Un connubio teatro-scienza al Complesso Monumentale dell’Ospedale S. Spirito di Roma

Il Giornale sull’ultima infermità della Sua Maestà Papa Innocenzo XI

Redatto da Giovanni Maria Leccisi

Evento spettacolo di Renato Giordano

Con Renato Giordano (narratore), Vito Ranucci (arrangiamenti, Sax soprano, vocoder), Maria Elena Pepi (soprano) , Gianni Santucci (coreografie),  Luigi Borgogno (sound designer),  Klaudioujka e Patricia Pinon Pilato (danzatori)

Salone del Commendatore

Complesso Monumentale dell’Ospedale S. Spirito di Roma

Innocenzo XI

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Per seguire il Teatro serve talvolta recarsi in Ospedale. Lo spazio  ospitante è infatti, e in questo caso, un prestigioso, cinquecentesco  salone delle feste, detto Salone del Commendatore situato nell’immensa struttura del Santo Spirito, due passi dalla Città del Vaticano. L’ambiente, decorato da preziosi affreschi,  ben si presta, del resto, ad eventi, convegni, serate di gala, mostre d’arte. Trattandosi di  luogo museale, pur se è come se fossimo fra palcoscenico e platea  di uno spazio polivalente. Ogni ritratto, ogni  dipinto racconta infatti di un accadimento storico ed accertato; mentre ciascuno dei personaggi raffigurati è come se “esprimesse” un suo carattere, una sua “fibra figurativa”  che qualifica e suggestiona  l’ambiente  ove i diversi ‘strati’ dei loro corpi, delle loro epifanie visibili (fisici, politici, sociali)  sono messi a nudo e, in definitiva, ‘secolarizzati’.

Sulla parete di fondo, ove si svolge l’azione teatrale, domina un grande affresco che raffigura Papa Innocenzo XI, curvo e malaticcio: cioè mostrato in tutta la caducità materiale del deterioramento fisico che  lo affligge; accanto a lui, alcuni cardinali e tre medici   uno dei quali evocante il chirurgo Lancisi (l’archiatra che lo aveva in cura), mentre, lateralmente, coppie di guardie svizzere fuoriescono da una specie di  golfo mistico.

Percorrendo con lo sguardo le quattro grandi pareti dipinte, viviamo la straordinaria esperienza che restituisce  all’insigne studioso, attraverso la costituzione della Biblioteca Lancisiana, l’ “anima” di un disegno (soprattutto culturale, olistico)   che promuoveva la cultura scientifica del 17° secolo. Cultura assimilata alla perfezione nel peculiare  modo di procedere (e  filosofare) dell’arte medica ai tempi del trionfante Barocco. In cui  si compendiavano  due dei maggiori postulati  dei razionalisti: la fede nella sostenibilità di un modello unico di prova e la certezza della “derivabilità” di scelte terapeutiche da dati anatomico-fisiologici.

L’allestimento teatrale di Renato Giordano, che a quel mondo (e a quei modi d’essere) si ispira, affiora quale  evento  di forte spessore socio-umanistico-ricognitivo, oltre tutto, di un’epoca purtroppo esposta alle discettazioni a sproposito.

 “Il Giornale sull’ultima infermità della Sua Maestà Papa Innocenzo XI”, rappresentato quale   narrazione non a caso “avvenuta” nel medesimo complesso architettonico, ripercorre ed  inscena con proprietà di lessico e teoretiche  “le prime  terapie alchemico/diabetologiche sperimentate dal Lancisi” di cui Giordano (anch’egli medico) è da anni appassionato studioso e ricercatore.

Rivelandosi poi un accessorio, inusitato capitolo della  storia della medicina a Roma  elaborata attraverso la rilettura di antichi documenti  d’archivio e la trascrizione del “Manoscritto Lancisiano 149”  riscoperto (e  drammaturgicamente reinventato) dal veterano regista. A corredo dello spettacolo, le musiche dal vivo, “arrangiate” da antiche  partiture per un espressivo connubio tra recitativi,  danza, musica e canto lirico che si riverberati  in una ennesima, inesplorata vicenda  del   Gran Teatro del Mondo.

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Dalle note di regia emerge poi che “si mira innanzi tutto ad una esperienza di  teatro metastorico”, inserito a conclusione della giornata  scientifico/congressuale “Baroque & Diabets”, come sfida del passato rivolta al futuro (delle umane acquisizioni). Medicina e diabetologia ovvero: “dal Barocco alla Urban Health epidemiologia & prevenzione su territorio”.  Dunque, uno spettacolo a tema rivolto ad una platea di esperti e di pubblico interessato alla materia.

In specie, alle innovazioni clinico-interattive della Theatrical Based Medicine (TBM). Che è tecnica di comunicazione ‘on stage’ (concepita dal Giordano seguace di Ippocrate) “in cui si acquisiscono e rafforzano, con tecniche mediate dal teatro, i metodi e gli strumenti per una comunicazione più efficace sia medico-paziente, che interdisciplinare,  all’interno del Team sanitario”.

Coniugare teatro e scienza, del resto, è specifico comparto della drammaturgia moderna: da “Copenaghen” di Frayn a “I fisici” di Dürrenmatt. Ovviamente preceduti dal “Galileo” di Brecht, in cui il drammaturgo focalizza la figura (poi ricorrente) di   dello scienziato costretto dal Sant’Uffizio (o altra entità oscurantista, totalitaria) ad  abiurare la dottrina di cui stato intuitivo precursore.

Seguendo lo spettacolo, si avverte poi  quanto  “lo spazio della parola”, narrata da Giordano, emani una assoluta sensibilità e tensione “dell’essere e nell’essere”:  modalità discorsivo-comunicativa di una meta.gestualità di “corpo e plurime sonorità” che servono  a corroborare la dimensione polisemica della musica, del canto  e della corredata, cementata “forma” dell’argomentazione scientifica, nella difficile arte del saperla “sezionare, scandire, notomizzare”.

Dalle élite del Sapere ad una auspicabile divulgazione dei ‘dati di fatto’… almeno per non fare solo finta “di essere sani”.