78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: i nostri film da vedere in un’edizione di cauto ottimismo e ritorni a metà

78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: i nostri film da vedere in un’edizione di cauto ottimismo e ritorni a metà

@Marco D’Alessio 02-09-21

Un cauto ottimismo è quello che traspare di primo acchito sfogliando le schede della 78a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Se la precedente edizione è stata definita dal nostro critico Sergio Cervini come quella dei film di nicchia e d’essai più affini al Torino Film Festival o altre rassegne d’élite, l’attuale può essere definita come quella del ritorno a metà. La Mostra prevede, infatti, il ritorno alla coesistenza dei film impegnati con quelli per il grande pubblico – come i prodotti mainstream statunitensi –, caratteristica delle ultime edizioni precedenti alla pandemia, ma i grandi assenti sono i maestri del cinema contemporaneo, eccezion fatta per Pedro Almodóvar, segno di una stagione cinematografica ancora incerta per via del covid che spinge a tenere chiusi nei caveau i grandi capolavori.

Madres paralelas

In attesa del ritorno dei migliori autori della settima arte possiamo segnalare alcune pellicole interessanti. L’unico dei maestri di questa edizione, Almodóvar, presenta Madres paralelas, in cui due donne condividono la stanza di ospedale nella quale stanno per partorire. Sono entrambe single e al termine di una gravidanza inattesa. Janis, di mezza età, non ha rimpianti ed esulta di gioia. Ana invece è un’adolescente spaventata. La prima tenta di rincuorare la seconda mentre passeggiano tra le corsie dell’ospedale, ma le poche parole che scambiano in queste ore creeranno un vincolo molto forte tra le due e il fato.

L’évènement

L’attenzione è focalizzata anche su tematiche impegnate come in L’événement di Audrey Diwan, che tratta la vicenda di Anne, una brillante studentessa che resta incinta e vede svanire la possibilità di portare a termine i propri studi, unico mezzo a disposizione per la sua emancipazione sociale. Con l’avvicinarsi degli esami finali e la gravidanza sempre più evidente, Anne si decide ad agire, anche se deve affrontare la vergogna, il dolore e rischiare la prigione nella Francia presessantottiana per seguire la sua strada di autodeterminazione.

Leave no traces

Un altro film ascrivibile a questo filone è Leave no traces (Żeby nie było śladów) di Jan P. Matuszyński, ambientato nella Polonia degli anni ’80 scossa dal caso di Grzegorz Przemyk, uno studente liceale picchiato a morte dalla milizia. Si ripercorre la storia di Jurek, l’unico testimone del pestaggio che diventa il nemico numero uno dello Stato.

Spazio viene dato anche ai film tratti da grandi classici della letteratura come nel caso di Illusions perdues di Xavier Giannoli che ricalca le vicende narrate nell’omonima opera di Honoré de Balzac.

Illusions perdues

Lucien è un giovane poeta sconosciuto nella Francia del XIX secolo che nutre grandi speranze, perciò abbandona la tipografia di famiglia e decide di tentare la sorte a Parigi sotto l’ala protettrice della sua mecenate. Lasciato presto a cavarsela da solo, il giovane scoprirà le macchinazioni in atto in un mondo che ubbidisce alla legge del profitto e della simulazione.

Qui rido io

Tra le pellicole italiane, degna di nota è Qui rido io di Mario Martone che ripercorre la vita di Eduardo Scarpetta, re del botteghino della Napoli della Belle époque, con attenzione sia alla sua singolare famiglia, composta da mogli, compagne, amanti, figli legittimi e illegittimi, tra cui Titina, Eduardo e Peppino De Filippo, sia alla causa intentata da Gabriele D’Annunzio per plagio per una parodia de La figlia di Iorio.

The power of the dog

Per quanto riguarda la cinematografia anglofona segnaliamo The power of the dog di Jane Campion. L’opera, tratta dal romanzo di Thomas Savage, narra di un carismatico allevatore, Phil Burbank, che incute paura e rispetto alle persone attorno a lui. Quando il fratello porta a vivere nel ranch di famiglia la nuova moglie e il figlio di lei, Phil li tormenta finché non si ritrova vulnerabile alla possibilità di innamorarsi.

Dune

Tra le opere fuori concorso va ricordato Dune di Denis Villeneuve, tratto dall’omonimo romanzo di Frank Herbert, già trasposto nel 1984 da David Lynch. La pellicola narra le avventure di Paul Atreides, giovane brillante e dotato di talento, nato per andare incontro a un destino più grande della sua immaginazione, che deve raggiungere il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e al suo popolo.

La scuola cattolica

Inoltre, degno di nota è La scuola cattolica di Stefano Mordini tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Albinati (Premio Strega 2016) in cui si narra la terribile vicenda che ha sconvolto la scuola dei rampolli delle famiglie borghesi romane: il delitto del Circeo. I responsabili sono infatti ex studenti di quella scuola, frequentata anche dall’autore del romanzo Edoardo, che prova a raccontare che cosa ha scatenato tanta cieca violenza in quelle menti esaltate da idee politiche distorte e da un’irrefrenabile smania di supremazia.

Jamie Lee Curtis

Infine, concludiamo questo nostro viaggio tra i film da vedere della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia menzionando il Leone d’oro alla carriera a Jamie Lee Curtis, voluto fortemente dal direttore della Biennale di Venezia, Alberto Barbera per il suo essere ‘la personificazione più convincente di tutte quelle qualità che rappresentano l’anima del grande cinema mondiale’, il carisma e la versatilità drammaturgica mostrata in circa quarant’anni di carriera cimentandosi in tantissimi generi filmografici.