L’APPUNTAMENTO È PER MERCOLEDÌ 21 NOVEMBRE ALLE ORE 20 ALL’OPEN AKADEMIA DI COSENZA (V. Ambrogio Arabia, 11)
Passato in anteprima alla passata edizione della Festa del Cinema di Roma, “Le sens de la fête” di Olivier Nakache ed Éric Toledano, reduci dal grande successo di “Quasi amici”, uscito poi nelle sale italiane come “C’est la vie – Prendila come viene” che ha riscosso un grande consenso in patria ma è passato ingiustamente un pò inosservato nelle nostre sale, come spesso capita ai film d’oltralpe.
Il film secondo Caruso che proprio in occasione della Festa del Cinema di Roma ne rimase entusiasta, meritava un repechage cosentino e pertanto la serata in cartellone al CinéFrance Filmclub è da non perdere.
In Francia il film è stato indicato come una testimonianza significativa, una sorta di ritratto dell’odierna società macroniana, compattata al centro su valori ancora condivisi e tra loro compatibili.
La trama è presto detta: Max è un wedding planner navigato e logorato alla vigilia di un matrimonio e di una consegna. L’ultima corvée è un ricevimento di nozze nel giardino di un castello del XVII secolo con sposa vaga, sposo pretenzioso, commensali borghesi e un’équipe fedele quanto incompetente. Julien, valletto melanconico innamorato del ‘bel parlare’, James, animatore démodé, Guy, fotografo scroccone, Josiane, amante (im)paziente di Max, Adèle, delfina irascibile di Max, Samy, cameriere clandestino, sono alcuni dei membri di una brigata multietnica occupata a rendere indimenticabile il giorno più bello di Pierre ed Héléna. Niente ovviamente a ndrà come previsto e quelli che dovevano sorvegliare la riuscita dell’evento finiranno loro malgrado per boicottarlo.
Intorno all’impareggiabile Jean Pierre Bacri, affiancato da Gilles Lellouche e da Jean Paul Rouve, gli interpreti di questa commedia corale, gentilmente folle e basata perlopiù sui dialoghi e sull’estremizzazione dei caratteri dei vari personaggi, sono testimoni di stili comici diversi; ci sono, per esempio, la comicità più surreale, quella più intellettuale, quella situazionista e quella più “ruspante”. L’amalgama tra questi stili diversi funziona e il merito, oltre a quello ovvio dei singoli attori, è in buona parte della coppia di registi, capaci di gestire l’affollato traffico e di mescolare le diverse tendenze, creando così un unicum che a livello, come dire?, di “stile comico” diventa lo specchio del senso di comunità che contraddistingue i membri della variegata e vivace azienda/famiglia.
Una commedia corale francese ricca di umori, situazioni e tipologie come non se ne vedevano da tempo, non solo in Italia ma forse pure Oltralpe.