Gian Carlo Fusco, l’uomo che inventò se stesso

Gian Carlo Fusco, l’uomo che inventò se stesso

 

Gian Carlo Fusco

Indimenticabile per quanti ebbero la fortuna di conoscerlo e di frequentarlo, lo scrittore-giornalista spezzino (1915-1984) era davvero troppo straripante, eccessivo, inclassificabile ed “impresentabile” perché venisse accettato anche dalla cultura ufficiale ed accademica.

Nel tentativo di sottrarlo alla damnatio memoriae divenuta la malattia cronica del nostro Paese, uno stuolo di caparbi estimatori negli ultimi anni, attraverso un’azione incessante a base di saggi, articoli, blog, pièces teatrali e documentari, è riuscito a favorire la ripubblicazione della più parte della sua opera, davvero varia e sterminata, presso editori importanti come Einaudi, Sellerio, Laterza, Mursia, Baldini Castoldi Dalai, nonché quella di una biografia a lui dedicata dal giornalista Dario Biagi per i tipi della Avagliano.

E’ ora di riconoscere a Fusco la statura del grande scrittore, a dispetto dei sussiegosi custodi delle patrie lettere, non fosse che per la modernità della sua scrittura, sempre agile, vivida, elegante, visiva che ne fa un autentico ‘Hemingway italiano’. Non si può mancare di metterne in risalto pure l’inestinguibile curiosità per l’umano, difatti la sua attenzione è rivolta costantemente e senza retorica agli ultimi, ai reietti, agli esclusi. Fusco era capace di tenere banco nei salotti della Milano bene per poi fare l’alba nelle bettole della periferia, tra un grappino e un Pernod, in compagnia dientreneuses, prostitute, boxeur in declino e cantanti di mezza tacca. Ma ancor più che sulla pagina scritta la vera cifra di Fusco sta nella sua incredibile capacità di intrattenere, meglio, magnetizzare qualunque uditorio. A giudizio unanime dei suoi coevi, Fusco è stato il più grande affabulatore orale del secolo scorso anche se di questo purtroppo non può esservi traccia.

E’ esaltante ripercorrere la sua attività di scrittore e giornalista ma soprattutto la sua vita straordinaria, in cui verità e fandonie restano indistricabili anche per il suo più fine esegeta, finendo col comporre tutte insieme una eccezionale antologia di aneddoti spesso tragicomici o paradossali. Figlio di un contrammiraglio e di una maestra con l’hobby della falegnameria nelle cui vene scorre sangue ebraico, Fusco ha vissuto tante vite: ex pugile, ex ballerino, prima anarchico, poi comunista sui generis, per ripulsa nei confronti del regime fascista fuggiasco oltralpe dove reinventerà il mito della mala marsigliese e della Legione straniera. Lo ritroveremo durante la guerra come telegrafista sul fronte albanese, più volte disertore, deportato in Germania, incantatore di serpenti nella famigerata pineta di Tombolo, clochard a Viareggio e subito dopo animatore delle notti versiliesi. Finalmente giornalista in rapida ascesa quale collaboratore di testate come Il Mondo, L’Europeo, primo columnist italiano con “La colonna di Fusco” sul Giorno. Testimone d’eccezione dell’Italia del boom, osservata da una prospettiva laterale e personalissima, prima della Milano capitale del miracolo economico, poi della dolce vita romana. Ed ancora inviato specialissimo ai grandi processi e agli eventi sportivi, quindi sceneggiatore, attore per diletto, conduttore radiofonico prima di avviarsi verso un malinconico crepuscolo professionale e una morte prematura.

Da segnalare il docu-fiction “L’incantatore di serpenti. La vita senza freno di Gian Carlo Fusco” (Italia 2012) diretto da Salvatore Allocca e interpretato da Leo Mantovani nelle vesti dello scrittore. Il film ricostruisce alcuni momenti cruciali della sua mirabolante esistenza inframezzandoli con le testimonianze di familiari, amici e colleghi come Manlio Cancogni, Gianni Bisiach, Adele Cambria, Cino Tortorella, Natalia Aspesi, Gianni Clerici, Tullio Kezich, Callisto Cosulich, Tinto Brass, Giovanna Gagliardo, Mario Monicelli, Enrico Vaime, Luigi Turolla, Franco Cordelli ed appunto Dario Biagi, il suo biografo.