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Il giardino dell’infanzia tra i ciliegi cechoviani di Alessandro Serra

Il giardino dell’infanzia tra i ciliegi cechoviani di Alessandro Serra

@ Anna Di Mauro (22-02-2020)

Catania – E’ un caleidoscopio di immagini. Le stanze della memoria si svuotano e si riempiono di suoni, rumori, fraseggi, risa, corpi in action, in un affascinante affresco in bianco e nero, tra echi proustiani e ombre caravaggesche. In un pout-pourri di artate composizioni e scomposizioni si muove una piccola folla di esseri in cerca di un passato che non c’è più, stretti in un presente rarefatto, protagonisti di un futuro foriero del cambiamento. E’ la partitura per anime de “Il giardino dei ciliegi” di Anton Čechov che sarebbe morto sei mesi dopo. Diretta con stile preciso e ricchezza creativa dal regista sardo Alessandro Serra, interessante esponente della drammaturgia contemporanea, già noto per il suo potente e originale “Macbettu” l’opera, dai risvolti comici secondo il suo autore, tragica per Stanislavskij, viene rivisitata attraverso la lente della suggestiva presenza delle immagini e delle luci, azionate spesso dagli stessi attori, dominanti sul testo, passando per il centro di un’azione ideografica costante che attraversa il palco con l’energia vitale dei personaggi. Sono“bambini invecchiati”. Così li definisce il regista, accennando esplicitamente alla stanza dei bambini nella storica versione di Strehler. Nella Russia di fine Ottocento, nella casa natale ritorna Liubov’con la figlia Anja. Il fratello e i servi accolgono le due donne in un andirivieni eccitato e scoppiettante. E’un nostos senza eroi, un’agnizione a tratti fresca ed esuberante, che bruscamente scivola sul piano del dolore, per poi disfarsi in un accavallarsi di piani sequenza fino al quadro finale, quando il giardino è stato venduto e tutti sono andati via, tranne Firs, il vecchio servo, unico custode e prigioniero della casa e della memoria. Una sterzata finale verso il cambiamento liberatorio nelle intenzioni dell’autore che tracima invece in striature di tristezza. Nell’opera complessa di Čechov dunque Serra pone al centro il rito dell’infanzia, che nel ricordo soccorre il presente, porgendo lo svelamento della vita, in un andirivieni frenetico di lacrime e sorrisi, di chiaroscuri, di conati di vita, di turbolenze e fermo immagine improvvisi, fotografie di gruppo in un interno, goffo tentativo di fermare la realtà, di attaccarla al chiodo della memoria, per poi disfarsene improvvisamente, recuperando la fluidità e il tono allegro su cui la morte si affaccia per poi defluire nelle danze, nelle corse, in un pietoso tentativo di fuga. Simbolicamente la pièce inizia con tutti i personaggi stesi per terra, dormienti o forse morti, fantasmi del passato che ritorna. Il distacco dell’immaginario dalla vicenda la rende surreale, algida, sposta la storia sul piano onirico, senza averne la forza, la chiude in una stanza senza via d’uscita, ci consegna un percorso drammaturgico interessante e di sicuro impatto, ma che sfiora e stravolge le sue radici. Il taglio drammaturgico contemporaneo di Serra si assesta infatti sulla forma intensamente visionaria, sovrapponendosi alla parola trascurata per dissolvere il tono ironico-elegiaco delle opere di Čechov . La scenografia artisticamente asciutta culminante nell’assenza del giardino dei ciliegi lo conferma protagonista assoluto, metafora irrappresentabile. La sua forza sta in questo essere/non essere. Evocato dalle parole, struggente nella sua bellezza effimera, il Giardino assurge a simbolo della fragilità e precarietà dell’esistenza.

IL GIARDINO DEI CILIEGI

Di: Anton Čechov 
Regia: Alessandro Serra
 
Con: Arianna Aloi, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Marta Cortellazzo Wiel, Massimiliano Donato, Chiara Michelini, Felice Montervino, Fabio Monti, Massimiliano Poli, Valentina Sperlì, Bruno Stori, Petra Valentini
 
Drammaturgia, scene, suoni, luci, costumi: Alessandro Serra
 
Consulenza linguistica: Valeria Bonazza e Donata Feroldi
 
Realizzazione scene: Laboratorio Scenotecnico Pesaro
 
Direzione tecnica e tecnico della scena: Giuliana Rienzi
 
Tecnico della luce: Stefano Bardelli
 
Tecnico del suono: Giorgia Mascia
 
Collaborazione ai costumi: Bàste
Attrezzista: Serena Trevisi Marceddu
Organizzazione, distribuzione: Danilo Soddu
 
Produzione: Compagnia Orsini, Accademia Perduta Romagna Teatri, Teatro Stabile del Veneto, TPE – Teatro Piemonte Europa, Printemps des Comediéns
Coproduzione: Compagnia Teatropersona, Triennale Teatro dell’Arte

Al teatro Verga fino al 23 febbraio