La forza del Teatro al Canovaccio di Catania
@ Loredana Pitino (21-07-2020)
Catania – Si è conclusa il 20 luglio una rassegna nata dall’iniziativa voluta e curata da Paola Greco, per sostenere e fare ripartire il Teatro del Canovaccio a Catania, in collaborazione con l’Assessorato alla cultura del Comune e l’Associazione Open.
Alla rassegna è stato dato un titolo carico di significato, in questo momento così difficile, anzi drammatico, per il Teatro italiano: La forza del Teatro.
I responsabili e curatori del Canovaccio, Salvo Musumeci e Saro Pizzuto, hanno chiamato all’appello un numeroso gruppo di attori e artisti del panorama catanese che hanno risposto con entusiasmo e passione autentica, offrendo ognuno un contributo: chi un testo scritto di proprio pugno, chi un estratto di una rappresentazione collaudata, chi un reading, chi la propria competenza musicale, chi la propria arte recitativa e di regia. Tutti insieme hanno costruito una piccola rassegna per risvegliare il pubblico catanese, per ricordare che gli artisti ci sono, che i lavoratori dello spettacolo esistono e hanno dei diritti, che la cultura vive, che il Teatro non può e non deve morire.
Il pubblico di questa città strana, sonnolenta ma non morta, ha risposto con un abbraccio di solidarietà permettendo al Canovaccio di riscoprire, ancora una volta, che la Forza del Teatro è energia infinita, fruibile e tangibile, che questo piccolo grande Teatro che da 18 anni è un punto di riferimento importante per tante realtà teatrali siciliane e che, a causa dell’emergenza, si trova in un momento di difficoltà, vivrà ancora.
Il Teatro è uscito dai suoi luoghi abituali, dalla piccola sala al chiuso, verso l’esterno, reinventando uno spazio urbano e trasformandolo in locus artis, sotto il cielo di via Gulli, che si è riempito di voci, musiche, emozioni e applausi.
Gli artisti, che hanno risposto all’appello e si sono alternati sul palco, sono, in ordine di programmazione: Aurelio Scavo, Salvatore Bonsignore, Agata Raineri, Nicola Costa, Alice Ferlito, Alvalenti, Antonella Sturiale, Enrico Pappalardo, Marisa Giannino, Valeria Treccarichi, Chiara Viscuso, Antonio Sturiale, Pietro Cavalieri, Ciccio Russo, Elmo Ler, Loriana Rosto, Antonella Scornavacca, Sebastiano Mancuso, Valeria La Bua, Davide Toscano, Rita Stivale, Ketty Governali, Cinzia Caminiti, Gianni Nicotra, Nicoletta Nicotra, Alice Sgroi, Mimmo Cacciola, Francesco Bernava, Egle Doria, Silvio Laviano, Nicola Alberto Orofino, Stefano Francesco Russo, Paola Greco, Emanuela Pistone. La Rassegna si è svolta da sabato 11 luglio a lunedi 20 di luglio.
Alcune di queste scelte hanno avuto un valore simbolico, davvero inerente alla situazione attuale e ci hanno permesso di considerare ancora una volta il valore assoluto di alcuni autori che si possono ritenere profeti. E’ il caso della proposta di Nicola Alberto Orofino che ha recuperato una sua messa in scena, della quale curò la regia, del 2012, del Gabbiano di Cechov, con gli stessi attori di allora, Egle Doria, Silvio Laviano, Francesco Bernava, – profondi nella loro interpretazione dai toni scuri, maturi, consapevoli e potenti – e ha proposto una selezione di scene. Il Gabbiano ha come tema centrale la crisi del teatro tradizionale in un confronto-scontro tra vecchie e nuove forme. I personaggi consumano la loro esistenza intorno a questo passaggio così decisivo, con una consapevolezza solida però: “Ma senza teatro non si può vivere!”
L’ultima sera della rassegna ha visto in scena un cantastorie istrionico, pieno di energia e forza affabulatrice, Francesco Russo, con un monologo, cunto, dal titolo La grande onda e poi uno stralcio da uno spettacolo, scritto da Paola Greco nel 1995, quando, a causa di uno sfratto esecutivo, ebbe fine a Catania l’esperienza del Teatro Club che la Greco aveva diretto per 13 anni.
Da quel trauma che, afferma l’autrice, fu come un terremoto, in una sola notte, nacque un testo (intitolato appunto La terra trema) che è una riflessione sulla vita, sulla finzione, sul teatro, sull’esistenza di chi vive di teatro e fa del teatro la propria vita. Qui, per l’occasione, il monologo è stato recitato da una commovente e commossa Lydia Giordano, figlia d’arte e attrice cerebrale ma piena di passione al contempo. L’ultimo messaggio, di speranza e pazienza e voglia di crederci, lo si coglieva nelle parole di questo testo: “Siamo come la luce delle stelle, quella che si vede fa parte già del passato, ma é da lì in poi che splende.”
Che sia un augurio per il TEATRO!
Un applauso che voleva essere un abbraccio ha fatto risuonare la piccola strada del Centro storico.