Cannes 2019 | Un palmarès rigoroso e bizzarro

Cannes 2019 | Un palmarès rigoroso e bizzarro

di Lucia Tempestini 25-05-2019

Portrait de la jeune fille en feu

La più interessante selezione ufficiale dal 2014 ha avuto per una volta una Giuria all’altezza, competente e anticonformista, in perfetto equilibrio fra rigore e bizzarria. Netflix non abita qui, e mai come quest’anno Cannes ha dimostrato quanto sia superflua, se non addirittura nociva, la presenza della luccicante astronave statunitense. Stavolta sarà complicato per la Mostra del Cinema di Venezia superare la qualità del festival francese.
Tutti assolutamente da vedere i film premiati, e li analizzeremo uno alla volta in maniera approfondita nel corso dei mesi, a cominciare da Dolor y Gloria di Almodovar (Premio miglior interpretazione maschile, meritatissimo, ad Antonio Banderas, malinconico alter ego del regista travolto dai ricordi).

Entusiasmano sia il Premio miglior sceneggiatura al raffinato kammerspiel per voci femminili di Céline Sciamma Portrait de la Jeune Fille en Feu, che quello per la migliore interpretazione femminile a Emily Beecham per Little Joe di Jessica Hausner, altra donna, storia surreale e aggraziata dai cromatismi vintage di una piantina geneticamente modificata capace di dare la felicità. Ancora sfumature di realismo magico nel brasiliano Bacurau (Premio della Giuria), in cui un piccolo villaggio scompare all’improvviso, e nel drammatico Atlantique della giovane e commossa regista senegalese Diop, Gran Premio della Giuria. Miglior regia agli immancabili Dardenne. Premiato anche Les Misérables.
Forse il colpo d’ala è stato proprio assegnare la Palma d’Oro a Parasite di Bong Joon-ho. Nel film sudcoreano, velenoso, spiazzante ed estremamente intelligente, una famiglia poverissima di abili millantatori riesce a insinuarsi nella vita di un nucleo appartenente alla classe privilegiata, rosicchiandolo dall’interno come il parassita del titolo.

Niente a Bellocchio, come del resto a film altrettanto meritevoli (la zombie comedy di Jarmusch, il notevole polar di Desplechin, o Sorry We Missed You di Ken Loach). Non si potevano premiare tutte le opere in concorso e forse queste erano semplicemente inferiori alle altre. In più, il nostro cinema sconta l’incapacità di osservare il mondo, i fenomeni circostanti, con il grandangolo della fantasia, che deformando le immagini aiuta a capirne meglio il senso.