Una lectio magistralis dadaista. “Trattato di economia” al Teatro Quarticciolo di Roma

Una lectio magistralis dadaista

TRATTATO DI ECONOMIA

Coreocabaret confusionale sulla dimensione economica dell’esistenza

Drammaturgia: Andrea Cosentino, Roberto Castello

Regia: Andrea Cosentino, Roberto Castello

Assistente: Alessandra Moretti

Attori: Andrea Cosentino, Roberto Castello

Realizzazione oggetti di scena: Paolo Morelli

Direzione tecnica: Luca Telleschi

Produzione: ALDES in collaborazione con Sardegna Teatro, con il sostegno di MIBACT

Al Teatro Biblioteca Quarticciolo

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Roberto Castello, ballerino e coreografo, è uno dei nomi più rilevanti della danza contemporanea italiana. Andrea Cosentino, difficilmente etichettabile, ha elaborato nel corso degli anni uno stile personale e unico che combina una comicità surreal-popolare ad un raffinato teatro di ricerca.

Questa coppia d’eccezione tiene un’irriverente lectio magistralis di economia dove si sviscerano i tranelli consumistici insiti nella nostra esistenza.

Lo spettacolo comincia con una riflessione sul costo di mercato di una paperetta e di un dildo. Ci si chiede: “perché pur essendo fatti dello stesso materiale e pesando allo stesso modo il prezzo cambia sensibilmente, addirittura quadruplicandosi?”.

Cosentino e Castello ci obbligano a pensare al capitalismo, ai suoi tentacoli subliminali che spingono a consumare compulsivamente e a dare un valore arbitrario ad ogni cosa, perfino al loro spettacolo. Ma i due non si limitano a teorizzare dalla cattedra perché nel frattempo ballano e si travestono all’interno di un cabaret dadaista che si interroga provocatoriamente sul senso del teatro contemporaneo, citando e mimando famosi artisti come Pina Bausch, Jan Faber, Andrea Latella e Luca Ronconi.

L’aspetto più interessante di Trattato di economia, oltra all’idea originaria, è ciò che deborda lo statuto ontologico della rappresentazione, lo scarto tra spettacolo pensato e attuato (battute improvvisate, attese, trucchi scenici ostentati invece di essere camuffati).

La rappresentazione si conclude con un inserto video situazionista e autoironico di Attilio Scarpellini, che dichiara di considerare lo spettacolo (pur non avendolo visto) un capolavoro.