Semu tutti devoti tutti. ‘Agata, la Santa fanciulla’, drammaturgia e regia di Giovanni Anfuso
@ Loredana Pitino (26-01-2020)
Catania, la sua Santa, una devozione enorme e commovente, un rapporto strettissimo che tutti i catanesi avvertono come un sentimento di fede, affetto, rispetto e preghiera per la loro “Santuzza”. La festa di S.Agata è fra le tre feste religiose più importanti al mondo; la città offre un omaggio di ben tre giorni con il fercolo e il busto reliquiario che compie un giro per i quartieri e “incontra” i suoi cittadini. Nella Chiesa della Badia di S.Agata, progettata da G.B. Vaccarini, in uno dei gioielli architettonici più belli della città, in occasione delle festività agatine, in queste sere il pubblico catanese ha potuto assistere ad un dramma sacro che racconta il martirio di S.Agata.
Nel Medioevo episodi tratti dalla vita di Gesù Cristo o dei Santi venivano rappresentati sui sagrati delle chiese per favorire il processo di evangelizzazione e per fare conoscere ad un pubblico analfabeta, che quindi non aveva accesso diretto alla lettura, il vangelo; nacquero così le Sacre Rappresentazioni e i Misteri. Oggi, operazioni di questo genere sono piuttosto rare (se non nella Settimana Santa che precede la Pasqua); per questo la scelta narrativa-teatrale operata da Giovanni Anfuso è da considerarsi degna di nota. Anche perché il racconto del martirio della Santa, che i Catanesi chiamano la “Santa bambina”, è stato inserito in una cornice narrativa che trae spunto da un evento storico reale, arricchito da elementi di fantasia, i bombardamenti che sventrarono Catania alla fine della Seconda Guerra Mondiale e il salvataggio rocambolesco delle reliquie e del tesoro di S. Agata.
La rappresentazione comincia, infatti, con il rumore inquietante dei bombardamenti e l’invasione, in chiesa, degli ufficiali dell’esercito inglese. La Madre Badessa viene coinvolta nel tentativo di sottrarre alla confisca dell’esercito del tesoro e delle reliquie della Santa; in una toccante conversazione con la giovane “criata” (così in siciliano si definivano le ragazze orfane che venivano accolte dalle famiglie nobili o nei conventi), la sorella spiega alla ragazza cosa significhi martirio, in un momento in cui la guerra ha scatenato un immenso, terrificante martirio per tutti, e comincia a raccontare la vicenda, che definisce “non una favola ma un martirio”, del sacrificio fatto dalla fanciulla che nel 251 d. C, sotto il governatore Quinziano, per non rinnegare la sua fede cristiana, va incontro alla morte. Agata venne torturata, le furono strappate le mammelle (per questo la Santa è ritenuta la protettrice delle donne con tumore al seno), fu collocata sui carboni ardenti e infine, dopo una lunga agonia, spirò.
Questa parte del racconto, è stata strutturata con l’ambizione della tragedia; segnale spiccatamente tragico il commento affidato al coro che commenta, declamando in maniera eccessiva, ogni azione. Dolce e convincente Agata, Giulia Messina, coi suoi occhioni sgranati e invasati di risoluta fede. Effervescente Antonietta, la serva, Giulia Antille, a tratti comica ma anche toccante quando ricorda i genitori morti nel nuovo, grande martirio della guerra. Piccole cadute di stile nell’interpretazione dei ruoli maschili, tutti troppo macchiettistici, stereotipati e, in qualche passaggio, dilettanteschi.
La chiesa stessa che è luogo di ambientazione e luogo di rappresentazione, è parte integrante del racconto e contribuisce a coinvolgere fortemente il pubblico che resta abbagliato dal bianco dei marmi e avvolto dalle forme morbide della sua struttura. Alla fine la devozione avrà salvato le reliquie e se stessa, i Catanesi potranno ancora aspettare ogni anno la loro Santuzza, abbracciarla e gridarle in coro: “Semu tutti devoti tutti!”
AGATA, LA SANTA FANCIULLA
drammaturgia e regia di Giovanni Anfuso
Giulia Antille: Antonietta
Giulia Messina: Agata
Angelo D’Agosta: Ufficiale Inglese
Altri interpreti:
Ivan Giambirtone, Davide Sbrogiò, Elena Ragaglia, Davide Pandolfo, Alberto Abbadessa, Renzo Conti e Francesco Rizzo, Rosa Lao, Francesca Castro, Michela Di Francesco, Anna Gagliano, Roberta Lazzaro, Giordana Montesilvano, Rachele Ruffino, Darwin Michener Rutledge