Intervista impossibile

Intervista impossibile

@ Anna Di Mauro (27-01-2021)

Se ne sta seduto in platea a testa bassa. Indossa un’elegante giacca da camera, pantofole di velluto, pipa e papalina. Sonnecchia, a tratti sospira, tossicchia, sbadiglia. Quando mi avvicino sussulta visibilmente.

“Mi ha spaventato! Da un anno non entra più nessuno qui…Venga signora, si accomodi. Che piacere vederla in questa sala deserta! Si sieda, qui vicino a me, non abbia paura. Sto bene…ma se continua così… E non c’è verso, sa, di farglielo capire a quelli là…Mi hanno chiuso qui dentro tutto solo…Non so che fare. Non ci sono abituato a tutto questo silenzio…Lei come ha fatto a entrare? Che cosa desidera? Mascherina…ormai tutti in maschera! Ci volete rubare il mestiere?”

Ridacchia, ma il tono sarcastico tracima amarezza.  

“Vorrei vedere uno spettacolo signore, uno qualsiasi. Ho un bisogno tremendo di ascoltare qualcuno che racconti una storia per me, che la faccia vivere davanti ai miei occhi.”

“Come la capisco signora…ma vede, per ora non possiamo, lei capisce, lei sa… Questa è la prima volta, mi creda, che la nostra meravigliosa invenzione si ferma per così tanto tempo. A volte mi sembra di sognare… In verità più che un sogno lo chiamerei un incubo. Lei mi capisce nevvero?”

Annuisco.

“Anche io mi sento in una sorta di stato allucinatorio davanti a questo silenzio, a questo deserto. Sono disorientata. Questo teatro vuoto, buio, mi inquietano e mi procurano un disagio che non riesco a gestire…”

“Deve avere pazienza cara signora…Non è proprio possibile per ora. Gli attori, le maestranze, sono tutti a casa…”

“Ma lei? Lei che ci fa qui? E’ un attore? Non potrebbe recitarmi qualcosa?”

Sorride di uno strano sorriso. Si guarda intorno, si alza rivolto al palcoscenico.

A un suo un gesto si solleva il pesante tendaggio di velluto rosso. Lo guardo trasecolata:

“Ma lei chi è? Un mago, un illusionista?”

“Più o meno…”  Ridacchia mentre io indietreggio. “Che cosa le garba vedere?

Io sono in grado di farla assistere a tutti gli spettacoli rappresentati su questo palco, mia cara signora.”

Mi faccio prendere da questa atmosfera surreale. Di colpo lascio cadere le mie paure davanti a un’offerta così allettante.

“Faccia lei… io adoro il teatro!”

“Per cominciare allora le farò vedere “Malìa” di Luigi Capuana, con Rosina Anselmi, Turi Ferro, Umberto Spadaro, Michele Abruzzo…Il primo spettacolo del Teatro Stabile di Catania. 1958

“Me ne parlava spesso mio padre di questi grandi attori del tempo che fu!”

Davanti ai miei occhi stupefatti evocati dal gesto misterioso del mio strano ospite vedo con emozione indicibile materializzarsi e prendere vita una scena di vita domestica, animata da un intreccio di battute che gli attori si scambiano con passione e maestria.

“Guardi signora, guardi che spettacolo questo “Così è se vi pare” di Luigi Pirandello, con Turi Ferro e la mitica Virginia Balistrieri…Ed ecco “L’aria del continente” di Nino Martoglio, con Michele Abruzzo e Rosina Anselmi…e ora guardi questo “Liolà” con Turi Ferro…Le andrebbe di vedere anche “La bella addormentata”, di Rosso di San Secondo? con Ida Carrara, Turi Ferro, marito e moglie nella vita.

“Interessante davvero questa carrellata nel passato! Ma vedo che gli autori rappresentati sono perlopiù Martoglio…Pirandello…”

“In questi primi anni abbiamo privilegiato la tradizione per una forma di affezione e omaggio ai nostri grandi autori, nel rispetto di un teatro di tradizione, ma poi pian piano sono stati introdotti nuovi autori, da Brancati a Sciascia, a Lorca, a Berto, a Dostoevskij. Ci siamo sprovincializzati. I confini geografici si allargavano sia per gli autori che per gli attori. Un fermento di novità scorreva sui legni dell’Angelo Musco, così chiamato per  onorare il nostro grande attore.

Ecco per esempio, le mostro “Il giorno della civetta” del ’63, presentato come Novità. E che ne dice di questo “Zio Vanja” di Anton Čechov, con Ileana Ghione e Luigi Vannucchi?”

“Se permette mi piacerebbe rivedere Salvo Randone, uno degli attori più dotati del teatro del ‘900…”

“Concordo gentile signora. Le propongo l’Enrico IV di Pirandello…Osservi signora la finezza dell’interpretazione…”

“Devo ammettere che pur apprezzando la forza e la passione dei vostri attori un cambiamento era necessario. Aprirsi al nuovo, al panorama internazionale non può che arricchire l’offerta al pubblico catanese…”

“E’ il ’68. L’ondata rivoluzionaria sfiora le nostre teste, senza grandi sconvolgimenti, lasciando i nostri autori e attori protagonisti indiscussi delle scene. Solo qualche sparuta incursione nelle opere di Durrenmatt, Eliot, Strindberg, Kopit… La strada della tradizione rimane la via maestra…”

“Lei, mi scusi, non sembra contento di questo attaccamento alla tradizione…”

“La prego non mi faccia dire quello che non intendo dire. Io sono un umile servo di lor signori… Io faccio quello che mi dicono di fare i direttori. Ne sono passati tanti…ma non le nascondo che le mie simpatie vanno a quelli che portano una ventata di novità! Sotto questa giacca stantia batte il cuore di un rivoluzionario!”

Esclama gettando all’aria la papalina e le pantofole.

“Benissimo! Allora potrei vedere un’opera di Giuseppe Fava, “Il probo viro”? Ne ho sentito parlare…”

“Con grande piacere…è del 72. Le faccio dare anche una sbirciatina a “Marionette che passione”, opera innovativa del nostro Rosso di San Secondo, con Alberto Lupo.

Queste opere riescono a farsi un po’ di spazio, mentre Verga dispiega le sue ali su questo palco…La lupa, Dal tuo al mio, I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo…”

“Quindi gli autori e attori siciliani innanzitutto mi sembra di capire…”

“Non esattamente. Dagli anni ‘70 abbiamo ospitato compagnie nazionali e interpreti di grande respiro, in numero sempre crescente: Vittorio Gassmann, Valeria Moriconi, Piera degli Esposti, Giancarlo Sbragia, Tino Carraro, Giulio Bosetti…per citarne solo alcuni.”

“Ma le preferenze del pubblico vanno sempre alla produzione artistica siciliana?”

“Diciamo che non devono mancare in un cartellone che si rispetti. Hanno il fascino del conosciuto, del familiare…Ve li voglio presentare! Sono i beniamini del nostro pubblico che accorre per applaudirli. Li ama, si identifica con loro, li accoglie come vecchi amici.”

Davanti ai miei occhi emozionati sfilano in un corteo straordinario Capuana e De Roberto, seguiti da Pirandello e Martoglio, Verga e tutti gli altri. Siedono composti nelle prime file, mentre nella sala sciamano i loro interpreti. Ci sono tutti, Turi Ferro in testa. Si inchinano agli applausi effimeri di un pubblico immaginario. La sala è totalmente vuota. Desolazione.

“Lodevole attaccamento, ma forse…un po’asfittico? Io cerco un tipo di teatro che pur non rinnegando la tradizione, colga gli umori del mondo contemporaneo.”

“Lei ha ragione cara signora, ma io, come le ho già detto, devo tenere conto del mio pubblico che non è particolarmente attratto dalle novità. E ’necessario introdurre delle variazioni, ma con prudenza, senza eccedere…altrimenti gli abbonati scappano!”

“Ma anche io sono il pubblico e ho il diritto di vedere un teatro al passo con i tempi!”

“La smetta di esprimersi con frasi fatte! Lei, come ogni spettatore, vuole essere soddisfatto nelle sue esigenze… ma la mia vita dipende dagli umori di un pubblico che in maggioranza mostra affezione alla tradizione!

Anche io, cosa crede, sono stufo di dare ospitalità sempre agli stessi autori.

Accanto alla tradizione che amo e rispetto voglio il NUOVO! Sia ben chiaro!

Lo asserisco fermamente: per la vita del teatro chiedo aria fresca, ossigeno, soprattutto in questo momento critico…Ma io sono NESSUNO. Non mi ascoltano, immersi nelle loro beghe, nelle loro assurde polemiche, anche ora che mi hanno legato mani e piedi.”

“Mi hanno legato? Perché parla in prima persona? Ma lei… chi è veramente?”

Non bada alle mie domande. Continua a parlare con foga inarrestabile:
“Per qualche anno abbiamo portato nella piccola sala dell’originario teatro Angelo Musco (che affiancava da qualche anno la nuova sala del Teatro Verga), una rassegna con il meglio del teatro contemporaneo di ricerca, da Emma Dante a Pippo Del Bono per citarne alcuni. Purtroppo le reazioni non sono state pienamente positive e…”

“…e quindi avete rinunciato! Me lo ricordo perfettamente! Ero così felice di questa iniziativa…”

“Purtroppo eravate in pochi ad apprezzarlo…”

“Il pubblico va educato, caro signore! I catanesi amano e apprezzano il buon teatro, vecchio o nuovo che sia! Ci vuol pazienza, costanza, buona volontà e…”

“…e soldi! Ho dovuto affrontare una crisi economica spaventosa che mi ha ridotto pelle e ossa. Calo degli abbonati, bilancio a gambe all’aria…Qui è successo di tutto e di più! E ora che ci stavamo riprendendo ecco che arriva la virale tragedia a fermare questo dinamismo in fieri. I buoni propositi dell’attuale direttore, una donna, (quindi come vede siamo al passo coi tempi), si sono arrestati davanti alla inesorabile chiusura dei teatri.Uno scempio, una tragedia nella tragedia! Mi lasci sfogare, mi lasci dire signora!Io sono un teatro in asfissia! Aiutatemi! Non lasciate che io soccomba!”

Boccheggia mentre parla animosamente.

“Ma …ma lei allora lei sarebbe…lei è il Teatro in persona?!”

“Per servirla signora. Per servire lei e tutti coloro che amano abbeverarsi alla fonte della cultura e dell’arte. Lo dica signora, lo dica a tutti in che stato mi ha trovato…

Io dispero, ma non mi arrendo.”

Con un inchino e un baciamano mi accompagna alla porta che malinconicamente chiude con un tonfo sordo dietro di sé .