Le briciole amare della vita. ‘Le Signorine’, con Isa Danieli e Giuliana De Sio, alla Pergola di Firenze

Le briciole amare della vita. ‘Le Signorine’, con Isa Danieli e Giuliana De Sio, alla Pergola di Firenze

@ Lucia Tempestini (06-02-2020)

FirenzeAccocchia denari su denari Rosaria nel bugigattolo pressato da empori cinesi in proliferazione inarrestabile. Una merceria dove insieme alla sorella Addolorata dispensa bottoni e cucirini a una clientela affezionata che non si lascia sedurre dalle contigue offerte al ribasso. Sono due donne chiuse nel medesimo astuccio con reazioni emotive divergenti: Rosaria una matriarca nera, uno scarrafone che si aggira in casa occhiuto e repressivo, Addolorata una creatura dal cuore adolescente e dagli abiti fuori moda dai tenui colori pastello, una ragazza invecchiata che, seduta sul letto, s’incanta davanti alle soap tv e alle fole di un mago televisivo cui telefona nottetempo suscitando le ire di Rosaria.

Il rapporto di prevaricazione-soggezione che le lega ha in Rosaria l’elemento dominante. La donna, torturata dalla propria avarizia recriminatoria – una piega storta dello spirito provocata dall’infanzia miserabile, cui ha reagito lasciandosi invadere da un rancore sarcarstico e vendicativo nei confronti dei genitori e del mondo – controlla ogni gesto minimo della sorella di venti anni più giovane, ogni possibile attentato al misterioso conto in banca, ogni inaudito sperpero: usare la lavatrice, tenere troppo acceso il televisore o utilizzare il riscaldamento. Può regire tappandosi in un buco microscopico della vita, nella semioscurità perenne, nella paura di perdere da un momento all’altro le poche briciole accumulate con sacrificio, chi non ha avuto dalla famiglia neppure la vaccinazione antipolio e per questa negligenza, o indifferenza, si ritrova con una coscia secca vista come motivo di derisione dagli altri bambini e dalla stessa madre, che con la crudeltà inconsapevole degli ignoranti ogni giorno le canta la filastrocca ‘A gallina zoppa zoppa,/ quanti penne tene ncoppa?

Non si è invece rattrappito lo spirito di Addolorata – che pure ha subito la stessa sorte: polio e infermità a una gamba, quasi una specularità gemellare in negativo. Giuliana De Sio ne coglie con sensibilità ogni sfumatura, ogni trasalimento, speranza, disillusione. Durante le assenze di Rosaria balla davanti allo specchio sulle note di Alghero sognando fughe impossibili, la sua camera – in contrasto con la cupezza grigia del resto della casa – si trasfigura, illuminata da un sole invernale che scioglie i grumi pesanti e tutti uguali della vita riportando in superficie gli elementi cromatici. Ci sarà persino l’incontro co’ n’omm, un ubriacone russo, e un appuntamento a cui Addolorata andrà con ore di anticipo, indossando il tailleur beige a lungo sognato, piena di trepidazione e speranza – del desiderio di sentire per la prima volta le carezze di un uomo e del timore di non saper più usare l’alfabeto del corpo. Come capita a tante donne aspetterà invano, terminando la mancata avventura in piazza del Plebiscito a guardare il passeggio dei felici molti.

Il testo, esilarante e doloroso, di Gianni Clementi a tratti si dispiega a ventaglio per offrire alle due immense interpreti digressioni narrative che si vorrebbe non finissero più: il matrimonio cafone del cugino con una badante moldava venticinquenne (zoccola), l’acquisto aspramente dibattuto di una cornice d’argento come regalo di nozze, l’arrivo dei parenti di lei in pullman, l’esito disastroso dell’unione.

Il dialogo pressoché ininterrotto si traduce in coazione a ripetere di un legame vittima-carnefice, tanto atroce quanto indissolubile, poiché ciascuna delle due donne ha la convinzione profonda di esistere solo in virtù dell’esistenza dell’altra, e persino i soprusi assumono una funzione salvifica. Isa Danieli e Giuliana De Sio danno a questo magnifico delirio a due una struttura musicale, dove il tono accusatorio e la dizione scandita di Rosaria vanno a sopraffare il precipitato di Addolorata, caratteristico di chi per esporre le proprie ragioni respira a fondo e pronuncia un’unica lunghissima frase, temendo di venire soverchiato dall’interlocutore.

La fonazione s’inverte a seguito dell’ictus che colpisce improvvisamente Rosaria, confinandola sulla sedia a rotelle e togliendole la parola. Davanti al corpo inerme della sorella, Addolorata ne assume i toni e i pensieri, riproducendone persino le piccole crudeltà. Isa Danieli invera con un realismo colmo di pietas lo strazio della donna imprigionata in una condizione di totale dipendenza – le ore scandite soltanto da somministrazioni di omogeneizzati e latte caldo, e dagli odiati programmi tv. Ogni mugolìo, o sguardo, o cenno di rifiuto esprime la disperazione di chi vorrebbe che la vita finisse, fino al limite estremo della pena laddove l’impotenza si alza diventando urlo breve e terribile, invocazione di morte che Addolorata, reagendo d’istinto, accoglie.

Isa Danieli
Giuliana De Sio

LE SIGNORINE

di Gianni Clementi
la voce del Mago è di Sergio Rubini
scene Carmelo Giammello
costumi Chiara Aversano
luci Luigi Biondi
regia Pierpaolo Sepe
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Artisti Riuniti srl
foto di scena Noemi Ardesi
durata 2 ore, intervallo compreso