Una comicità ebraico-milanese. Incontro con Franca Valeri
In quell’occasione ho definito ‘esatta’ la comicità di Franca Valeri, e sono convinto che l’irripetibilità del suo talento umoristico risieda nel particolarissimo mix tra l’origine ebraica e la matrice milanese che la apparenta ad altri grandi artisti meneghini. Sulla falsariga dei ricordi televisivi e di critico nonché dell’autobiografia dell’attrice, “Bugiarda no, reticente”, uscita per Einaudi, ho cercato di ripercorrere la sua interminabile carriera dall’esordio con I Gobbi, ovvero Vittorio Caprioli (poi suo marito) ed Alberto Bonucci (poi sostituto da Luciano Salce) con cui riscosse grandi successi nei cabaret parigini per passare agli esordi da solista con il personaggio della Signorina snob, costruita sulle frequentazioni dirette di certa alta borghesia milanese cui lei stessa apparteneva, per arrivare poi alle sceneggiature di film come “Il segno di Venere” di Dino Risi ed alle altre commedie in cui fu irresistibile partner di Alberto Sordi. Senza dimenticare la signorina Cesira o La sora Cecioni tante volte riproposte nei varietà televisive o i caroselli, lo sceneggiato “Sì, vendetta…” diretto da Mario Ferrero, le pièces con Bice Valori ed Enzo Jannacci, proiettate nel corso della kermesse televisiva a lei dedicata dal Roma Fiction Fest.
La conversazione ci ha condotti anche ad esaminare la sua più recente attività teatrale, il lungo sodalizio con Urbano Barberini e l’esperienza con l’altra grande milanese Adriana Asti, fino alle recenti collaborazioni con “ragazze terribili” come Sabina Guzzanti e Luciana Littizzetto, tra le sue epigone più celebri. Insomma, è stato come sfogliare l’album dello spettacolo italiano dal secondo Novecento fino ad oggi.