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Vincenzo SANFILIPPO- Ippocrate è di scena (a cura di Renato Giordano, Roma Palazzo Ferrajoli)

 

Attualità

 

IPPOCRATE E’ DI SCENA

La Medicina , dal corpo al pensiero (per fare buon sangue)

24  CORTI TEATRALI  SCRITTI  DA  UN TEAM  DIABETOLOGICI  (medici, infermiere, dietiste ) che hanno seguito un MASTER di Theatrical  Based  Medicine ( TBM ),creato e realizzato da  RENATO GIORDANO

Presentazione libro: Palazzo Ferrajoli, Piazza Colonna. Roma  Interventi:  Emanuela Baio, Presidente di Salute e Benessere. Fondazione per il Diabete e malattie croniche;   Paola Picanti, Presidente del Comitato Nazionale Diabete del Ministero della Salute.   Moderatore: Luciano Lucarini.  Edizioni Pagine.

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La questione della comicità e dell’umorismo applicata alle cure mediche non si contrappone in modo così netto e schematico a ciò che di drammatico e di grigio ci sovrasta, quando a volte ci s’ imbatte con le patologie. Pertanto, si argomentava, i medici dovrebbero associare alla loro Scienza Clinica, vitale e generatrice, la “Scienza del comico”, intesa come riposo mentale altrettanto liberatore e catartico, finalizzato a sdrammatizzare le condizioni prettamente affettive del medico curante  rispetto alla sofferenza psicologica del paziente.  Con queste linee guida Renato Giordano introduceva il suo progetto, durante  la presentazione del libro avvenuta nell’esornativo storico Palazzo Ferrajoli, ubicato a Piazza Colonna, alla presenza di un folto pubblico con interventi   delle  relatrici, dott.sse  Emanuela Baio e Paola Picanti, le quali argomentavano le valenze del progetto ai convenuti, per lo più medici del settore di diabetologia implicati  in questo interessante team clinico realizzato da Renato Giordano e promossi in campo come una formidabile équipe di umoristi che hanno scoperto la loro vis comica.

Questi  brevi testi di comiche pubblicati in volume possiamo definirli “ Ambulatory  comedist ”,  ovvero scrittori   di scenette ambulatoriali, scritte con lucida e precisione di quadro scenico, perché  basate su ambienti e situazioni della loro comune vita lavorativa.

Scorrendo alcuni titoli e leggendo i brevi corti teatrali, scritti da medici, si avverte una poeticità buffa, con il gusto del lazzo e della degradazione del linguaggio,  ove  sembra che la comicità della scrittura somatizzi la malattia.  Così, in questa antologia, attraverso il linguaggio ridanciano dei medici contrapposto a quello plebeo dei pazienti, tutto diventa immaginato e trasfigurato in un cataclisma vitale e rigeneratore.  Vi sono compresi durante la visita ambulatoriale stravaganze di tutti i gusti:  depressi e gaudenti, obesi e diabeti stressati,  paciocconi famelici.

Sono ben raffigurati con humour i medici, ognuno con le proprie bonomie quotidiane mentre sciorinano anamnesi diagnostiche, contrapposte alle esilaranti caricature dei loro pazienti, ombreggiati di dileggi e meschine furbizie, mentre espongono i propri stereotipati malanni ben evidenziati nei titoli: “Un diabetico in cerca di… diabetologo” di Rocco Bulzomì;  “Una iniezione davvero indolore” di Iolanda Coletta; “La fata ‘gnorante nel paese delle meraviglie” di Fabio Coletti;  “La tribù delle bacche glicemiche” di Lucia Fontana; “Dottore mia suocera sta male” di Ilaria Malandrucco e Michela Tebi; “ La Bella dama di San Vincenzo” di Fiorella Massimiani; “Il medico e gli indiani” di Francesco Principe; e molti altri ancora come “Un giorno dal Dottore” di Filomena Lasaracina. Tuttavia il senso del comico non è uguale in tutti i testi: assume di volta in volta meccaniche diverse, ritmi contrastanti, stili inediti, nei quali la comicità, come puro e immediato risvolto di una situazione, rivela una mediazione e riflessione valida a riscoprire e illuminare il sorriso e la mente.

Abbiamo posto qualche domanda all’autore, regista e attore Renato Giordano, che da sempre ha svolto contemporaneamente  due attività entrambe impegnative sia in ambito medico che in ambito artistico.

D. In cosa consiste quest’antologia di testi teatrali creati col metodo TBM.

R. La mia lunga attività, essendo  medico endocrinologo presso la UOC di Diabetologia e Dietologia dell’ Ospedale Santo Spirito di Roma, ed anche un esperto in comunicazione pratica in Medicina, mi ha consentito di  creare,  teorizzare e realizzare  la tecnica del TMB  (Theatrical Based Medicine) sperimentata con successo in ambito medico attraverso un team di comunicazione on Stage, impartito  come master a dei colleghi. Lo stage, durato due anni,  consiste in un periodo di formazione utile all’acquisizione di nuove competenze finalizzate a  rinforzare, con tecniche mediate dal teatro, i metodi e gli strumenti per una comunicazione più efficace sia medico-paziente, che interdisciplinare all’interno del team sanitario. E aiuta, facendo fare anche un lavoro su stessi, a migliorare il gap tra il percepito ed il reale, rafforzando l’empatia e l’aderenza equilibrata alla reazione emotiva. Una risorsa significativa in ambito terapeutico, sia come strumento specifico con i pazienti, sia come ausilio integrativo agli operatori.

D. Credo sia innegabile – e vada adeguatamente rilevato –  come  già il titolo  di questo volume “Ippocrate è di scena” lasci prefigurare un’alleanza terapeutica  tra  scienza medica come esclusiva azione di cura della malattia, e terapia potenziata  di promozione e tutela della salute, perseguibile  con  adeguato approccio  relazionale tra medico e persona assistita, attraverso  modalità di  tecniche comunicative di “medicina teatrale”.

R. Da sempre il TEATRO si occupa di queste problematiche che sono alla base della comunicazione dal vivo. Da sempre studia e insegna come riuscire empaticamente e olisticamente a comunicare sentimenti e contenuti, ma usando necessariamente anche una TECNICA che consenta un buon livello di performance quotidiana, cioè appoggiandosi a delle “linee- guida interpretative”. In questo volume sono presenti 25 corti teatrali scritti da persone che fanno parte di un team di diabetologici (medici, infermiere, dietiste) che hanno seguito un Master di Theatrical Based Medicine (TBM) suddiviso in tre moduli. Durante il lavoro, che è durato due anni, ognuno dei discenti ha anche scritto un breve testo teatrale che alla fine del workshop è stato rappresentato dagli stessi partecipanti, che si alternavano nel ruolo di autori,  attori, registi. Il risultato è stato eccezionale, ed ora in questo volume  sono raccolti alcuni di quei testi scritti ed andati in scena a Roma, nel mese di maggio 2015.

D. Dunque una tecnica di comunicazione  finalizzata a potenziare il rapporto medico-paziente, dove la narrazione della patologia del paziente al medico è considerata al pari dei segni e dei sintomi clinici della malattia stessa.

R. Le tecniche di  Theatrical Based Medicine (TBM) vanno ben oltre la narrazione  dei segni e dei sintomi della patologia, peraltro già affrontati nella cosiddetta medicina narrativa (NBM);  ma questa è la prima volta che viene pubblicato un volume di “Medicina Teatrale” creato con la tecnica della TBM.  Qui  la narrazione viene teatralizzata non solo attraverso la tecnica della scrittura teatrale, ma soprattutto  realizzata tout court in teatro come  rappresentazione di vita senza mediazione letteraria, solo con la mediazione del “corpo” dell’attore.

D. Vorremmo sapere cosa trattano questi atti unici brevi. E se lo spazio della parola dialogata dai clinici  in veste di attori fluidifica l’argomento penetrando nel clima dell’ambulatorio teatrale.

R. Molti  di questi corti teatrali sono ovviamente ambientati in ambulatori medici. Ed il rapporto medico-paziente viene sempre visto con ironia, direi autoironia, dato il ruolo ricoperto nella vita dagli autori. Medici stressati da pazienti ignoranti o invadenti, oppure,  il contrario, medici e infermiere in to burn out, incapaci di comunicare col malato.  Ma anche storie diverse in cui la patologia “cronica”, com’ è inevitabile, si sposa con le esigenze della vita reale. Il soldato diabetico eroe per caso e per gola, la coppia ex sessantottina in bilico tra medicina alternativa e tradizionale, il gestore di bar con handicap ed il desiderio dei tacchi a spillo, il latin lover diabetico e lumacone, clone di Lucio Battisti, oppure storie di normale “cronicità” legate più a dei sentimenti “bevuti” e andati a male che a mali fisici. E ancora pazienti come fossero burattini senza fili, signore alla finestra che capiscono di dover cominciare dalle piccole cose, indiani d’America che si raccontano seduti davanti ad un falò col loro diabete dovuto a delle bacche particolari, i due fratelli e la loro sofferenza condivisa con la luna, la storia della dama di San Vincenzo…

D. Dunque  il tema della medicina nelle sue varie accezioni si lega alla drammaturgia teatrale fin dalle sue origini. Infatti, come Lei afferma nell’introduzione – se si considera la finalità catartica che Aristotele attribuisce alla tragedia nella sua Poetica –  si può  considerare il teatro stesso una sorta di medicina.

R. Certamente ai medici serve nella vita lavorativa un mix di catarsi, empatia e spontaneità,  e le tecniche teatrali permettono di raggiungere questo scopo.  La TBM mira a rendere consapevoli dei propri atteggiamenti professionali e a migliorare nelle relazioni medico-paziente.  Per tornare ai testi presenti in quest’antologia verrebbe da fare un paragone, un tentativo di comparazione tra il teatro classico in cui compaiono i medici ed invece come appaiono i medici protagonisti di questi nostri brevi atti unici. Diciamo che in linea di massima non vi sono grandi differenze. Quasi sempre il Medico viene messo in burla nel teatro classico. Nel  Il Malato Immaginario, nel Il medico per forza e in altre commedie di Molière appare così. Ma anche esce fuori la ciarlataneria in Knock o il trionfo della medicina di Jules Romains o nella maschera de “il dottore” ( spesso chiamato Balanzone o Graziano) della commedia dell’arte. Fanno eccezione in negativo Woyzek di George Buchner o in positivo Il  Medico Olandese e Paracelso di Arthur Schnitzler. Però raramente vediamo in scena la rappresentazione della patologia o una storicizzazione degli eventi come ho provato a fare in alcune delle mie opere teatrali da L’isola che c’è a La storia di Elisabeth ( inserita in appendice in questo volume). Un evento importante questo della scienza a teatro riferito alla interessante e coinvolgente tematica medico – scientifica dove lo spazio della parola, dialogata  dai clinici in veste di attori fluidifica  l’argomento  penetrando nella forma del teatro  al quale ogni volta l’umanità per un potere liberatore, catartico, si riporta, assicurando in modo inequivocabile la grammatica del buonumore. E dove tocca alla risata l’ultimo pizzico di buon sangue possibile