suoi versi scelse di rivolgersi proprio a noi, donne e uomini del futuro, in un motto di rigetto verso la propria contemporaneità.

Dalle note di regia: «Questo progetto nasce dalla volontà di riformulare l’indagine di Serena Vitale utilizzando gli strumenti del teatro (…). La trasformazione alchemica – dalla carta del libro alle tavole del palco – ci ha condotti all’ideazione di un giallo fantastico che adotta alcuni stilemi di Mejerchol’d e che utilizza la ripetizione e il time-shift per restituire le molteplici prospettive che ricalcano le testimonianze legate alla morte di Majakovskij (…). Majakovskij, Lili, Jansin, Nora e gli altri protagonisti di questa triste vicenda presero parte nel conflitto tutto teatrale tra le sperimentazioni di Mejerchol’d e le tecniche ormai consolidate del Teatro d’Arte; l’eredità di queste blasonate scuole si alterna nel nostro progetto come se Naturalismo e Biomeccanica fossero due mondi alternativi di concepire non solo l’arte drammatica ma la storia russa».

Se ne “Il Nero” di Occhisulmondo abbiamo potuto ammirare i corpi degli attori al rallentatore, qui possiamo vederli ripetere in loop la stessa scena, ogni volta che la Donna Fosforescente decide di riavvolgere il nastro temporale per attirare la nostra attenzione (in quanto spettatori/testimoni) su dettagli e particolari che potrebbero essere utili ai fini dell’indagine che ha deciso di portare avanti. Un lavoro di grandissimo spessore scenico e interpretativo.

Chiude il festival l’anteprima Semmelweis, creazione scenica liberamente ispirata a “Il dottor Semmelweis” di Louis-Ferdinand Céline, scrittori tra i più fulminanti e radicali del Novecento, che però fu anche uno studente di medicina e come tale dedicò la sua tesi, nel 1924, alla vita di un eroe scientifico: il medico ungherese Ignác Fülöp Semmelweis, il debellatore dell’infezione puerperale. All’epoca (siamo nell’Ottocento), i dottori assistevano le partorienti subito dopo aver sezionato cadaveri, ma senza lavarsi le mani. Risultato? Le donne puntualmente morivano, falciate da ciò che avremmo poi chiamato “contagio”. Il tasso di mortalità per sepsi puerperale era alle stelle ma un semplice accorgimento imposto da Semmelweis (il lavaggio delle mani, per l’appunto), riuscì a cambiare le carte in tavola, per lo meno in quell’ala della clinica ostetrica viennese dove venne applicata questa prevenzione. Semmelweis venne però disconosciuto dai suoi contemporanei e finì la propria vita tra atroci sofferenze e deliri.

Il lavoro di Città di Ebla gioca su un argomento quanto mai attuale (basti pensare all’odierna disinfezione perenne, se non compulsiva, delle mani con gel igienizzante) anche se dalle note di regia viene chiarito che: “Le attinenze e consonanze con questo momento storico sono del tutto fortuite, a meno di chiamare in causa forze che ci superano”.

Il defunto odiava i pettegolezzi

tratto dall’omonimo romanzo di Serena Vitale (edizioni Adelphi)
ideazione 
Consuelo Battiston e Gianni Farina

drammaturgia, regia, suono, luce Gianni Farina
con 
Consuelo BattistonTamara BalducciLeonardo Bianconi,
Federica Garavaglia e Mauro Milone

costumi Elisa Alberghi e Consuelo Battiston
tecnica 
Paolo Baldini
costruzioni sceniche 
Giovanni Delvecchio
organizzazione 
Marco MolduzziMaria Donnoli
comunicazione e promozione 
Maria Donnoli
una coproduzione 
E Production / Menoventi,
OperaEstate Festival VenetoRavenna Festival

 

Anteprima Semmelweis
CITTÀ DI EBLA
Creazione scenica liberamente ispirata
Il dottor Semmelweis di L.F. Céline
con Marco Foschi
note di regia Claudio Angelini e Marco Foschi
scene Claudio Angelini
e con la partecipazione di Daniele Romualdi e Emanuele Tontini
traduzione Massimiliano Morini
elaborazione sul testo Claudio Angelini e Marco Foschi
suoni Cristiano De Fabriitis
supervisione musicale Davide Fabbri
direzione tecnica e luci Luca Giovagnoli
fonica Giacomo Calli
costumi Liana Gervasi
il disegno è realizzato da Barbara Longiardi e Giovanni Pizzigati
una produzione Città di Ebla
in coproduzione con Teatro Akropolis