“E’ così difficile essere cattivi”. ‘L’anima buona di Sezuan’ di Bertolt Brecht, con Monica Guerritore, al Teatro Stabile di Catania

E’ così difficile essere cattivi”. ‘L’anima buona di Sezuan’ di Bertolt Brecht, con Monica Guerritore, al Teatro Stabile di Catania

@ Loredana Pitino (22-01-2020)

 

Parabola scenica in prosa, scritta tra il 1938 e il 1941 da Bertolt Brecht

La prima rappresentazione ebbe luogo nel 1943 a Zurigo. Le musiche originali sono di Paul Dessau

 

Catania – Siamo in Cina, nella provincia povera di Sezuan. Gli dei sono sulla terra per cercare un’anima buona, almeno un’anima buona tra tanta corruzione che dilaga per via della miseria e trovano una prostituta indicata ai tre dall’acquaiolo Wang come la persona più buona di Sezuan, Shen Te. Gli dei la trovano e le regalano una somma di denaro per metterla alla prova. Con quel denaro Shen Te compra un piccolo negozio di tabacchi, ma non riesce a fare affari perché il suo animo buono la porta ad aiutare chiunque le chieda ospitalità e anche una tazza di riso. Così si ritrova circondata da creditori e sciacalli che si approfittano della sua ingenuità e infinita bontà.

Per far fronte a tutte le sollecitazioni, ma soprattutto per arginare se stessa, Shen Te si sdoppia e inventa la sua altra metà, quella cinica e cattiva che la possa difendere dal mondo tanto corrotto e dalla sua indole mal conciliabile con esso, il cugino Shui Ta, uomo.

Shen Te si innamora di un aviatore e dei sogni di questo; si indebita ancora per aiutarlo ma anche l’amore è un inganno. L’aviatore vuole solo il suo denaro e vende il negozio, lasciandola così priva di ogni mezzo di sostentamento e, soprattutto, priva del suo sogno d’amore.

Shen Te non può sopravvivere e non può occuparsi della creatura che porta in grembo se dà voce solo alla sua autentica anima di donna, di donna buona. Così decide di nascondersi dietro la maschera del suo alter ego maschile, di essere solo Shui Ta, l’uomo, il cattivo. Solo così potrà intensificare gli affari, diventare un piccolo imprenditore, sopraffare gli altri, sfruttare e trionfare (di facile decodifica la scelta di presentare la donna sempre vestita di bianco e l’uomo vestito di nero).

Ma i poveri cercano Shen Te, la sua bontà, la sua dolcezza e portano il cugino in giudizio davanti ai giudici/dei. Di fronte a loro, assillato dalle accuse e accusato di avere ucciso la buona donna, ShuiTa si rivela, si libera della veste di uomo e davanti agli dei, che la lasciano sola, grida al mondo la sua disperazione e la sua rabbia di essere donna, di essere buona. La bontà dell’uomo. Questo uno dei temi più cari a Brecht. La bontà impossibile in un mondo cattivo, viene qui declinata in una visione fiabesca, esotica che recupera molti espedienti del teatro cinese. Al personaggio di Shen Te vengono affidati alcuni monologhi sulla bontà, sulla cattiveria, sulla femminilità, sull’amore che hanno il sapore delle più belle poesie di Brecht. “Si dice che quando si ama si cammina sulle nuvole… oh no. Non è vero, si cammina proprio per terra in mezzo alle altre persone! (…) Io vi dico: perde molto chi non ama”.

Nella versione in scena al Teatro Stabile di Catania in questi giorni, frutto della produzione del Teatro ABC, Teatro Stabile di Trieste, la regia e l’interpretazione della protagonista nel doppio ruolo di Shen Te/Shui Ta, è affidata a Monica Guerritore, colonna del teatro e del cinema italiano che compie un’operazione di amore per il teatro, amore per Brecht e amore per Giorgio Strehler. La regia che ha curato personalmente si ispira a quella che il grande Maestro aveva allestito per il Piccolo di Milano nel 1958 e poi nel 1981.

Le poche documentazioni esistenti dimostrano, infatti, una grande attenzione nella ricostruzione degli ambienti, della scenografia, dell’uso delle luci e nella caratterizzazione dei personaggi, una sfilata di figure, tutte al limite dello straniamento (filologicamente attenta alla lezione novecentesca di Brecht), tutte sul filo del grottesco; lei, la Shen Te di Monica Guerritore, è autentica, naturale nelle movenze, dolcissima nella inclinazione della voce e del sorriso, vera, dolorosamente viva.

Sul fondale una luna gigante osserva tutta la scena, una piattaforma rotante sul palcoscenico avvicina e allontana i personaggi e danza al suono delle musiche originali che evocano un carillon e una giostra, un boulevard di Parigi e un regno incantato. Lo spettacolo cattura e sorprende lo spettatore, a volte lo disorienta, e a volte lo incanta, il gioco scenico si fa caleidoscopico e stordisce ma poi commuove e fa riflettere. Il dilemma ancestrale fra la scelta del bene e del male non viene risolto dall’autore incline a sottolineare il binomio tra l’amore e la debolezza.

Senonché, se l’autore non risolve, sul piano della risposta confezionata e comunicata allo spettatore, sul piano della fortissima suggestione evocativa sì. Quando la luminosa Shen Te, Guerritore, si avvolge su se stessa, dopo aver gridato la sua ribellione contro l’ingiustizia, e lancia il suo grido disperato di aiuto, il messaggio arriva forte e chiaro alla pelle e al cuore. L’anima buona si consegna disarmata ma pura.

Il finale è liberatorio per tutti. La compagnia (bravi gli attori che affiancano l’attrice, tutti impegnati in un doppio o triplice ruolo) si prende per mano, getta gli elementi della maschera, esce dal ruolo e sorride al pubblico. Le luci si accendono sulla ribalta e in sala, spettatori e attori si guardano negli occhi, poi Monica, donna, scende, corre fra le poltrone e stringe idealmente in un abbraccio il pubblico, muovendosi in una scia di luminosità.

 

La Contrada Teatro Stabile di Trieste / ABC Produzioni
presentano
in collaborazione con ATA Carlentini
MONICA GUERRITORE
omaggio a Giorgio Strehler
L’ANIMA BUONA DI SEZUAN
di Bertolt Brecht
traduzione di Roberto Menin
regia MONICA GUERRITORE
ispirata all’edizione di Giorgio Strehler (Milano 1981)

personaggi e interpreti
(in ordine alfabetico)

MATTEO CIRILLO  Yang Sun, un aviatore senza lavoro/ il falegname LinTo
ALESSANDRO DI SOMMA  Secondo Dio/ il bambino/la vedova Li
VINCENZO GAMBINO Wang, un venditore d’acqua/  il fratello zoppo
NICOLO’ GIACALONE il barbiere Shu Fu/  il marito
FRANCESCO GODINA il poliziotto/il nipote gagà/ Primo Dio
MONICA GUERRITORE  Shen Te alias Shui Ta
DIEGO MIGENI Terzo Dio/la Signora Mi Tzu
LUCILLA MININNO Signora Yang/ la moglie

scene da un’idea di Luciano Damiani
disegno luci Pietro Sperduti
costumi Valter Azzini
direttore dell’allestimento Andrea Sorbera
collaborazione musicale Paolo Danieli
assistente alla regia Ludovica Nievo
regista assistente Leonardo Buttaroni

Lo spettacolo ha una durata di 2 ore e quaranta minuti incluso intervallo