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Agata MOTTA- Incontro con Rocco Papaleom (di scena al Teatro Biondo di Plalermo con “Una piccola impresa meridionale”)

 

 

L’incontro

 

ROCCO PAPALEO “LE MIE IMPRESE, MERIDIONALI E NON”

Di scena   al Teatro Biondo di Palermo

 

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E’ un ritorno in Sicilia, e in particolare a Palermo, quello di Rocco Papaleo che da domani sarà in scena al Teatro Biondo con Una piccola impresa meridionale, esperimento di teatro-canzone di cui è interprete e coautore insieme al regista Valter Lupo.

La Sicilia – spiega l’attore – è il trionfo del meridionalismo più raffinato, più chic, più saporito, più amaro. E’ un posto incredibile, di bellezza, cultura, storia che maggiormente alimenta i rimpianti per le occasioni mancate e per la possibilità di essere un paese straordinario, mentre invece spesso raschiamo il fondo e poi succede quello che sappiamo.

Superpresente al cinema con quattro film nell’anno in corso (Un boss in salotto e La scuola più bella del mondo di Luca Miniero, La buca di Daniele Ciprì, Confusi e felici di Massimiliano Bruno) l’attore torna volentieri al teatro e lo fa con uno spettacolo che porta lo stesso titolo del libro e dell’omonimo film, la sua seconda regia dopo Basilicata coast to coast, che lo hanno preceduto.

Una piccola impresa meridionale (trasposto anch’esso per il cinema, in edizione ‘corale’) contiene annotazioni diaristiche, storielle, aneddoti personali, gag, piccoli viaggi intorno alle persone e alle cose, canzoni. Grande risalto avrà l’affiatata band costituita da Francesco Accordo (chitarra), Jerry Accordo (percussioni), Guerino Dondolone (contrabbasso), Pericle Odierna (fiati) e Arturo Valiante (pianoforte), perché di musica il lavoro si nutre.

Quali punti di contatto esistono tra il libro, il film e lo spettacolo teatrale?

Tra libro e film c’è un punto di contatto perché è la stessa storia, ovviamente una in tono letterario l’altra in tono cinematografico. Invece con lo spettacolo teatrale non c’è connessione, se non un tono, uno stile di racconto, di ricerca di equilibrio tra leggerezza e romanticheria. Lo spettacolo è un esperimento di teatro-canzone fatto più di suggestioni che di un racconto unitario. Insomma un po’ per scaramanzia e un po’ per buon auspicio abbiamo messo lo stesso titolo, si prestava e lo abbiamo usato in tutt’e tre le diramazioni.

I suoi lavori hanno sempre un’impronta marcatamente meridionale, sia quelli da lei diretti sia il recente La scuola più bella del mondo in cui è solo interprete. Le differenze tra Nord e Sud sono ancora così marcate o molto rientra in una specie di cliché gradevolmente alimentato da noi stessi meridionali?

Quando faccio l’attore nei progetti di altri autori faccio quello che mi viene proposto, non mi sento proprio di rispondere da quel punto di vista programmatico, agisco solo come involucro, come portatore sano, spero, di quella visione. Nelle mie cose non c’è una contrapposizione tra Nord e Sud, più che altro c’è un canto del Sud che vuole essere non polemico nei confronti del Nord, soltanto cerco di individuare un’energia, quella che dalla mia esperienza di uomo del Sud ho catturato per poi esprimermi in questa forma di entertainment che è il mio lavoro.

Nel film omonimo lei interpreta un prete spretato. Quanto conta oggi la spiritualità?

Il film provava a dare una risposta in questo senso, propagandava una spiritualità laica. Non penso ci si possa sganciare completamente dalla spiritualità, anzi ne abbiamo bisogno come del pane, c’è solo la rilettura, c’è un’idea più laica o comunque più libera, fuori dallo steccato che la religione impone.

Di quel film è stato detto che è una delle più convinte testimonianze a favore del matrimonio omosessuale. La sua posizione è così netta?

Sì, sono completamente a favore.

Pensa che le aperture di Papa Francesco possano spingersi fino al punto di accettare quest’ultima sfida?

Ho i miei dubbi, per il momento, dipende da come andrà la società. La spiritualità organizzata come quella delle religioni, cattolica o qualunque altro tipo di religione, ha un obbligo di confrontarsi con i moti della società, dei popoli. Ad un certo momento, se le converrà o comunque se sarà costretta per una serie di evoluzioni o involuzioni – ammesso che lo si voglia vedere al contrario come un decadimento ma io la vedo come un’evoluzione – dovrà fare i conti con quello che accadrà nel futuro prossimo e quindi si dovrà adeguare. Però ancora oggi, non so, se già durante questo papato si arriverà ad una liberazione del costume sessuale… tra l’altro la parola sesso è già una parola forte per la Chiesa.

Se non avesse fatto l’attore sarebbe stato un insegnante di matematica con la passione per la musica. Adesso, invece, quanto conta la musica nella sua vita?

La musica è stata il mondo in cui sono entrato e dal quale non sono mai uscito, anche perchè è diventata parte integrante della mia professione e mi sono potuto permettere di coltivare quell’ambizione lì dal punto di vista professionale e quindi è diventata una passione che si è evoluta con la possibilità di coltivarla anche nel mio mestiere.

Il suo rapporto con le donne: è vero che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna?

Nel mio caso purtroppo non è andata esattamente così, perché non ho avuto rapporti lunghi e anche pochi di quelli proprio importanti, da uno ho avuto un figlio e l’altro attuale è ancora recente e comunque molte cose le avevo già fatte. Diciamo che è meglio se c’è una grande donna dietro la storia di un uomo e poi non mi piace l’espressione “dietro”…

Meglio “accanto”?

Accanto è già meglio. Non voglio fare la retorica dell’uguaglianza, sono sinceramente appassionato dell’universo femminile e comunque, oggi come oggi, lo reputo un posto migliore. Sarei quasi quasi per un matriarcato!

Giusto per restare in tema, con quale delle colleghe che esercitano la difficile arte della comicità condividerebbe un’esperienza lavorativa?

Mi sono trovato due volte con Paola Cortellesi, pur avendo avuto tante altre occasioni con straordinarie interpreti di simpatia e talento, Paola racchiude un ideale, è la donna che vorrei essere, artisticamente parlando, ma anche l’uomo che vorrei essere, diciamo un po’ in assoluto, senza distinzione di sessi, è l’artista al quale, usiamo un maschile proprio, mi piacerebbe sentirmi affine.

Sul palco del Biondo Rocco Papaleo resterà fino al 21 dicembre, mentre il 18 dicembre, alle ore 21.00, insieme a Sergio Rubini, parteciperà alla Lezione di cinema tenuta dallo sceneggiatore e regista Giovanni Veronesi. Tappa unica per Modica il 22 dicembre.